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Gli ordini di Zara finiscono nei laboratori clandestini

Scritto da FashionUnited

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Nonostante Zara sia uno dei più noti rivenditori di moda nell'emisfero occidentale, non sarebbe riuscito a proteggere i lavoratori dalle moderne pratiche di schiavitù. Secondo gli ultimi risultati dell'Ispettorato del lavoro brasiliano, pubblicati da Repórter Brasil e dal Centre for Research on Multinational Corporations (Somo), Zara non opererebbe con una sufficiente trasparenza all'interno della sua supply chain.

Il rapporto, dal titolo: "'From moral responsibility to legal liability?", mette in luce una serie di violazioni commesse da Zara e da imputare al suo modello di business che impone grossi quantitativi di merce a basso prezzo. Nel corso degli ultimi nove mesi gli ispettori del lavoro hanno analizzato la catena di approvvigionamento di Zara in Brasile e hanno scoperto che molti degli ordini finiscono in laboratori clandestini, dove gli immigrati provenienti da Bolivia e Perù sono costretti a vivere e lavorare in condizioni disumane. Sessantasette fornitori sono stati controllati: sono state riscontrate molte violazioni dei diritti dei lavoratori.

Lavoratori all'opera 16 ore senza pausa

I lavoratori tessili erano costretti a lavorare lunghe ore senza pause, utilizzando macchinari e prodotti chimici pericolosi senza un'adeguata formazione e senza la protezione e sono stati pagati molto meno del salario minimo. "La colpa di Zara è molto grave e richiede una punizione severa", ha commentato Luiz Antonio de Mederios, Soprintendente Regionale del Lavoro e del Commercio a San Paolo, a Repórter Brasil.

"Lo studio è stato appena completato," ha commentato l'ispettore Renato Bignami al quotidiano olandese de Volkskrant. "Stiamo valutando se possiamo imporre di nuovo una multa contro Zara." La multa potrebbe ammontare a 7.500.000 euro. Un portavoce Inditex ha riferito al giornale che "il rapporto è pieno di incongruenze," e la società spagnola si sta preparando a intraprendere un'azione legale contro la pubblicazione del rapporto.

Per il marchio i presunti reati evidenziati dalla relazione di controllo si riferiscono a comportamenti di terze parti che non deve essere confusi con Zara

Questa non è la prima volta che Zara, il marchio fast fashion, è accusato di violare i diritti dei lavoratori. Nel 2011, gli ispettori del governo federale brasiliano hanno scoperto 15 immigrati che lavoravano e vivono in "condizioni deplorevoli" in due piccoli laboratori a San Paolo, in Brasile. I lavoratori erano stati costretti a lavorare fino a 16 ore in un giorno. In seguito Zara Brasile è stato multata e Inditex ha promesso di migliorare le condizioni di responsabilità sociale attraverso il monitoraggio della sua supply chain più da vicino.

Dopo i controlli del 2011, Zara Brasile ha concordato con le autorità brasiliane che avrebbe svolto più frequentemente ispezioni presso i fornitori. Ma il rapporto mostra che il marchio di moda è ancora carente sul fronte del controllo della sua catena di produzione.

Dopo i controlli del 2011 Zara Brasile ha intentato una causa contro il governo, chiedendo l'annullamento delle multe emesse. La filiale di Inditex sostiene che "non avrebbe mai acconsentito a qualsiasi sfruttamento del lavoro in una situazione analoga alla schiavitù", ma che "la responsabilità sociale deve essere distinta dalla responsabilità legale." Il marchio di moda sottolinea che non può essere punito per qualsiasi esternalizzazione illegale effettuata dai suoi fornitori.

Per il marchio i presunti reati evidenziati dalla relazione di controllo si riferiscono a comportamenti di terze parti che non devono essere confusi con Zara

"Il fatto è che i presunti reati evidenziati dalla relazione di controllo si riferiscono a comportamenti di terze parti che non devono essere confusi con Zara", sostiene l'azienda. Il Tribunale del lavoro di San Paolo ha respinto la causa intentata da Zara Brasile nel mese di aprile 2014. A quel tempo Raúl Estradera, portavoce di Inditex, sottolineò: "Con tutto il rispetto per la decisione, ci rendiamo conto che le nostre ragioni non sono state prese in considerazione e non abbiamo avuto alcuna possibilità di difenderci adeguatamente". Zara Brasile ha fatto appello contro la decisione ed è attualmente in attesa di un nuovo processo.

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