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E-p summit: le griffe a confronto su passaporto digitale e 3D

Scritto da Isabella Naef

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Moda
Cdc_Studio, credit FashionUnited
Passaporto digitale, sostenibilità ambientale, ma anche sociale, trasparenza della filiera, 3D: sono questi alcuni dei temi caldi di cui hanno discusso griffe della moda e fornitori di tecnologia, alla Stazione Leopolda di Firenze, il 18 e 19 aprile, nel corso della seconda edizione dell'E-p summit. L'appuntamento di Pitti Immagine dedicato ai rapporti tra la moda e il mondo digitale, il cui sottotitolo è stato Shaping the digital future of Fashion, è stato lanciato nel maggio del 2022, a Firenze, con un nuovo format e la direzione scientifica di Rinaldo Rinaldi, docente del dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Firenze.

Versace: il 3D offre un grosso vantaggio in termini di progettazione

"Con la prototipazione in 3D riusciamo a eliminare i prototipi non necessari e a semplificare la comunicazione con i fornitori", ha spiegato Daniela Capone, 3D virtual prototyping supervisor di Versace, sottolineando che l'azienda ha introdotto questo tipo di processo nel 2019 per una capsule collection uomo. Attualmente la griffe usa la prototipazione in 3D per tutte le aree e le collezioni, escluse le calzature e la pelletteria. "I due progetti da sviluppare riguardano le aree calzature e pelletteria", ha aggiunto Capone, precisando che questa tecnologia offre un grosso vantaggio in termini di progettazione. Un altro tema caldo è il digital product passport: "dovremo veicolare delle informazioni, ma poco si sa, a oggi, quali saranno i contenuti", ha raccontato Augusto Rosi, operation manager di Max Mara. Uno dei principali problemi da affrontare su questo fronte è dato dalla scarsa trasparenza della filiera. "Proprio per questo motivo ci stiamo muovendo per tempo, in modo da realizzare una mappatura della catena: così sapremo da chi andare ad attingere le informazioni. Con lo stesso obiettivo abbiamo inserito in questo progetto tutti i nostri fornitori", ha aggiunto Rosi, sottolineando che, a oggi, per esempio, i consumatori possono già sapere come vanno smaltiti i capi. "Ovviamente ci possiamo allargare a un ampio ventaglio di informazioni", ha affermato il manager di Max Mara. "Il digital product passport aiuterà ad abbattere i silos e ad avere un linguaggio comune".

Max Mara: il digital product passport aiuterà ad abbattere i silos e ad avere un linguaggio comune

D'accordo sulla difficoltà di conoscere tutta la filiera, anche Attila Kiss, ceo del Gruppo Florence. "La grande sfida sarà proprio quella di riuscire a procurarsi delle informazioni. La digitalizzazione delle nostre aziende è molto importante da questo punto di vista perchè agevola il flusso di notizie", ha detto Kiss.

Al di là della precisione e del livello di dettaglio della normativa che renderà obbligatorio anche in Italia, a partire dall'anno prossimo, il digital product passport, quindi, la tecnologia offre un grande aiuto alle imprese. Alcune giovani startup, infatti, hanno messo a punto soluzioni scalabili, che permettono ai piccoli brand, cosi come alle griffe più strutturate, di essere compliant e di rispondere a quella fetta crescente di consumatori che valutano come fondamentali, ai fini dell'acquisto, trasparenza e impatto sul clima di un brand. Presente a Firenze, per esempio, Renoon, startup attiva nel campo della sostenibilità in Olanda, che offre soluzioni per integrare il sito del marchio oppure i capi del brand con informazioni dettagliate sui tessuti che compongono le collezioni.

Renoon, credit FashionUnited

La startup, co-fondata da Iris Skrami e da Piero Puttini, permette alle aziende della moda di misurare e comunicare il proprio impatto in termini di sostenibilità sociale e ambientale.

Courtesy of Certilogo

Punta alla sostenibilità anche un'altra startup selezionata dal team di E-p summit: Cdc_Studio, dove Cdc sta per Cristina Di Carlo, fondatrice dell'azienda. La giovane stratup ha sviluppato e brevettato una nuova tecnologia che consente di trasformare tessuti e pelli invenduti in risorsa, grazie all’utilizzo di plastica riciclata. "Si chiama Coeo e aiuta le aziende del settore tessile a dare nuova vita alle proprie rimanenze di magazzino, che siano difettose o inutilizzate, trasformandole in un nuovo materiale sostenibile", ha spiegato Di Carlo.

Punta sulla tracciabilità, l’anticontraffazione e il consumer engagement, invece, la startup Elision. “In Francia il passaporto digitale è già richiesto dal primo gennaio, e a breve tutte le aziende europee di molti settori industriali dovranno avvalersi di questo strumento. Nonostante possa sembrare un ulteriore onere per le aziende, in realtà apre la strada per nuove opportunità e benefici, innanzitutto quello di ridurre i rischi finanziari, operativi e salvaguardare la brand reputation, grazie alla maggiore trasparenza della catena del valore”, ha affermato Dario Pacotto, ceo e fondatore di Elision. “Di fronte a un mercato che sta evolvendo e a un consumatore sempre più attento alle tematiche di tutela ambientale, Elision vuole porsi come un partner in grado di supportare le aziende nello sviluppo dell’identità digitale dei propri prodotti, al fine di valorizzare questi ultimi e incrementare l’engagement verso i consumatori".

Un altro tema al centro del summit fiorentino dedicato alle tecnologie per il mondo moda, è stata l'autenticazione digitale. "I brand stanno affrontando una sfida complessa per implementare la tracciabilità richiesta dai digital product passport. È importante che non compromettano i loro investimenti in questi progetti sottovalutando l'importanza di proteggere i loro prodotti oppure valutando erroneamente la sicurezza che credono di avere", ha spiegato Michele Casucci, ceo e fondatore di Certilogo.

Casucci ha rivelato i rischi nascosti a cui si espongono i brand che sottovalutano l'importanza di proteggere i propri prodotti con un’autenticazione sicura, ma anche quelli che derivano da miti e malintesi sulle nuove tecnologie come la blockchain, che inducono le aziende a un falso senso di sicurezza sulla loro attuale implementazione. Le conseguenze di questi approcci possono tradursi in progetti che avranno un esito opposto a quello voluto, esponendo i marchi a un maggiore rischio di contraffazione, di diminuzione della sostenibilità e di erosione della fiducia dei consumatori e del mercato.

Certilogo è una piattaforma saas, acronimo di software as a service, che consente ai brand del fashion e del lusso di connettere digitalmente i loro prodotti attraverso un’identità digitale sicura, tramite la quale i consumatori possono verificare l’autenticità del prodotto e accedere a contenuti e servizi offerti dal brand.

E-p summit 2023, credit FashionUnited
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Renoon
Versace