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La moda ai tempi della guerra si tinge di giallo e di blu

Scritto da Isabella Naef

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Moda

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Il conflitto tra Russia e Ucraina, scoppiato proprio nei giorni delle sfilate milanesi e poi continuato con tutta la sua cruenza durante i giorni della moda di Parigi, lascerà il segno per molto tempo e cambierà, come ogni guerra, anche l'approccio alla moda dettando, suo malgrado, i trend dello stile. Oltre alle sterili polemiche che hanno visto molti benpensanti storcere il naso di fronte alla frivolezza di pailettes e lustrini sotto i riflettori della fashion week proprio mentre in Ucraina i missili bombardavano anche gli ospedali dei bambini (benpensanti ai quali bisognerebbe chiedere se un passo indietro lo avrebbero preteso anche da qualsiasi altro settore produttivo), va detto che tante aziende della moda hanno mostrato solidarietà, sospendendo le attività commerciali in Russia e aprendo i cordoni della borsa per aiutare le popolazioni colpite. Il Gruppo Armani ha annunciato la propria adesione, con una donazione di 500mila euro, all’iniziativa di solidarietà finalizzata alla raccolta fondi di Unhcr, l’Organizzazione delle nazioni unite per i rifugiati, per l’assistenza e la protezione delle persone costrette a fuggire a causa del conflitto in atto in Ucraina. Anche la fondazione del Gruppo Otb ha accolto l'appello lanciato da Unhcr a supportare le persone e le famiglie costrette alla fuga all’interno dei confini nazionali e verso i Paesi limitrofi. Anche Louis Vuitton e Coin spa fanno parte della lista dei marchi che si sono mobilitati per aiutare il popolo ucraino.

I colori giallo e blu sono diventati una divisa per chi desidera richiamare l'attenzione sulla guerra in Ucraina

Ma l'infuenza del conflitto, tangibile in questi gesti concreti, già si vede nel trionfo dei colori giallo e blu, diventati una divisa per pubblico e influencer che desiderano richiamare l'attenzione su questo terribile momento. Il blu della bandiera ucraina è quello del cielo e simboleggia la pace, sotto i campi di grano, a simboleggiare la prosperità e raffigurati con un giallo carico. Il primo stilista ad adottare questi colori simbolici è stato Demna Gvasalia, direttore creativo di Balenciaga, che ha trasformato la sfilata parigina della griffe in un chiaro messaggio di solidarietà all’Ucraina. Agli ospiti e agli addetti ai lavori è stata donata una t-shirt con la bandiera ucraina. In un biglietto lo stilista di origine georgiana ha raccontato: "la guerra in Ucraina ha innescato il dolore di un trauma che portavo dentro di me dal 1993, quando accadde la stessa cosa nel mio paese natale e io divenni per sempre un rifugiato. Per sempre, perché è qualcosa che resta dentro di te. La paura, la disperazione, realizzare che nessuno ti vuole. Ma ho anche realizzato che cosa veramente conta nella vita, le cose più importanti, come la vita stessa, l’amore umano e la compassione. E’ per questo che lavorare alla sfilata questa settimana è stato così incredibilmente difficile per me. Perché in un tempo come questo la moda perde la sua rilevanza e il suo stesso diritto di esistere. La settimana della moda suona come un’assurdità. Ho pensato per un attimo di cancellare la sfilata a cui io e il mio team stavamo lavorando così duramente e non vedevamo l’ora di vivere. Ma poi ho realizzato che cancellare lo show avrebbe significato darla vinta, arrendersi al male che mi ha ferito così tanto per quasi 30 anni. Ho deciso che non posso più sacrificare parte di me a questa guerra dell’ego insensata e senza cuore".

Le donne della resistenza ucraina sono lodate dalla first lady ucraina Olena Zelenska attraverso Instagram

“Questo show non ha bisogno di spiegazioni. E’ dedicato al coraggio, alla resistenza, alla vittoria dell’amore e della pace. xx Demna”, ha concluso lo stilista. E le donne della resistenza ucraina, lodate e incoraggiate dalla first lady ucraina Olena Zelenska attraverso la sua pagina Instagram, sono le protagoniste delle pagine della storia ma anche della moda di questi giorni, dove le modelle sono protagoniste di un grande collage popolato da donne in divisa, volontarie, carri armati e macerie che si susseguono senza soluzione di continuità. "Prima della guerra una volta ho scritto che le donne sono due milioni in più rispetto agli uomini. Solo statistiche che oggi stanno assumendo un significato tutto nuovo perché vuol dire che la nostra resistenza ha un volto femminile", scrive la moglie del presidente dell'Ucraina.

Tra i marchi italiani che meglio hanno percepito la necessità, oggi necessaria quanto l'aria che respiriamo, di fare un omaggio alla vita, è sicuramente Prada. Ovviamente la collezione presentata una quindicina di giorni fa a Milano era stata preparata con il pensiero alla Pandemia da Covid-19 e alla distruzione che essa ha portato nelle vite di tutti, ma alla luce del conflitto poi scoppiato in Ucraina, i capi in visti in passerella colgono una tendenza in maniera lucida e vivida. Come anticipato la collezione di Prada per l'autunno inverno 22-23 è un omaggio alla vita, al vivere e alla quotidianità. La collezione di Miuccia Prada e Raf Simons è costellata da capi pragmatici che acquistano nuovo rilievo e valore, la sartoria incontra lo stile degli abiti da sera. Le combinazioni di elementi quotidiani e preziosi disturbano il linguaggio estetico di ogni pezzo, ne esaltano l'importanza e al tempo stesso il contatto con la realtà, in una fusione. Il risultato è un gioco di accostamenti non solo fra capi diversi, ma all'interno di uno stesso capo, con la combinazione di materiali e decorazioni. Con un richiamo al patrimonio di Prada, i motivi geometrici appaiono sulle maglie jacquard, tra i ricami e i colori ripetuti. A pensarci bene è quello che si vede sui social media e sul web oggi, un patchwork di stili, il dramma e la quotidianità che non possono non entrare con irruenza nel quotidiano e nel guardaroba di tutti noi.

E se con le Grandi Guerre il rossetto era "l'arma" delle donne per richiamare la speranza e il coraggio, la funzionalità degli abiti e la sensazione di comfort che i capi ben studiati sanno infondere a chi li indossa è sempre di più una conditio sine qua non del fare e portare moda oggi.

Ma non è forse un caso che, corso e ricorso della storia, la sobrietà e la praticità sia il trend che uscì dalla seconda guerra mondiale e finì per accompagnare intere generazioni per poi consegnarle a una moda decisamente più onirica e spumeggiante, dove quella che molti descrivono come frivolezza altro non è che la ritrovata e acclamata leggerezza pronta a prendere la sua rivincita.

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