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Sfilata detox: ok Benetton, H&M e Zara, bocciati Nike ed Esprit

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Continua la battaglia di Greenpeace contro l'utilizzo delle sostanze tossiche nella moda e nell'abbigliamento. La classifica dell'organizzazione ambientalista, battezzata "Sfilata detox", pubblicata ieri premia tre marchi all'avanguardia su questo fronte: Zara (marchio del gruppo Inditex), H&M e Benetton.

Tra le aziende italiane che hanno sottoscritto l’impegno Detox ci sono Benetton, Valentino, Miroglio e 50 aziende tessili

Queste tre etichette sono i marchi all’“avanguardia”, perché hanno tenuto fede ai loro impegni verso la completa eliminazione delle sostanze tossiche, ha spiegato Greenpeace. Al contrario Esprit, Nike, Victoria’s Secret, e LiNing sono stati relegati nella categoria “retrovie” perché "non hanno compiuto i passi necessari a impedire l’inquinamento da sostanze chimiche generato dalle loro filiere produttive", spiega, ancora, l'organizzazione.

La Sfilata detox di Greenpeace vauta i progressi di 19 marchi

La “Sfilata detox” valuta i progressi di 19 grandi marchi della moda verso la completa eliminazione delle sostanze tossiche. "Facciamo i complimenti a Benetton, H&M e Zara per come stanno guidando l’intero settore e imponendo un nuovo standard, a livello mondiale, per una moda libera dalle sostanze tossiche", ha detto Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia. "Queste aziende stanno dimostrando nei fatti che ripulire l’industria della moda dalle sostanze tossiche è già possibile".

Nel dettaglio, la classifica valuta le prestazioni delle aziende che hanno aderito alla campagna di Greenpeace secondo criteri come l’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose dai loro prodotti e dai processi produttivi e la pubblicazione di informazioni trasparenti sugli scarichi di sostanze tossiche da parte dei propri fornitori.

Dei 19 marchi internazionali valutati, 12 si trovano nella categoria “La moda che cambia” ovvero rientrano tra quelli che, nonostante i numerosi progressi, devono migliorare in alcuni criteri di valutazione per poter rispettare le scadenze del 2020, che prevedono la completa eliminazione delle sostanze tossiche.

Adidas, Burberry, Levi’s, Primark e Puma, adottando la lista di sostanze da eliminare proposta dal gruppo Zdhc (Zero discharge of hazardous chemicals), che valuta solo le immissioni di sostanze inquinanti e prevede limiti di tolleranza per alcune sostanze chimiche, continuano a tollerare l’inquinamento prodotto nelle varie fasi di lavorazione.

Altri marchi come C&A, Fast Retailing, G-Star, Mango e gli italiani Valentino e Miroglio, spiega Greenpeace, pur rientrando nella stessa categoria, hanno un punteggio più alto poiché hanno ottenuto risultati migliori in termini di eliminazione delle sostanze chimiche e trasparenza delle filiere produttive.

Combattere l’inquinamento delle acque causato dall’industria tessile e dell’abbigliamento è diventata un’emergenza ambientale sempre più urgente, specialmente in Paesi come la Cina dove più dell’80 per cento delle acque di falda non è potabile.

Il settore tessile italiano ha dimostrato una maggiore sensibilità di altri Paesi per quel che riguarda l’eliminazione delle sostanze tossiche. Infatti, tra le aziende italiane che hanno sottoscritto l’impegno detox, oltre a marchi come Benetton, Valentino e Miroglio, ci sono ben 50 aziende tessili e 27 di queste appartengono al distretto di Prato, il più grande distretto tessile europeo, che di fatto è diventato il cuore della rivoluzione Detox in atto nel nostro paese.

Foto: Greenpeace
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