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Diversità e inclusione: poche aziende attuano piani concreti

Scritto da Isabella Naef

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Pexels, Fauxels
Nelle aziende e soprattutto ai convegni in molti parlano tanto di Diversity, equity e inclusion, ma nei fatti i luoghi di lavoro sono ancora lontani dal centrare concretamente obiettivi di cura e valorizzare ogni individuo presente in azienda.

A raccontarlo sono i risultati emersi nel corso della ricerca “Future of work, diversity e inclusion”, realizzata da Inaz, Osservatorio imprese lavoro e Business International, Fiera Milano. Questa edizione dell'indagine si è concentrata sui temi della diversity e inclusion, con un sondaggio fra circa 100 direttori delle risorse umane delle aziende italiane (settembre-ottobre 2022) curato da Fabrizio Lepri, docente di Gestione e sviluppo delle risorse umane presso l’Università degli Studi di Roma Tre.

La ricerca Future of work 2022 conferma quanto da anni viene indicato dalle classifiche internazionali investigando per prima cosa sulle ragioni che spingono i vertici aziendali italiani a occuparsi di diversity e inclusion: spicca la grande importanza che al tema viene attribuita sul piano etico (84 per cento delle risposte), ma sono poco compresi i suoi risvolti in termini pratici, cioè di business (50 per cento delle risposte) e fiducia della comunità finanziaria (42 per cento). D’altra parte, una percentuale interessante di risposte viene però raccolta dalla voce “Engagement, attraction e retention” (64 per cento): questo significa che sta crescendo nelle aziende l’attenzione alle generazioni più giovani, che sono più sensibili alle tematiche diversity e inclusion Per quanto riguarda poi le differenti aree di diversity, emerge che la maggiore attenzione viene posta su disabilità (78 per cento delle risposte) e genere (76 per cento), seguite dalle differenze generazionali (62 per cento) e poi, a maggiore distanza, da orientamento sessuale, origine geografica e religione.

Piani di diversity e inclusion: solo il 46 per cento delle aziende ha una pianificazione

"Abbiamo scelto un tema stimolante, complesso, che mette a confronto le generazioni e rientra nell’ambito più ampio della sostenibilità. Tema che, soprattutto, comporta un forte commitment da parte dei vertici aziendali. La diversità, infatti, spaventa. Nel tempo si sono accumulati molti strati di pregiudizio. E sul pregiudizio sono stati costruiti muri di diffidenza. Senza ricorrere a giri di parole, vanno abbattuti. Perché la diversità delle persone è un valore prezioso, che arricchisce le imprese e chi nelle imprese lavora", ha sottolineato Linda Gilli, cavaliere del lavoro, presidente e amministratore delegato di Inaz.

Tornando ai dati, alla domanda sul livello di strutturazione dei piani diversity e inclusion e delle azioni messe in atto, meno della metà delle aziende intervistate (46 per cento) risponde di avere una pianificazione già presente; di quelle che hanno risposto di no, il 63 per cento prevede però di elaborarne una nel prossimo futuro.

Fra le azioni messe in campo dalle aziende spiccano quelle dedicate a contrastare la disparità di genere (76 per cento delle preferenze), disparità che si manifesta principalmente nello sbilanciamento di responsabilità e retribuzioni fra uomini e donne. In questo ambito salta all’occhio però che solo il 44 per cento delle aziende intervistate monitora in modo sistematico il gender pay gap e solo il 38 per cento fa effettivamente qualcosa per ridurlo; per contro, le aziende dichiarano di concentrarsi di più nell’incrementare il numero di donne in ruoli manageriali (il 60 per cento ha azioni in corso in questo senso).

"Complessivamente i dati che emergono dalla survey sembrano indicare un importante ritardo nei risultati sulla parità di genere nelle aziende, in linea con i dati pubblicati in un report del 2022 dal World economic forum, in cui l’Italia figura al 63esimo posto nella graduatoria basata sul ranking conseguito nel Kpi denominato Global gender gap index. Al tempo stesso, però è abbastanza o molto diffusa la consapevolezza sulla necessità di mettere in campo azioni specifiche finalizzate ad attenuare gradualmente il gap riscontrato", ha osservato Fabrizio Lepri.

Diversity and Inclusion Index
inaz paghe