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I marchi del lusso stanno tornando alla competenza dei designer?

Scritto da Don-Alvin Adegeest

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Moda|Opinion
Givenchy SS24 Credits: Spotlight Launchmetrics

Con un annuncio non sorprendente nel panorama della moda di lusso, Givenchy, la storica maison francese sotto l'ombrello di Lvmh, ha finalmente confermato il suo nuovo direttore creativo dopo una ricerca insolitamente lunga. La nomina di Sarah Burton, dopo l'uscita di Michael Williams, segna un momento di potenziale trasformazione non solo per il marchio, ma anche per il settore in generale.

Il prolungato periodo di assenza al timone di Givenchy, durato quasi un anno, è stato oggetto di intense speculazioni negli ambienti della moda. L'uscita di Williams, confermata nel dicembre dell'anno precedente, era stata preceduta da mesi di voci, alimentate dalla percezione che il marchio stesse lottando per mantenere il proprio prestigio culturale. Il mondo della moda, sempre attento ai minimi cambiamenti, aveva previsto da tempo la sua uscita.

Quando finalmente è arrivato l'annuncio che la signora Burton avrebbe assunto il comando, con la sua collezione inaugurale prevista per il 2025, è apparso chiaro che non si trattava di una decisione affrettata. Fonti vicine alla questione suggeriscono che Lvmh ha condotto una ricerca esaustiva, intervistando diversi candidati prima di scegliere la Burton. Il processo è stato ulteriormente allungato da una ristrutturazione della gestione all'interno di Lvmh e dalla nomina di Alessandro Valenti come nuovo ceo di Givenchy a luglio. Inoltre, si ritiene che i negoziati contrattuali con la signora Burton e le discussioni relative al potenziale rilancio della linea di alta moda di Givenchy abbiano contribuito al ritardo.

Tuttavia, la nomina di Burton è degna di nota al di là delle circostanze temporali. Rappresenta una tendenza più ampia del settore: il ritorno di stilisti “veri e propri” alla guida delle principali case di moda. Questo cambiamento fa seguito a un periodo in cui gli stilisti delle celebrità e gli influencer dei social media sono stati spesso favoriti per la loro capacità di generare buzz e coinvolgimento. Il pendolo sembra essere tornato a favore di persone con una formazione formale in design e costruzione di capi, come dimostrano le recenti nomine di Pieter Mulier ad Alaïa e Chemena Kamali a Chloé.

La domanda di designer esperti e con una formazione formale

Questa tendenza si estende oltre il regno dell'alta moda. Anche il colosso del fast fashion Uniqlo ha riconosciuto il valore di una direzione creativa coesa, nominando Clare Waight Keller come suo primo direttore creativo. Questa mossa sottolinea la crescente consapevolezza che una visione unitaria, guidata da uno stilista esperto, può giovare all'intera organizzazione attraverso la miriade di collezioni.

La svolta del settore verso l'esperienza nel design arriva in un momento cruciale. Il mercato cinese, a lungo affidabile motore di crescita per i marchi del lusso, ha mostrato segni di raffreddamento. L'epoca in cui le case di lusso europee potevano contare su un design incentrato sui loghi per spingere le vendite in Cina sembra essere tramontata. I consumatori cinesi, alle prese con le loro sfide economiche, sono diventati sempre più esigenti negli acquisti di lusso. Questo panorama in evoluzione richiede un approccio più sfumato al design e al branding.

Mentre la polvere si deposita su quest'ultimo giro di poltrone creative, nel mondo della moda stanno emergendo due strategie distinte. Da un lato ci sono i marchi del “fashiontainment”, come la linea uomo di Louis Vuitton e Tommy Hilfiger, che privilegiano la spettacolarità e il coinvolgimento sui social media. Dall'altra ci sono case come Chloé e The Row, che hanno puntato sull'artigianalità e sulla vestibilità.

Fashiontainment contro artigianato

In questo contesto, la scelta di Givenchy di affidarsi a Sarah Burton, una stilista rinomata per la sua abilità tecnica e la sua visione artistica, appare particolarmente eloquente. Suggerisce una scommessa sulla sostanza piuttosto che sulla spettacolarità, sul fascino duraturo di capi sapientemente realizzati piuttosto che su tendenze effimere. Nel momento in cui l'industria si trova a navigare in un mercato globale sempre più complesso, una simile strategia potrebbe rivelarsi lungimirante.

I prossimi anni riveleranno se questo ritorno ai fondamenti del design potrà rinvigorire marchi come Givenchy e riaccendere la passione dei consumatori nei mercati chiave. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che l'industria della moda di lusso si trova a un punto di inflessione. Il risultato di questo spostamento verso gli stilisti “veri e propri” potrebbe ridisegnare il panorama per gli anni a venire.

Articolo pubblicato originariamente sull'edizione Uk, tradotto per fashionunited.it da Isabella Naef