I costi nascosti della Settimana della moda: una barriera per i giovani stilisti
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Mentre la London Fashion Week (Lfw) raggiunge i suoi ultimi giorni prima che il calendario si sposti a Milano, non c'è dubbio che la settimana della moda della città sia un faro di creatività e innovazione. Tuttavia, sotto la superficie si nasconde una cruda realtà: i costi proibitivi delle presentazioni in passerella spingono sempre più i giovani stilisti ai margini di questo influente evento.
Sebbene i dati del British Fashion Council (Bfc) non coprano il costo medio dell'allestimento di una sfilata alla Lfw, gli stilisti indipendenti che desiderano produrre una sfilata al di fuori dello spazio espositivo della Lfw, e che non hanno accesso a finanziamenti, avranno bisogno di un minimo di 50.000-100.000 sterline per organizzare un evento. Questo investimento sostanziale copre l'affitto della sede, la produzione, le modelle, i team di parrucchieri e truccatori e una miriade di altre spese indispensabili per creare il fashion show che i buyer e la stampa si aspettano.
Per le maison di lusso affermate, questi costi sono spesso assorbiti come parte di sostanziosi budget di marketing, che impallidiscono in confronto agli stravaganti spettacoli allestiti da titani del settore come Burberry e Tommy Hilfiger, che investono milioni in produzioni sontuose per soddisfare il crescente appetito dei clienti per il “fashiontainment”, esperienze coinvolgenti che trascendono la semplice esposizione di abiti.
Per gli stilisti emergenti, anche le somme minime richieste possono rappresentare un ostacolo insormontabile. Molti giovani stilisti citano i vincoli finanziari come l'ostacolo principale per sfilare ufficialmente durante la settimana della moda.
L'innovazione
Questa barriera finanziaria non è solo una perdita per gli stilisti, ma minaccia la diversità e l'innovazione che da tempo caratterizzano la moda britannica. Il Bfc sostiene da tempo che gli stilisti che riescono a sfilare alla Lfw vedono aumentare gli stockisti e la copertura della stampa. Tuttavia, senza l'accesso a queste opportunità, i giovani talenti rischiano di essere messi in ombra in un mercato globale sempre più competitivo.
Formati alternativi
In risposta, molti stilisti emergenti si stanno orientando verso formati di presentazione alternativi. Le vetrine digitali, le presentazioni "più intime" dedicate a poche persone e le mostre collettive collaborative sono sempre più diffuse. Questi adattamenti dimostrano la resilienza e la creatività dell'ecosistema della moda del Regno Unito, ma sottolineano anche la necessità di un cambiamento strutturale. Mentre l'industria si confronta con le questioni della sostenibilità e dell'inclusività, è necessario affrontare le barriere finanziarie all'ingresso di eventi come la Lfw. Sebbene esistano opportunità di finanziamento e piattaforme come Fashion east che si rivolgono ai marchi emergenti, per un'azienda più consolidata, o per uno stilista che ha avuto una stagione difficile e non può permettersi di ospitare una sfilata, partecipare secondo le norme attuali sarebbe più difficile.
Il futuro della moda britannica non dipende solo dai nomi affermati che dominano le prime pagine dei giornali, ma anche dal coltivare la prossima generazione di talenti del design. Poiché i costi delle sfilate tradizionali continuano ad aumentare, trovare modi innovativi per presentare gli stilisti emergenti sarà fondamentale per mantenere lo status di Londra come capitale mondiale della moda.
Stilisti che rinunciano alla settimana della moda
Fortunatamente, la sfilata, un tempo sacrosanta, durante la settimana della moda non è più considerata una necessità assoluta per gli stilisti. Questo cambiamento di prospettiva rappresenta un allontanamento significativo dalle norme del settore da tempo consolidate e riflette trasformazioni più ampie nel modello di business della moda.
La decisione di rinunciare a una presentazione in passerella durante la settimana della moda, un tempo vista come un potenziale passo falso nella carriera, è ora sempre più considerata una scelta strategica. Questo cambiamento di atteggiamento è dovuto a diversi fattori, primo fra tutti i costi sostanziali associati all'organizzazione di una sfilata su larga scala.
Durante la pandemia, molti stilisti hanno messo in dubbio il ritorno sull'investimento di queste presentazioni stravaganti.
Inoltre, l'ascesa delle piattaforme digitali e dei social media ha fornito agli stilisti vie alternative per presentare le loro collezioni. Le presentazioni virtuali, i look book e le strategie di marketing direct-to-consumer offrono opzioni più efficaci dal punto di vista dei costi che, in alcuni casi, possono garantire una portata e un coinvolgimento maggiori rispetto alle sfilate tradizionali.
Questa tendenza non è limitata agli stilisti emergenti. Anche i marchi affermati stanno rivalutando la frequenza e il formato della loro partecipazione alle settimane della moda. Alcuni optano per presentazioni intime, in stile salone, oppure scelgono di sfilare fuori programma, consentendo una maggiore flessibilità nelle tempistiche creative e di produzione.
Sostenibilità finanziaria e ambientale
L'accettazione di questo nuovo paradigma da parte del settore riflette un più ampio riconoscimento della necessità di sostenibilità, sia finanziaria, sia ambientale, nella moda. Riducendo la pressione di produrre più collezioni all'anno e di allestire sfilate elaborate, i marchi possono concentrarsi sulla creazione di modelli di qualità superiore e più ponderati.
Tuttavia, questo cambiamento non segna la morte della settimana della moda. Piuttosto, indica un approccio più diversificato e flessibile alla presentazione della moda. La passerella rimane uno strumento di marketing molto potente e una piattaforma vitale per molti marchi e occasioni. Con la continua evoluzione del calendario della moda, la crescente flessibilità del settore per quanto riguarda i formati e i tempi delle sfilate potrebbe portare a pratiche più innovative e sostenibili. In questo nuovo panorama, il successo di uno stilista non si misura in base alla sua aderenza ai programmi tradizionali, ma alla sua capacità di entrare in contatto con il pubblico e di creare prodotti desiderabili, sia in passerella, sia fuori.
Pubblicato originariamente sull'edizione Uk, tradotto per fashionunited.it da Isabella Naef