Excelsior: occupazione stabile per 3 imprese su 4 nei primi 6 mesi del 2020
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Tre imprese su quattro hanno mantenuto stabile il numero dei propri occupati nei primi sei mesi del 2020. Circa 290mila invece, pari al 21,3 per cento delle aziende italiane con dipendenti, hanno dovuto ridurre i livelli occupazionali mentre altre 36mila (il 2,6 per cento) li hanno aumentati. E’ quanto risulta dall’indagine Excelsior condotta tra il 25 maggio e il 9 giugno 2020 da Unioncamere in accordo con Anpal. Dallo studio emerge, quindi, un saldo negativo tra imprese che hanno ridotto e imprese che hanno aumentato il numero dei propri dipendenti pari al -18,7 (con un massimo di -22,7 punti per le imprese con 10-49 dipendenti).
Oltre il 20 per cento delle imprese ha ridotto l'occupazione nei primi sei mesi del 2020
Il Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dall’Anpal (Agenzia nazionale politiche attive lavoro), si colloca dal 1997 tra le maggiori fonti disponibili in Italia sui temi del mercato del lavoro e della formazione e è inserito tra le indagini ufficiali con obbligo di risposta previste dal Programma statistico nazionale.
Tornando allo studio, vanno meglio le imprese esportatrici (-15,2 punti di differenza tra imprese in flessione e imprese in crescita rispetto al -19,1 delle non esportatrici). Segnali positivi emergono dall’indagine anche per le imprese già dotate di piani integrati di digitalizzazione, che mostrano una maggiore resistenza occupazionale, con un saldo negativo (-17,4) tra chi aumenta e chi diminuisce l’occupazione meno accentuato rispetto alle imprese non ancora digitalizzate (-19,3) - grazie alle innovazioni precedentemente introdotte.
Oltre un milione di aziende sta investendo in digitale
La prima risposta all’attuale situazione di crisi le imprese la stanno trovando proprio nell’accelerazione dei processi di digitalizzazione: sono infatti 1.036mila quelle che stanno pianificando in questi mesi interventi di digitalizzazione (circa il 75 per cento dell’universo di riferimento), segnando una crescita di circa 7 punti percentuali rispetto al periodo precedente l’emergenza sanitaria (+91mila imprese). I nuovi investimenti puntano soprattutto sugli ambiti che si sono rilevati strategici nella gestione dell’emergenza: soluzioni digitali per una innovativa organizzazione del lavoro e delle relazioni con clienti e fornitori; reti digitali integrate; utilizzo dei big data, digital marketing e più avanzata personalizzazione di prodotti/servizi.
Lo studio prevede in ogni caso tempi lunghi per la ripresa: tra le imprese con almeno un dipendente (circa 1,4 milioni), al di là di una quota minoritaria (180mila) che dichiara di non aver subito perdite in questa crisi, la maggioranza, cioè circa 580mila, stima che la propria attività potrà tornare ai livelli pre-crisi non prima di giugno 2021; mentre solo poco meno di 219mila imprese vedono più vicino, tra luglio e ottobre, il ritorno a una situazione accettabile e 381mila traguardano tale obiettivo per fine del 2020.
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