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Fashion & Luxury Summit: non solo millenial e Cina nel futuro della moda

Scritto da Isabella Naef

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Moda

"Il retail fisico non è moribondo, anche se sicuramente deve cambiare. Gli addetti del negozio devono puntare maggiormente sul rapporto con il cliente. Un caso emblematico in questo senso è Chanel, marchio del lusso che non ha mai aperto un suo ecommerce e i cui venditori sono "di vecchio stampo", ti telefonano per avvisarti dell'arrivo dei nuovi prodotti". A parlare, questa mattina a Milano, in chiusura della 22esima edizione del Fashion & Luxury Summit organizzato da Pambianco Strategie di Impresa, in partnership con Deutsche Bank, è Patrizio Di Marco, consulente e board member di alcuni gruppi della moda e del lusso, fino al gennaio 2015 ceo e presidente di Gucci (poi sostituito da Marco Bizzarri) e ancora prima di Bottega Veneta. Di Marco, attualmente membro del board di Dolce e Gabbana, ha anche raffreddato gli entusiasmi della platea, invitando le aziende a non scaldarsi troppo per una crescita del mercato legata soprattutto alla fame di lusso dei clienti cinesi. "Il lusso dipende molto dai cinesi e dai viaggiatori che arrivano da questo Paese. Quando il Governo cinese riuscirà ad aumentare il consumo interno, obiettivo che si pone da tempo, questo segmento di mercato subirà una flessione", ha osservato Di Marco, suggerendo anche alle aziende di concentrarsi sicuramente sul target dei millenial ma senza tralasciare le generazioni più giovani.

Per Flavio Valeri, chief country officer Italia di Deutsche Bank si passa dal concetto di “see now, buy now” a un’esperienza di acquisto sempre più personalizzata e “custom made”

Durante il Fashion & Luxury Summit sono emerse anche altre tendenze in atto tra i player del settore della moda. Flavio Valeri, chief country officer Italia di Deutsche Bank, per esempio, ha evidenziato il passaggio dal concetto di “see now, buy now” a un’esperienza di acquisto sempre più personalizzata e “custom made”, che, se da una parte soddisfa le richieste dei consumatori, dall’altra richiede interventi organizzativi complessi da parte delle aziende.

Per Francesca Di Pasquantonio, head of global luxury research di Deutsche Bank "il mondo del lusso ha vissuto due decenni di crescita robusta e, per molti aspetti, prevedibile, caratterizzata dallo sviluppo travolgente del mercato asiatico. Questi anni sono stati anche segnati dallo sviluppo senza precedenti della rete distributiva, soprattutto del canale monomarca".

"Oggi dopo questa lunga fase di crescita apparentemente facile, il mondo della moda e del lusso si confronta con una maggiore maturità e un assestamento della domanda su livelli decisamente inferiori alle aspettative di qualche anno fa, tra lo 0 e il 3 percento, cioè meno della metà della media dell’ultimo ventennio. In breve, la domanda si è assestata sulla “nuova normalità” di una crescita più asfittica e concorrenziale", ha spiegato Di Pasquantonio, aggiungendo che ci sono cambiamenti strutturali più significativi come lo sviluppo del digitale e una maggiore maturità del consumatore. "In merito al primo punto, la rivoluzione online riduce le barriere competitive e crea maggiori opportunità, consente a nuove tendenze, marchi e prodotti di emergere, ma può essere estremamente crudele con chi non si adegua. I consumatori sono diventati più sofisticati, esigenti e alla ricerca di esclusività, sia dal punto di vista del prodotto, sia dal punto di vista dell’esperienza di acquisto. A questo, si aggiungono la trasparenza offerta dai canali online e la volatilità delle valute: due fenomeni intimamente collegati, che spostano numeri sempre più significativi di consumatori e rendono più sfidanti le previsioni sui consumi".

Foto: Pambianco press office
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Patrizio Di Marco