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I marchi di moda che fanno greenwashing saranno smascherati

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Sustainable label by Ee Labels
I nomi dei marchi di moda che esagerano enfatizzando credenziali di sostenibilità che non possiedono potrebbero presto essere resi pubblici ed esposti, così, al pubblico ludibrio.

Infatti, una lista delle aziende della moda che fanno greenwashing potrebbe presto essere pubblicata dalla Competition and markets authority (Cma).

Il Green claims code stabilisce come le aziende devono comunicare le loro credenziali "green" riducendo il rischio di ingannare i clienti

L'anno scorso l'organizzazione governativa ha avvertito che le aziende hanno tempo fino alla fine del 2022 per assicurarsi che le loro dichiarazioni ambientali siano conformi alla legge. Il Green claims code, pubblicato lo scorso ottobre, stabilisce come le aziende devono comunicare le loro credenziali "green" riducendo il rischio di ingannare i clienti.

"Le persone stanno considerando l'impatto ambientale di un prodotto prima di separarsi dai loro soldi duramente guadagnati. Siamo preoccupati che troppe aziende si stiano falsamente prendendo il merito di essere verdi, mentre le aziende veramente eco-friendly non ottengono il riconoscimento che meritano", ha sottolineato Andrea Coscelli, direttore generale Cma.

"Il Green claims code è stato scritto per tutte le imprese, dai giganti della moda, alle catene di supermercati ai negozi locali. Qualsiasi azienda che non rispetti la legge rischia di danneggiare la sua reputazione con i clienti e potrebbe affrontare un'azione da parte di Cma", ha aggiunto il manager.

Il quotidiano inglese The Guardian la scorsa settimana ha dichiarato che intere linee di abbigliamento vengono etichettate come "sostenibili" ed "eco-friendly", senza che l'azienda abbia la prova che l'intero processo, dalla produzione alla consegna, all'imballaggio e alla vendita, sia effettivamente sostenibile.

Quanto sono "eco" le collezioni sostenibili?

Affinché l'abbigliamento sia veramente sostenibile, tutto il processo, dall'origine del tessuto alla produzione, alla spedizione e ai rifiuti, dovrebbe seguire determinati criteri. Quando un marchio etichetta le sue collezioni come eco-friendly, i consumatori dovrebbero avere poter conoscere l'intera catena di fornitura e delle pratiche aziendali, nonché dei livelli di inquinamento di un prodotto.

La Cma afferma che fino al 40 per cento delle affermazioni green fatte online potrebbero essere fuorvianti, suggerendo che migliaia di aziende potrebbero infrangere la legge e rischiare la loro reputazione.

In una raccomandazione al governo la scorsa settimana, Competition and markets authority ha detto di sostenere l'obbligo per le imprese di fornire informazioni ambientali in tutte le circostanze, non solo quando le imprese scelgono di fare una dichiarazione sull'impatto ambientale positivo del loro prodotto. E' stato anche sottolineato che attualmente non c'è alcun obbligo legale per le imprese di valutare o pubblicare informazioni sull'impatto ambientale delle loro catene di approvvigionamento.

I marchi che pubblicano informazioni fuorvianti o false potrebbero presto essere citati nella lista dei "peggiori trasgressori" della Cma. Le aziende dovranno chiarire perché certi articoli o collezioni sono rispettosi dell'ambiente e la percentuale di fibre riciclate di un indumento. Una t-shirt riciclata che usa solo il 12 per cento di cotone riciclato non è un indumento completamente sostenibile, per esempio. Questo dovrebbe essere riportato nella descrizione dell'articolo.

La Cma afferma che per cambiare i modelli di consumo, è importante assicurare che i consumatori siano educati e sostenuti nel fare scelte sostenibili. Il lavoro della Cma sul greenwashing, e le modifiche legislative proposte, aiuterebbero in questo.

Fonte dell'articolo: Uk Government competition & markets Authority

Originariamete scritto da Don-Alvin Adegeest per fashionunited.uk, tradotto e adattato per fashionunited.it da Isabella Naef

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