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Misurabilità e passaporto digitale fondamentali per la sostenibilità

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Mario Boselli e Carlo Capasa, courtesy of Luxury summit Sole 24 ore

“Produrre meglio ma meno, come ha detto Giorgio Armani: penso sia questa la strada”. Parole di Mario Boselli, presidente onorario di Camera nazionale della moda italiana, intervenuto ieri, a Milano, al Luxury summit del Sole 24 ore, su un tema fondamentale per l’industria in genere e, soprattutto, per la moda: la sostenibilità.

“Se vogliamo essere sostenibili dobbiamo essere digitali e passare attraverso la cultura del dato per essere efficienti. Ora siamo in mezzo a una rivoluzione digitale che è importante come lo fu quella industriale, la moda è indietro, anche le aziende familiari si devono adeguare”, ha spiegato Ercole Botto Poala, presidente Confindustria moda, intervenendo al convegno dal titolo: "Il futuro dell’esclusività è la sostenibilità".

Il nodo, infatti, è rappresentato da quelle piccole imprese della filiera della moda e dell’abbigliamento la cui vita ruota attorno alla produzione.

“Nel tessile moda tutto ruota attorno al prodotto e alla produzione”, ha aggiunto, Sergio Tamborini, presidente di Sistema moda Italia. “Il tema della cyber security o altri temi sono difficili per realtà con pochi addetti. In alcuni casi occuparsene vuol dire fare fermare la produzione nelle imprese. La cultura è compito delle associazioni e dello Stato. La formazione è fondamentale. Noi abbiamo bisogno di riportare dei tecnici dentro alle fabbriche, dobbiamo far innamorare i giovani di queste professioni”, ha spiegato il presidente di Smi.

Insomma, la circolarità e la sostenibilità ambientale non può prescindere dai dati che aiutano a tarare la produzione in maniera corretta e a fornire sia informazioni sulla filiera, sia informazioni utili a riciclare il capo. Il passaporto digitale dei capi, da questo punto di vista, è lo strumento maggiormente idoneo.

Sergio Tamborini, courtesy of Smi

Tamborini (Smi): bisogna “accendere i riflettori sul fine vita del prodotto”

“Tenendo conto che siamo 8 miliardi di persone e che qualche miliardo non consuma capi, ciò implica che alcuni comprano fino a 90 capi all'anno. Tra questi, alcuni non vengono nemmeno mai indossati. Questo è un problema che riguarda più le aree di prodotti a livello basso". Per Tamborini ci vuole maggiore responsabilità e bisogna “accendere i riflettori sul fine vita del prodotto”.

“Sarà sempre più necessario implementare l'economia circolare, che è il futuro del nostro pianeta, deve essere un cambio di paradigma, una rivoluzione, come fu quella industriale, da abbracciare a fondo”, gli ha fatto eco Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana. “Dobbiamo chiedere alla moda fast di non essere più usa e getta; dobbiamo valorizzare competenze e saperi, dobbiamo ragionare sui sistemi quando pensiamo al fast fashion. Dobbiamo chiedere alla moda fast di diventare una moda democratica. Dobbiamo avere il coraggio di spingerci verso scelte di questo tipo”, ha aggiunto Capasa.

Marchetti: il documento di identità digitale ti consente anche di dare circolarità al capo

Sul passaporto digitale si è soffermato, nel corso della mattinata, anche Federico Marchetti, fondatore Yoox Net-à-porter e presidente Fashion task force di re Carlo III d’Inghilterra. Anche Brunello Cucinelli, così come Zalando, tanto per fare qualche nome, hanno aderito alla fashion task force che opera all'interno della Sustainable market initiative, ideata e presieduta da Carlo III d’Inghilterra, il cui obiettivo è di costruire uno sforzo globale coordinato per consentire al settore privato di accelerare la transizione verso un futuro sostenibile.

All’interno del progetto operano varie task force, ognuna dedicata a un settore specifico: dalla moda, al settore bancario, fino alla transizione energetica. The Sustainable markets initiative è stata lanciata alla riunione annuale del World economic forum 2020 a Davos con la missione di avviare azioni audaci e innovative nell’arco del prossimo decennio. La Smi mira a guidare e accelerare la transizione del mondo verso un futuro sostenibile coinvolgendo e sfidando i settori pubblico, privato e filantropico per generare valore economico in armonia con la sostenibilità sociale e ambientale.

“Il documento di identità digitale ti consente anche di dare circolarità al capo e per questo è molto importante. L’obiettivo di tutti i membri della task force è che si diffonda su larga scala”, ha specificato Marchetti.

Centra (Gucci): è importante avere la cultura del dato e un punto di partenza

Altro fattore imprescindibile quando si parla di ambiente è la misurabilità. “Il percorso di Gucci su questo fronte inizia nel 2007 con le certificazioni e nel 2008 con il misuramento dell’impatto ambientale”, ha detto Antonella Centra, executive vice president general counsel, corporate affairs & sustainability di Gucci. “Siamo in grado di stabilire dove siamo più impattanti e da li intervenire. E’ importante avere la cultura del dato e poi devi avere un punto di partenza”, ha sottolineato Centra, aggiungendo che la sostenibilità non è un tema di comunicazione, non è compliance ma è un investimento e non un costo. “È una enorme opportunità”.

Alfonso Dolce, courtesy of Luxury summit, Sole 24 ore

“Avere cultura civica è fondamentale per avere rispetto per il domani, per quello che produciamo. Dobbiamo avere la tecnologia al fine che gli sprechi siano ridotti il più possibile”, ha raccontato Alfonso Dolce, amministratore delegato Dolce & Gabbana. “Abbiamo sempre voluto lavorare su materiale naturale perché ha un'anima. Abbiamo creato questo tipo di cultura partendo dalla natura, non dobbiamo dare sempre tutto per scontato ai nostri figli", ha aggiunto convinto che "è fondamentale per la nuova generazione crescere con questa cultura ma dobbiamo darle la cultura perché sennò non c'è futuro".

Il fil rouge che lega i marchi del lusso alla sostenibilità, molto spesso, ha radici lontane come testimoniano le parole di Giuseppe Santoni, amministratore delegato Santoni. “I valori di Santoni, nata nel 1975, sono quelli di creare oggetti del desiderio, con il cliente al centro. Erano i valori di mio padre e di mia madre. Abbiamo sviluppato una serie di talenti e collaboratori creando una cultura di maestri artigiani. Abbiamo messo anche gli artigiani come attori e non solo come operatori. Abbiamo ingegnerizzato un percorso artigianale”, ha osservato il ceo.

Camera Nazionale Della Moda Italiana
Gucci
Santoni
Sistema Moda Italia