I Paninari sono stati influencer ante litteram dei marchi di successo di oggi
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Sono passati più o meno quaranta anni ma molti dei marchi che hanno contribuito alla creazione del mito dei Paninari, fenomeno unico e forse irripetibile nella storia della moda e del costume, sono ancora vivi e prosperi. Un fenomeno da analizzare a fondo, marchio per marchio, proprio in questo periodo in cui l'industria della moda, per combattere la crisi, si ingegna a suon di esperienze di vendita esclusive e sofisticate e di strategie basate sull'intelligenza artificiale.
Basti pensare che, a metà degli anni '80, quando i Paninari conquistavano Milano e gran parte dell'Italia del Nord, muniti di Moncler, Henry-Lloyd, Schott, Timberland e Burlington, non esistevano i cellulari e tanto meno i social media. Insomma, influencer ante litteram e, per giunta, gratis.
Il risultato? Molti dei marchi di cui hanno decretato il successo ci sono ancora, alcuni di questi continuano a crescere sul mercato.
Levi's
Immancabile sotto il Moncler smanicato, lo sherpa della Levi's, giubbotto con il pelo, in velluto o in jeans, è prodotto e venduto tuttora dalla Levi Strauss & Co. azienda quotata alla Borsa di New York, fondata nel 1853 e con sede a San Francisco. Oltre al giubbotto, ovviamente, i Paninari indossavano anche i jeans del marchio dall'etichetta rossa.
Moncler
A rendere immediatamente riconoscibile un gruppo di paninari erano i piumini dai colori accesi della Moncler. Le origini del nome del marchio sono racchiuse nelle sue radici: Moncler è, infatti, l’abbreviazione di Monestier-de-Clermont, villaggio di montagna vicino a Grenoble. Qui René Ramillon e Andrè Vincent fondarono nel 1952 l’azienda che ha dato vita al celebre piumino. Dopo aver goduto del suo momento d'oro negli anni Ottanta, questo marchio torna in auge con Remo Ruffini che, nel 2003, entra nel capitale del gruppo per dare inizio a un percorso di riposizionamento. Con Ruffini i prodotti Moncler assumono un carattere sempre più unico ed esclusivo per evolversi da una linea di prodotti a destinazione d’uso prettamente sportivo, a linee versatili dove il capospalla, pur essendo il capo identificativo del brand, viene gradualmente affiancato da prodotti complementari.
Stone Island
Si deve all'imprenditore Remo Ruffini anche il rilancio di un'altra etichetta cara ai paninari: Stone Island e le sue giacche con l'immancabile Rosa dei venti impressa sull'etichetta. Il marchio di abbigliamento, nato nel 1982 per merito di Massimo Osti e Carlo Rivetti, viene acquisito per 1,15 miliardi di euro nel dicembre del 2020 da Moncler.
"Moncler spa e Sportswear Company spa, società che detiene il marchio Stone Island, annunciano oggi di aver siglato un accordo secondo il quale Stone Island entra a far parte di Moncler per sviluppare insieme una nuova visione di lusso. Con questa operazione, uniti dalla filosofia "beyond fashion, beyond luxury", i due brand italiani rafforzeranno infatti la loro capacità di essere interpreti delle evoluzioni dei codici culturali delle nuove generazioni consolidando il loro posizionamento all’interno del segmento del nuovo lusso", recitava il comunicato stampa di quattro anni fa.
Timberland
Ai piedi dei paninari non potevano mancare gli scarponi della Timberland. Anche questi tuttora attuali e venduti dall'azienda fondata da Nathan Swartz, nel 1952. Timberland, nel 2011, viene acquisita per 2,2 miliardi di dollari, da Vf Corporation.
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Sebago
Nei mesi estivi l'outfit del Paninaro cambiava: gli scarponi della Timberland lasciavano spazio alle Sebago, modello Koala, le stesse che vengono prodotte e vendute ancora oggi dal marchio made in Usa fondato nel 1946. E' l'estate del 2017 quando la torinese BasicNet decide di fare shopping negli Usa. La società che controlla Robe di Kappa, Jesus Jeans, K-Way e Superga, compra Sebago dal gruppo americano Wolverine World Wide. L'acquisto del marchio e dei diritti a esso connessi, è avvenuto al prezzo complessivo di 14,25 milioni di dollari. "Sebago è un marchio ideale per BasicNet: classico, sportivo, iconico e molto ben conosciuto in tutto il mondo", sottolineava nel 2017 Marco Boglione, presidente e fondatore del gruppo BasicNet. "Una bella opportunità per la rete globale dei nostri licenziatari sia commerciali sia industriali".
Schott
Creato nel 1928 da Irving Schott, il celebre giubbotto da moto conquista i Paninari che lo alternano al Moncler e al Levi's. Dopo quasi 100 anni, Schott Nyc è ancora di proprietà e gestito dalla terza e quarta generazione della famiglia Schott, che produce la maggior parte dei suoi capi di abbigliamento negli Stati Uniti.
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## Burlington Anche le calze hanno un ruolo fondamentale nella costruzione del fenomeno dei Paninari. Colorate, a rombi, le calze Burlington risalgono al 1923, quando Burlington Industries venne fondata dall'americano J. Spencer Love, a Greensboro, nel Nord Carolina. Love ottenne un finanziamento dalla Camera di commercio di Burlington, nella Carolina del Nord, per costruire un nuovo stabilimento di produzione. Fu così che nacque ufficialmente il nome Burlington. Il motivo Argyle, a partire dagli anni '70, compare sui calzettoni in una varietà di colori tale da creare il successo delle calze riconoscibili dalla clip originale Burlington. Il marchio, nella primavera del 2008, passa al gruppo tedesco Falke che produce e commercializza abbigliamento e articoli in pelle. Burlington è gestito dall'azienda come un marchio autonomo e, ovviamente, continua a produrre le mitiche e coloratissime calze con il motivo Argyle.Best Company
Altro marchio colorato e divertente indossato dai Paninari, Best Company viene fondato negli anni '80 dall'imprenditore emiliano Olmes Carretti. Le felpe colorate e lo stile college preppy ne decretano immediatamente il successo. Tant'è che il marchio, che conserva il medesimo Dna, viene acquisito negli anni '90 dal Gruppo Cisalfa che propone tuttora collezioni destinate a un target giovane e preppy. L'azienda, che ha sede a Curno (Bergamo), conta 5.700 dipendenti e 60 milioni di visitatori nei propri store. Cisalfa Group ha chiuso l’esercizio 2023 2024 della capogruppo Cisalfa Sport spa con ricavi pari a oltre 700 milioni di euro (+7,7 per cento rispetto al 2022) e in costante crescita negli ultimi 5 anni.
Henri-Lloyd
Il mitico e colorato giubbotto Henry-Lloyd ha riempito gli armadi di ogni Paninaro. Il brand britannico ha da poco festeggiato il suo 60esimo anniversario sotto la proprietà dell'elevetica Odlo International ag che lo ha acquisito nel 2022. Il suo successo risiede tuttora nella fusione tra sport e moda. Sono passati più di sessant'anni da quando il fondatore Henri Strzelecki ha intrapreso il suo viaggio per creare capi di abbigliamento impermeabili e resistenti al mondo. Un visionario le cui idee erano pari alla sua determinazione. Strzelecki creò diverse novità nell'ambito dell'abbigliamento tecnico, tra queste anche la nastratura delle cuciture degli indumenti per garantire l'impermeabilità.
Naj-Oleari
La carrellata di marchi che resteranno impressi nella memoria di quanti hanno vissuto la loro adolescenza negli anni Ottanta non può dirsi conclusa senza citare il marchio Naj- Oleari. Romantico, delicato e vivace, il brand è stato capace di tradurre in tessuti fantasia la capacità di sognare di quelli anni. Palmette, macchine, rose, apine davano personalità alle mitiche borse-cartelle delle Paninare. Le medesime stoffe erano utilizzate per le camicette con il collettino da mattere sotto i pullover colorati, per le felpe e per rifinire jeans o giubbotti. La Naj-Oleari venne fondata nel 1916 da Riccardo Naj-Oleari, un chimico originario lombardo che comprò un piccolo cotonificio e lo chiamò Manifatture Naj-Oleari.
Da principio l'azienda produceva in prevalenza abbigliamento sacerdotale. Carlo, il figlio di Riccardo, intraprese la strada della specializzazione in foderami. Nei primi anni settanta Angelo, Riccardo e Giancarlo Naj-Oleari, i tre figli di Carlo, decisero di aumentare la varietà di tessuti disponibili per le fodere, introducendo nella gamma cotoni colorati e alcune fantasie ideate dalla moglie di Angelo, Maurizia Dova. Nacque così lo stile vivace e fresco che decretò il successo delle stoffe, delle borse, dei portafogli e accessori con le fantasie Naj Oleari. Dal 1996 il marchio Naj-Oleari appartiene al Gruppo Bottega Verde di proprietà della famiglia Lavino di Cossato (Biella). La fantasia è ancora l'elemento distintivo che riprende il minimalismo degli anni '80 con una ricerca di nuove immagini attualizzate per rispondere alle esigenze del momento.
El Charro
La carrellata dei marchi che vivono tuttora e che devono gran parte della loro longevità alla "fama" acquisita grazie ai Paninari, si conclude con El Charro, marchio che oggi fa capo a Bros srl, azienda di Latina. Fondato nel 1974, a Roma, da Marcello Murzilli, il logo El Charro è composto dalla stilizzazione di una rosa, che sovrasta la scritta el Charro in caratteri stampatello Futura Black. El Charro è il cow boy messicano a cui si ispiravano le cinture e le fibbie, immancabili sui jeans dei Paninari. Lo stile country west urbano con riferimenti al mito tex-mex e al mondo degli indiani d’America conquista i giovani degli anni Ottanta. Oggi il marchio propone cinture, abbigliamento e accessori con il medesimo stile.
- Molti marchi di abbigliamento popolari tra i Paninari negli anni '80, come Moncler, Levi's e Timberland, sono ancora oggi di successo.
- Il ritorno di questi marchi è legato al loro riposizionamento nel mercato del lusso e all'adattamento alle nuove tendenze.
- L'articolo analizza il successo duraturo di diversi brand, evidenziando le strategie di acquisizione e rilancio che hanno contribuito alla loro longevità.