Quali sono i materiali davvero sostenibili
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Nel dettaglio, l’utilizzo dei tessuti preferred (ossia fibre o materie prime che offrono costantemente impatti ridotti e benefici per il clima, la natura e le persone rispetto all'equivalente convenzionale) da parte dei brand di moda internazionali è in crescita di anno in anno secondo il Material change insight 2022 di Textile Exchange, e l’Europa si distingue come leader mondiale nell’utilizzo di materiali sostenibili, rappresentando il 69 per cento del totale in termini di distribuzione geografica.
"Se considerata singolarmente, però, la situazione italiana non è altrettanto rosea: dall’indagine di Cikis emerge che, nonostante l’81,2 per cento delle aziende di moda dichiari di utilizzare materiali a basso impatto ambientale (nel Report 2022 la percentuale era del 48 per cento), solo il 61,5 per cento ha davvero incluso materiali preferred nelle collezioni 2022. Il dato è positivo rispetto all’anno precedente, ma non deve ingannare: la quantità di materiale sostenibile utilizzato nelle collezioni 2021 e 2022 non è cambiata: se il report dell’anno scorso aveva evidenziato che solo il 16,8 per cento delle aziende aveva integrato materiali sostenibili in una misura superiore al 75 per cento del totale dei tessuti, quest’anno il dato è migliorato solo del 4 per cento", si legge nel report.
A conferma della scarsa consapevolezza che i materiali naturali non siano necessariamente una scelta sostenibile, l’84 per cento delle aziende italiane che sostengono di utilizzare materiali a basso impatto ha classificato come preferred tutti i materiali naturali. I termini “naturale” e “preferred” (o “sostenibile”), tuttavia, non devono essere confusi: il processo di produzione di alcune fibre naturali, infatti, può presentare diversi problemi dal punto di vista dell’impatto ambientale. “Per produrre alcune fibre naturali, per esempio, sono richiesti un eccessivo sfruttamento agricolo e un’elevata quantità di acqua, condizioni che non rispettano la definizione di materiale preferred, ovvero una materia prima che comporta impatti ridotti e benefici per il clima, la natura e le persone rispetto ai loro equivalenti convenzionali”, ha aggiunto Moro. Tra le fibre naturali, il cotone riciclato proveniente da agricoltura rigenerativa o biologico è da preferire al cotone convenzionale.
Tra le fibre artificiali, sono da preferire quelle riciclate, ricavate dalla cellulosa proveniente da foreste gestite responsabilmente e per cui vengono utilizzati processi chimici controllati e a ciclo chiuso. Nel panorama delle fibre sintetiche, invece, le scelte da preferire alle alternative vergini sono poliestere riciclato, nylon riciclato e le alternative bio-based. Per quanto riguarda i tessuti di origine animale, come la lana, si parla di fibra preferred nel caso della lana riciclata o della lana vergine certificata. Anche tra questi materiali elencati, comunque, alcuni performano molto meglio di altri dal punto di vista ambientale: le aziende dovrebbero quindi disporre di un ranking per ogni tipo di materiale, che li aiuti a scegliere l'opzione migliore anche nell'ampio spettro del preferred.
“Sono da considerare preferred i materiali che hanno impatto ambientale e rischi sociali inferiori rispetto alle alternative convenzionali: differenze dimostrabili in modo scientifico, ha spiegato il ceo di Cikis.