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La Torino fashion week: un format che mixa talento e concrete opportunità di business

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Forse merito della concretezza sabauda, forse dei tempi "nuovi" della moda e della necessità di trovare un nuovo modo di proporre le collezioni: Torino pare aver trovato una ricetta per dare vita a una fashion week di sette giorni pieni, che attira tanta creatività e tante aziende.

La settimana scorsa il capoluogo piemontese ha aperto le porte a una fashion week internazionale che dà spazio alla creatività e al talento di stilisti che provengono da ogni parte del mondo. Una vera e propria novità nel panorama delle sfilate made in Italy, con una format che lascia spazio alle aziende e alle opportunità di business to business durante il giorno, mentre dal tardo pomeriggio in poi i riflettori si spostano sulla passerella dell'ex Borsa Valori, dove sfilano le proposte, molto spesso no season, di stilisti arabi, cinesi, indiani, italiani, africani, iracheni, europei.

La prima edizione della Torino fashion week è andata in scena nel 2016

La Torino fashion week, la cui prima edizione risale al 2016, nel giro di quattro edizioni sta consolidando il suo format, forte anche del fatto che in Italia le piazze che davvero sono in grado di dare una vera chance ai giovani talenti sono poche e che, spesso, mettendoli in coda alle sfilate delle griffe, "soffocano" sul nascere le loro chance di visibilità davanti alla stampa e ai buyer.

"Noi diamo un pacchetto completo ai designer che vengono a sfilare qui, con una quota che si aggira intorno ai 1000-2000 euro, offriamo spazio, sfilata, trucco e parrucco per le modelle", ha raccontato a FashionUnited, in una afosa giornata torinese, Claudio Azzzolini, fondatore e ceo della Torino fashion week, kermesse andata in scena nel capoluogo piemontese dal 27 giugno al 3 luglio. "Ogni stilista sfila con circa 10-20 outfit. Abbiamo un'unica edizione all'anno, sempre dal 27 giugno al 3 luglio, dedicata alle collezioni di abiti e accessori. Le sessioni per le sfilate si svolgono dalla 17 alle 19 e dalle 21 alle 23, mentre durante il giorno, si svolge il Torino fashion match, dove in questi giorni, si sono incontrate, durante 630 meeting, 220 aziende del sistema moda provenienti da 28 Paesi".

Le sessioni di business to business danno la possibilità alle aziende e agli stilisti presenti alla fashion week di incontrare i buyer selezionati da Unioncamere Piemonte in collaborazione con la Camera di commercio di Torino, il tutto gratuitamente. Durante il giorno, inoltre, sono previsti una trentina di workshop sui temi della sostenibilità, sulla economia circolare, sulle opportunità di finanziamento per le piccole e medie aziende a livello europeo, sull'ìnnovazione digitale, sulle tecnologie e sui temi e le problematiche concrete legate allo sviluppo del business. L'organizzazione europera Enterprise europe network e la Commsisione europea supportano fin dalla prima edizione il Torino fashion match, che si svolge al Palazzo della Luce.

"Quest'anno abbiamo invitato una decina di buyer provenienti da Germania, Olanda e Norvegia", ha spiegato a FashionUnited, Federica Leonetti, responsabile del Textile & fashion sector group di Enterprise europe network. "Si tratta di compratori del settore del lusso, sia di multistore di livello internazionale, sia di piattaforme ecommerce online".

Due anni fa la Torino fashion week ha dato spazio alla modest fashion

Il legame con l'Europa, sia a livello di partecipazione da parte di marchi, sia da parte delle azienda, nel corso della fashion week torinese è evidente. "Devo dire che mentre in Italia spesso sono pronti a criticare quello che facciamo, all'estero ci fanno i complimenti e desiderano collaborare con noi", sottolinea Azzolini che, per primo in Italia, ha capito le potenzialità della modest fashion e un paio di anni fa ha deciso di dedicare agli stilisti di questo segmento di fiorente mercato, anche in virtù di una partnership con l'Islamic fashion and design council (che ha una sede a Milano) la settimana della moda. "Il nostro motto è Torino nel mondo e un mondo a Torino", spiega il ceo della Torino fashion week, aggiungendo che la kermesse ha un format adeguato ai tempi e alla attuale evoluzione del sistema moda. "La contaminazione è importante per la moda e per dare vita a una fashion week che sia realmente di respiro internazionale".

Entrando nel vivo della fashion week piemontese, tra i nomi presenti, anche quello del poliedrico artista iracheno e torinese d’adozione, Hussain Harba e del talentuoso 22enne Edwin Basha con il suo brand Orgvsm. Con il suo studio di progettazione e laboratorio creativo La Triart Pubblicità Harba ha realizzato negli anni più di 173 mila art object per brand italiani e internazionali, distribuiti in tutto il mondo. Sul palcoscenico della Torino fashion week ha presentato in anteprima una capsule collection di borse customizzate e quindi tutte diverse tra loro.

Sul catwalk, per Harba, ha sfilato anche l’ex top model Bali Lawal, icona per Giorgio Armani e per, Etro, Krizia, Diesel, Versace e Calvin Klein. Oggi, scesa dalle passerelle, la modella continua a calcare il palcoscenico della moda internazionale da imprenditrice con “A Coded World”, un progetto di moda e design trasversale per geografia e culture, che ha l’obiettivo di mettere insieme un melting pot di talenti e dare visibilità a giovani stilisti e designer provenienti da diversi parti del mondo.

Durante la settimana c'è stato spazio anche per i progetti di tesi degli studenti dello Ied sul tema “New classic, new future”. La kermesse si è, invece, aperta nel segno della Cina. In totale sono stati 90 gli stilisti emergenti provenienti da tutto il mondo. Tra i cinesi ha sfilato la nuova collezione maschile autunno/inverno 2020 di Leon Yu, con il marchio ChiChu che include giacche, maglioni, camicie e pantaloni e celebra la libertà dei giovani cinesi che vogliono esprimere coraggiosamente le proprie idee in questa era di ribellione incoraggiata dalla diffusione dei social network. Gli abiti tradizionali sono riletti in una prospettiva pionieristica, che ne valorizza i dettagli sartoriali unici. Lo stile, nostalgico e contemporaneo al tempo stesso, cerca ispirazione nell'arte visiva, nella pop art e nel decostruzionismo.

Shesho per Liang Dongzan, invece, ha messo a punto blazer dal taglio sartoriale, declinati in tutti i colori, mettono in risalto le forme del corpo femminile, accoppiati a pantaloni a sigaretta che rilanciano il classico tailleur in stile newyorkese Anni '70 e gonne in fantasia dai tessuti morbidi e fluenti.

Colori e tessuti naturali, invece, hanno vivacizzato il penultimo giorno di sfilare con le estrose creazioni degli stilisti sudafricani.

Trame floreali con bordature e drappeggi cuciti a mano sono il segno distintivo di Carlos Fritz, mentre Indoni Fashion House ha proposto geometrie, tagli, materiali e tendenze di ispirazione Afro per donne amanti della bellezza naturale.

La linea prêt-à-porter di De Hart Training è ispirata al paesaggio e alla cultura sudafricani, e l’abbigliamento, da lavoro e per il tempo libero.

Tra gli stilisti italiani, infine, interessante la collezione di cappelli di Giuseppe Fata, conosciuto come “il genio dell'arte sulla testa”, Lo stilsita, che ha collaborazioni eccellenti con grandi case di moda, da Yves Saint Laurent, a Chanel, a Dior, ha presentato la sua collezione “Codicis”. Nell'anno in cui si celebrano i 500 anni della morte di Leonardo Da Vinci, la nuova capsule si ispira proprio al genio del Rinascimento italiano: nelle forme che compaiono sopra le “teste” di Fata verranno riportati alcuni manoscritti, sopratutto i disegni del codice Leicester, rivisitati in chiave contemporanea attraverso la geometria del capo. “La testa fa l'arte, perché il capo è l'arte dinamica dei nostri pensieri”, ha raccontato il designer che con questa collezione vuole dare il suo personalissimo contributo per onorare uno degli artisti che più hanno segnato l'eredità visiva italiana.

Con lui, nella sessione dedicata all'Italia, anche Re-New Bags che promuove il riciclo di materiali, Adelyur Fashion, con i suoi abiti da sposa, Sonia Riberi, che si definisce stilista dell'anima e Lorenzo Ferrarotto, appena 18enne e scoperto dal designer franco-vietnamita Walter Dang.

Foto: Torino fashion week press office, FashionUnited

claudio azzolini
Torino Fashion Week