Il percorso sostenibile di Botto Giuseppe spa
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La sostenibilità non si improvvisa nè si discute a tavolino come una campagna di marketing da mettere a punto ma è un processo lungo, impegnativo che richiede investimenti costanti, ricerca di fornitori adeguati e anche certificazioni che possano attestare e rendere chiari anche al cliente finale quello che l'azienda ha fatto per sostenere il pianeta. Il percorso dell'azienda Botto Giuseppe in questa direzione è iniziato nel 2015, "quando ancora non c'era richiesta di tessuti sostenibili da parte dei nostri clienti", ha raccontato, a FashionUnited, Silvio Botto Poala, ceo di Botto Giuseppe spa, azienda che ha archiviato il 2018 con un fatturato pari a 63 milioni di euro, di cui il 65 per cento arriva dall'estero.
La società, tra l'altro, è reduce da Blossom Première Vision, salone che si è tenuto l'11 e il 12 dicembre a Parigi, dove sono state presentate le anticipazioni delle collezioni tessuti per la primavera estate 2021.
Tra le proposte sostenibili presentate figura Naturali Fibra. I filati che appartengono a Naturalis Fibra provengono da fattorie selezionate in Asia e Oceania e la maggior parte è lavorata nello stabilimento Cascami Seta di Tarcento in provincia di Udine, di proprietà della famiglia Botto dal 1985.
Tra le novità per la primavera estate 2021 c'è anche il tessuto Slowstretch che è una lycra a più basso impatto ambientale certificata da Cradle to Cradle, e Slowsilk, seta prodotta in totale assenza di pesticidi. Nel segmento super lusso figura il cashmere pettinato proveniente dall’Alashan e lasciato senza tintura il cui pregio è esaltato proprio nei colori originali del vello dell'animale: da questa peculiarità il nome Natural born cashmere.
Bilancio di sostenibilità, certificazioni e selezione dei fornitori di materie prime sono alla base della strategia di sostenibilità
L'offerta di tessuti sostenibili si affianca anche a sistemi produttivi che non impattano l'ambiente e che utilizzano energie rinnovabili.Ma quali sono le aziende che utilizzano questi tessuti e che per prime hanno manifestato il desiderio di approvvigionarsi da fornitori green? "I mercati del nord Europa sono partiti per primi", ha aggiunto Silvio Botto Poala.
Nel dettaglio, prima di tutto hanno iniziato i mercati del Nord Europa, Germania, Olanda Danimarca e ultimamente si è sviluppata questa cultura molto in Usa in Italia e Francia. Forse gli unici mercati un po’ indietro sono i mercati asiatici ma con il Giappone che sta iniziando a interessarsi.
La richiesta, quindi, pur essendo partita lentamente, arriva oggi anche dalle aziende italiane. "Certo, investire in sostenibilità è un costo", ha spiegato il ceo di Botto Giuseppe. Tanto per cominciare, per esempio, prendere la materia prima da una fattoria che pratica l'health management degli animali, ossia che sposta le pecore ogni 4 giorni e che le alterna con le mucche in modo da fare in modo che il terreno sia sempre nella fase ottimale, vuol dire affrontare un costo della materia prima di un 10 per cento in più circa.
Nella fattoria Congi, fornitore di Botto Giuseppe, situata a 30 chilometri a ovest di Walcha la più grande del New South Wales, la regione dell’Australia di cui fa parte anche Sidney vengono allevate 25.000 pecore merino da oltre 100 anni. La famiglia Field produce lana di altissima qualità (lana Merino superfine e ultra fine) puntando sulla modernissima tecnologia, metodi di trattamento delle greggi sostenibili e certificati. In concreto il sistema di rotazione delle greggi da un recinto a un altro ogni 4 giorni, permette di migliorare il terreno e favorire il giusto rifornimento di cibo. Le buone condizioni di mantenimento del terreno di pascolo incidono sulla qualità e sulla lunghezza del vello della pecora.
La salute delle greggi è garantita dagli abbeveratoi di acqua a flusso costante per evitare la contaminazione conseguente al ristagno dell’acqua. Inoltre, ciascuna pecora è dotata di un microchip che raccoglie i dati dell’animale: micronaggio, lunghezza della fibra, resistenza, coefficiente di variazione, cronologia della tosa.
"Il costo della "sostenibilità" dipende dall’importanza che un’azienda vuole dedicare a questa tematica: ci sono aziende che ne hanno fatto un valore fondamentale per il proprio futuro e quindi hanno investito non solo a livello di prodotto e marketing ma anche a livello produttivo ed energetico. Per noi la sostenibilità non è soltanto un’ operazione commerciale e questo significa dedicare una buona parte dei nostri investimenti in questa direzione", ha specificato Botto Poala.
Naturalmente per intraprendere nel migliore dei modi un percorso green è anche necessario avere risorse interne specializzate. "Le figure professionali esterne all’azienda sono quelle delle società di certificazione, (noi usiamo sia Cradle to Cradle che Rws, che Tessile e Salute) che ci hanno aiutato a migliorare i processi e a eliminare modificare e ridurre l’utilizzo di alcune sostanze che sono particolarmente dannose per l’ ambiente. All’ interno di ogni azienda si stanno sviluppando delle figure definite sustainability manager che dovranno occuparsi sempre più delle richieste che arrivano dai clienti in questa direzione", ha affermato il ceo.
Un altro modo per rendere noti i progressi sul fronte del green e per migliorare di anno in anno i target raggiunti è il bilancio di sostenibilità. "A oggi il bilancio energetico globale ci porta ad affermare con orgoglio di utilizzare energia elettrica derivante al 100 per cento da fonti rinnovabili in futuro l’efficienza e il risparmio energetico, la produzione elettrica da fonti rinnovabili, la cogenerazione e l’ottimizzazione dei processi produttivi saranno temi sempre più strategici. Nell’ultimo decennio Botto Giuseppe ha investito ingenti risorse economiche e umane per sviluppare progetti legati alla sostenibilità ambientale", ha spiegato Botto Poala.
Per esempio, nello stabilimento di Vallemosso l’installazione dell’impianto di cogenerazione ad alto rendimento (produzione di energia elettrica e termica) permetterà di autoprodurre circa 7.000.000 di kwh. L’energia termica generata dall’impianto sotto forma di vapore sarà utilizzata dagli impianti tecnologici (macchinario di finissaggio e tintoria) mentre l’acqua calda sarà utilizzata per il riscaldamento dei reparti nel periodo invernale. si risparmieranno pertanto circa 526.000 mc di metano e circa 350 t/h di Co2.
Foto: Botto Giuseppe, dall'ufficio stampa