Moda donna al via oggi a Milano; l’export traina la ripresa
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La moda donna vede la luce in fondo al tunnel. Stando alle prime stime effettuate dal Centro studi di Confindustria moda, dopo aver chiuso il 2020 in calo del -18,9 per cento, il comparto, per l’anno 2021 è in recupero di almeno il +19,3 per cento sull’anno precedente. Questa dinamica dovrebbe portare il fatturato settoriale a circa 13,5 miliardi di euro, inferiori del -3,2 per cento rispetto ai livelli raggiunti nel 2019 (prossimi a 14 miliardi). Questa performance, spiega Confindustria moda in una nota, si rivela più positiva rispetto a quella prevista per la moda uomo e diffusa lo scorso gennaio (+11,9 per cento sul 2020, ma -9,9 per cento sul 2019).
Nel 2021 il fatturato è di circa 13,5 miliardi di euro, inferiori del -3,2 per cento rispetto al 2019
Intanto, a Milano, è in scena da oggi al 28 febbraio la fashion week milanese. Il 23 febbraio cominceranno le sfilate: in calendario, tra gli altri Calcaterra, Marco Rambaldi, Fendi, Alberta Ferretti, N. 21 e Roberto Cavalli. Tra i nomi che sfileranno il 24 febbraio figurano Max Mara, Genny, Anteprima, Prada, Maison Margiela, Blumarine. Tod's, Missoni, Gucci, Etro, Versace ed Elisabetta Franchi, invece, sono alcune delle griffe che sfileranno con la collezione autunno inverno 22-23, il 25 febbraio. Il 26 febbraio sarà la volta, tra gli altri, di Ports 1961, Ermanno Scervino, Jil Sander, Dolce & Gabbana, Marni, Trussardi e Bottega Veneta. Domenica, penultima giornata di sfilate, sono attesi, tra gli altri, i defilè di Dsqaured, Luisa Spagnoli, Giorgio Armani, Francesca Liberatore. Il 28 sfileranno Joy Meribe, Münn, Vièn e Fabio Quaranta.
Le sfilate sono 67 di cui 57 fisiche e 8 digitali
Realizzata con il supporto del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e di Ice-Agenzia, la Milano fashion week Women’s collection prevede 169 appuntamenti: 67 sfilate (2 doppie sfilate), di cui 57 fisiche e 8 digitali, 69 presentazioni (59 fisiche e 10 digitali), 8 presentazioni su appuntamento e 9 eventi.
Tornando ai dati del comparto, “le performance della moda donna nei primi 9 mesi del 2021 ci confortano in un periodo reso complesso dagli aumenti dell’energia, delle materie prime e dei trasporti", ha sottolineato Sergio Tamborini, presidente Sistema moda Italia. "I mercati internazionali si dimostrano, come sempre, sensibili al bello e ben fatto in Italia e la nostra moda con la sua filiera unica al mondo è un protagonista assoluto della ripresa in atto. La Francia si conferma essere il nostro primo partner commerciale con una crescita double digit e la Cina presenta l’aumento più significativo sul biennio precedente", ha aggiunto Tamborini.
Focalizzando l’attenzione sulle dinamiche di export, dopo un primo semestre “rimbalzato” del +27,6 per cento, la moda donna ha proseguito nel suo percorso di crescita, pur assistendo a un “fisiologico” rallentamento dei tassi. Nel dettaglio, nell’arco del gennaio-ottobre 2021 le vendite estere settoriali sono cresciute del +19,2 per cento, portandosi a circa 8 miliardi. Tutte le merceologie di cui si compone la moda donna evidenziano peraltro dinamiche di segno positivo: la confezione registra una variazione del +16,7 per cento, la maglieria esterna del +25,3 per cento, la camiceria del +7,3 per cento, mentre l’abbigliamento in pelle del +22,7 per cento.
Questo recupero consente alle esportazioni di superare lievemente il corrispondente livello del 2019 (+0,3 per cento, quasi 26 milioni di euro in più).
Parallelamente, anche le importazioni di moda donna sono tornate interessate da un trend positivo, nella misura del +6 per cento, portandosi a circa 4,4 miliardi. Il saldo commerciale di periodo ammonta, dunque, a quasi 3,6 miliardi.
I primi 15 Paesi di destinazione risultano caratterizzati da incrementi delle esportazioni di womenswear made in Italy
Relativamente alle macro-aree di sbocco delle aziende italiane del settore, sia la Ue sia l’extra- Ue, che assorbe il 55,6 per cento del totale settoriale esportato, presentano un ritorno alla crescita su ritmi simili, rispettivamente con una dinamica del +18,9 per cento e del +19,5 per cento da gennaio a ottobre 2021. I primi 15 paesi di destinazione (in grado di coprire l’81,6 per cento del totale) risultano tutti caratterizzati da incrementi delle esportazioni di womenswear made in Italy, con solo due eccezioni, Regno Unito e Giappone. Al primo posto, con un’incidenza pari al 12,5 per cento sul totale, la Francia mostra un aumento pari al +23,6 per cento; la Svizzera, in primis hub logistico- commerciale per successive riesportazioni da parte delle griffe in altri mercati mondiali, cresce del +17,3 per cento; la Germania, terzo sbocco, archivia una variazione pari al +14,2 per cento. Un tasso di crescita vivace, pari al +63 per cento, interessa l’export verso la Cina. Questo mercato è balzato così alla quarta posizione dalla nona del gennaio-ottobre 2019 e dalla sesta del 2020; anche Hong Kong assiste a un aumento delle vendite provenienti dall’Italia, nella misura del +18,9 per cento. Se sommato, l’export verso Cina e Hong Kong, pari a circa 944 milioni di euro nel periodo in esame, sarebbe secondo solo a quello destinato alla Francia (a quota 996 milioni).
Relativamente agli altri sbocchi, gli Stati Uniti, al quinto posto, si confermano uno dei principali mercati per il womenswear nazionale, archiviando un +15,9 per cento. Al contrario, il Regno Unito, sesta destinazione, mostra una contrazione delle vendite dall’Italia pari al -11,3 per cento. Andamento favorevole interessa, invece, l’esportazione verso la Spagna, che registra un +17,6 per cento. Su ritmi non lontani, ovvero +15,4 per cento, crescono i flussi settoriali diretti in Russia. Tornando a considerare l’Estremo Oriente, mentre la Corea del Sud sperimenta un incremento del +53,2 per cento, il Giappone cede il -3 per cento. Per completare la rassegna dei primi 15 mercati di sbocco della moda donna, evidenziano un incremento anche i restanti paesi ovvero Polonia (+42,7 per cento), Belgio e Paesi Bassi (rispettivamente +13,8 per cento e +14,8 per cento), nonché Austria (+2,1 per cento).
La Cina presenta l’aumento più consistente, superando di quasi 178 milioni l’export
Focalizzando l’analisi sulle prime dieci destinazioni, le esportazioni di moda donna verso i primi quattro sbocchi ovvero Francia, Svizzera, Germania e Cina hanno ampiamente superato i corrispondenti livelli del 2019; a questi si aggiunge la Corea del Sud. Di contro, per gli altri sei mercati, quindi Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Hong Kong, Russia e Giappone, le vendite italiane risultano ancora inferiori a quelle del gennaio-ottobre 2019.
La Cina presenta l’aumento più consistente in termini assoluti, superando di quasi 178 milioni l’export del medesimo periodo di due anni fa (+45,4 per cento), seguita dalla Svizzera (141,6 milioni in più, ovvero +19,5 per cento) e dalla Francia (93,6 milioni in più, cioè +10,4 per cento). Nonostante l’evoluzione favorevole del 2021 rispetto al 2020, come anticipato, per alcuni mercati le esportazioni di comparto non hanno visto colmare il divario rispetto all’ammontare raggiunto nello stesso periodo del 2019. Tra questi, resta inferiore del -12,8 per cento a confronto con il livello pre- Covid l’export verso gli Usa (80,4 milioni di euro in meno in valore assoluto), mentre l’export verso Hong Kong è al di sotto del -20,1 per cento (94,5 milioni in meno); la complessiva area Cina e Hong Kong guadagna, pertanto, 83,4 milioni di euro rispetto ai primi dieci mesi del 2019. Le esportazioni di moda donna nel Regno Unito accusano le perdite maggiori, pari a 169,7 milioni in meno (ovvero -29,2 per cento). Spagna e Russia cedono rispettivamente -24,1 milioni (-5,8 per cento) e -17,5 milioni (-4,5 per cento). Il Giappone resta inferiore del -25 per cento (cioè -90,6 milioni di euro).