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Federazioni tessili europee chiedono alla Ue "azioni urgenti" contro il fast fashion

Scritto da AFP

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Moda
Manifestazione in Svizzera: tredici organizzazioni svizzere chiedono misure politiche contro la fast fashion. Credits: © volltoll.ch / Public Eye

Parigi - "Senza indugio", "immediatamente": le aziende europee del tessile e dell'abbigliamento "non possono più attendere anni prima che vengano prese misure contro il fast fashion", scrivono in una lettera congiunta indirizzata alla Commissione europea.

Gli operatori della moda e del tessile sono impazienti per la lentezza legislativa nei confronti di Shein, Temu, AliExpress, grandi piattaforme asiatiche di ecommerce accusate di inondare il mercato europeo di prodotti a prezzi stracciati e non conformi, di concorrenza sleale, di inquinamento ambientale e di lavoro sottopagato.

Chiedono quindi all'Unione Europea di attuare "azioni urgenti" contro la fast fashion, per arginare "l'aumento senza precedenti dei rifiuti tessili" e "la pressione insostenibile sulle aziende europee", ricordando che quattro miliardi e mezzo di pacchi sono stati importati nel 2024 dalle "più grandi piattaforme di e-commerce di Paesi terzi", si legge nella lettera consultata dall'Afp.

Per queste federazioni, è fondamentale rafforzare le barriere doganali, in particolare attuando "immediatamente", e non tra qualche anno, la riforma del codice doganale europeo.

Questa prevede la soppressione dell'esenzione dai dazi doganali per le merci di valore inferiore a 150 euro, misura di cui beneficiano ampiamente i colossi dell'ecommerce interessati, che spediscono dalla Cina piccoli pacchi.

Accelerare le indagini in corso contro queste piattaforme e adottare, se necessario, "le sanzioni più pesanti" previste dalle normative europee appare necessario ai firmatari, che raccomandano anche "tasse sui piccoli pacchi" e l'avvio di "un dialogo con le autorità cinesi". Infine, secondo loro, è necessario "esigere" che queste aziende "nominino dei rappresentanti (...) affinché possano essere ritenute legalmente responsabili".

"Agire ora"

Queste richieste sono sostenute dall'organismo rappresentativo Euratex (l'Unione europea dell'abbigliamento e del tessile), ma anche da numerose federazioni di diversi Paesi (Francia, Italia, Spagna, Germania, Grecia, Svizzera, Belgio, Portogallo, ecc.). Saranno portate all'attenzione della Commissione europea con una lettera firmata martedì al salone parigino Première Vision (Gl Events), che poi le sarà trasmessa.

Da diversi mesi, le piattaforme asiatiche di vendita online si trovano ad affrontare le proteste delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti umani, delle aziende europee e delle autorità, che si concretizzano in indagini, multe colossali o proposte di legge per frenarne la crescita.

Sforzi necessari ma insufficienti agli occhi dei firmatari, per i quali l'Ue ha "sia i mezzi sia il dovere di agire ora", ritiene il presidente di Euratex, Mario Jorge Machado, in una dichiarazione trasmessa all'Afp. "È la prima volta che le federazioni europee decidono di fare una dichiarazione congiunta", si rallegra Pierre-François Le Louët, co-presidente dell'Ufimh. Questa lettera rappresenta quindi "l'inizio di azioni concrete senza passare per i meandri delle decisioni europee", si compiace il presidente dell'Uit, Olivier Ducatillion.

Il governo francese aveva scritto anche a fine agosto alla Commissione europea affinché si dotasse urgentemente di "nuovi poteri di deindicizzazione" delle piattaforme di vendita online che violano il diritto della Ue, prendendo di mira in particolare Shein.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.

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