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I marchi del lusso sono alle prese con miliardi di euro di scorte invendute

Scritto da Don-Alvin Adegeest

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Moda

Vinted, servizio di verifica dell'autenticità Credits: Vinted.
Il problema delle scorte in eccesso è comunemente associato ai rivenditori di fast fashion e ultra fast fashion a causa dei loro rapidi cicli di produzione e della necessità di introdurre costantemente nuovi stili. Ma anche le aziende del lusso stanno lottando con notevoli quantità di stock invenduti, dimostrando che la situazione non è più esclusivamente legata alla fascia bassa del mercato.

I marchi di lusso, spesso caratterizzati dall'esclusività e dal prezzo elevato, devono affrontare le sfide legate al cambiamento delle preferenze dei consumatori, alle flessioni economiche e alle situazioni impreviste, come la pandemia Covid-19. Nonostante la loro attenzione all'artigianalità e alla qualità, le aziende del lusso non sono immuni dalle complessità del panorama della vendita al dettaglio. Quando la domanda dei consumatori non si allinea con i volumi di produzione, si crea un'eccedenza di scorte invendute.

Secondo Business of fashion (Bof), l'insieme dei prodotti invenduti di grandi aziende come Kering ed Lvmh è più che raddoppiato dal 2014 al 2023, raggiungendo l'allarmante cifra di 4,7 miliardi di euro. Lvmh ha dichiarato 3,2 miliardi di euro di prodotti invenduti nel 2023, pari al 4 per cento del fatturato del gruppo, mentre Kering ne ha registrati 1,5 miliardi di euro, pari all'8 per cento del suo fatturato.

L'inventario invenduto comprende materie prime, semilavorati e prodotti finiti, riporta La Conceria.

Miliardi di beni di lusso invenduti

Il modello di business dell'industria del lusso, incentrato sulla massimizzazione dell'efficienza produttiva per ottenere economie di scala, porta intrinsecamente a un aumento dei prodotti invenduti. Tuttavia, allineare l'offerta alla domanda in continua evoluzione in un settore guidato dalle tendenze rappresenta una sfida significativa, ha affermato Bof. Gli elevati volumi di produzione, i lunghi tempi di lavorazione e il desiderio di mantenere l'esclusività del marchio limitando la fornitura di alcuni articoli possono determinare uno squilibrio tra domanda e offerta, con conseguente accumulo di scorte.

Il dilemma risiede nella convinzione che la sovrapproduzione sia meno costosa della potenziale perdita di vendite dovuta alla carenza di prodotti. L'attuale situazione allarmante, esacerbata dalla notevole crescita del settore, manca di una soluzione a breve termine. Gli approcci tradizionali, come le vendite al personale, gli eventi con amici e parenti e gli outlet, sono insufficienti, ha affermato Bof, e le pratiche distruttive, ora vietate in Francia e presto in tutta Europa, un tempo erano utilizzate per preservare l'immagine del marchio.

Anche Claudia D'Arpizio di Bain & Company mette in luce le difficoltà del settore, sottolineando la difficoltà che incontrano i grandi marchi nel trovare una soluzione globale per il loro consistente stock di invenduto.

I marchi del lusso devono trovare un equilibrio tra il mantenimento dell'esclusività percepita dei loro prodotti e l'adattamento alle dinamiche del mercato. Le strategie possono prevedere un'attenta gestione delle quantità di produzione, l'implementazione di pratiche di supply chain più flessibili e l'esplorazione di modi innovativi per commercializzare e vendere le scorte in eccesso senza diluire il prestigio del marchio. L'obiettivo è allineare la produzione alla domanda effettiva, preservando l'aura di lusso e desiderabilità associata a queste griffe di fascia alta.

Scritto originariamente da Don-Alvin Adegeest per l'edizione Uk, tradotto da Isabella Naef per fashionunited.it

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