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Shein controlla la sue fabbriche in Cina e pubblica gli stipendi dei lavoratori

Scritto da Isabella Naef

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Courtesy of Shein, interno di una fabbrica Shein in Cina

Dopo essere stato accusato di essere poco trasparente, di utilizzare materiali scadenti e di sfruttare i lavoratori, il retailer cinese Shein ha appena reso pubblici i risultati di un audit indipendente commissionato con l'obiettivo di chiarire le esatte condizioni di lavoro dei lavoratori che fanno parte della sua rete di fornitori in Cina. I dipendenti, alla luce dei risultati dell'audit, avrebbero percepito stipendi significativamente superiori a quelli minimi e medi delle rispettive regioni, con stipendi medi che vanno da un minimo di 775 euro a un massimo di 1.344 euro al mese.

Commissionato alle agenzie indipendenti Tuv Rheinland (Tuvr), Sgs e Intertek, l'audit è stato condotto tra aprile e giugno 2022, con lo scopo specifico di indagare sui salari pagati presso i siti fornitori di Shein nella Cina meridionale. Durante questo periodo, i ricercatori hanno controllato le attività di 150 stabilimenti fornitori di Shein in un totale di otto città della Cina meridionale, analizzando le condizioni di lavoro di un totale di circa 12.000 lavoratori in queste fabbriche. Un ampio campione di tutta la loro forza lavoro.

"Shein si impegna a promuovere un luogo di lavoro sicuro ed equo per i lavoratori delle fabbriche che fanno parte della nostra rete di fornitori", ha affermato, in una nota, Adam Whinston, direttore globale Esg di Shein per le politiche ambientali, sociali e di corporate governance.

"Attraverso il programma di approvvigionamento responsabile di Shein, il suo Codice di condotta per i fornitori e iniziative come questa indagine sui salari, investiamo denaro, tempo e sforzi per garantire che i lavoratori siano trattati in modo equo, in conformità con le leggi e i regolamenti locali e con gli standard internazionali del diritto del lavoro", prosegue il management.

Gli stipendi raggiungono, in media, fino a 1.344 euro

Entrando nel dettaglio dei dati raccolti, il totale di queste 150 fabbriche indagate era distribuito tra le città di Guangzhou, Foshan, Huizhou, Yiwu (Jinhua), Dongguan, Ganzhou, Shantou e Zhongshan. Tutte queste città si trovano nell'estremo sud del gigante asiatico e sono la regione in cui vivono e lavorano gli 11.827 lavoratori che sono stati utilizzati come studio per questo audit.

All'interno di questo stesso campione, sono stati inclusi i lavoratori legati alle 4 diverse posizioni e aree che un lavoratore può occupare all'interno di una delle fabbriche fornitrici di Shein, come tagliatore di tessuti, membro del reparto cucito, del reparto stiro oppure come collaboratore del reparto di preparazione degli ordini e del controllo qualità. Posizioni che hanno finito per riflettere misure salariali che vanno dai 7.310,27 yuan, pari a 995,91 euro al cambio attuale, per i lavoratori delle aree di controllo qualità e preparazione degli ordini, ai 9.868,17 yuan, pari a 1.344,39 euro al cambio attuale, che ricevono in media i lavoratori dei reparti di stiratura della rete di fornitori di Shein nella Cina meridionale.

"Come in qualsiasi altro settore, anche in quello dell'abbigliamento i salari si basano sui diversi ruoli e sulle competenze richieste per svolgere le mansioni", spiega Shein. Quindi, considerando "i quattro ruoli e reparti chiave all'interno delle strutture di produzione di capi di abbigliamento dei fornitori di Shein che sono stati controllati, i tagliatori di tessuti guadagnano in media 8.678,93 yuan al mese, mentre quelli del reparto cucito guadagnano 8.253,97 yuan al mese". In linea con ciò, ai due estremi della scala, i lavoratori del reparto di stiratura degli indumenti hanno "salari medi mensili più alti, pari a 9.868,17 yuan, mentre i responsabili del controllo qualità finale e del confezionamento portano a casa una media di 7.310,29 yuan al mese".

Lo scorso ottobre, dopo l'indagine di Uk Channel 4 che metteva in luce le condizioni di lavoro di sfruttamento dei dipendenti di Shein all'interno dei capannoni nella città di Canton, in Cina, l'azienda aveva aperto, a sua volta, un'inchiesta. Nel dettaglio, come sottolineava sulla pagine Instagram dell'azienda, Molly Miao, co-founder e coo di Shein, "sappiamo di avere la responsabilità nella salvaguardia del benessere dei lavoratori della nostra rete di fornitori. Alla luce delle notizie relative al recente report, abbiamo lanciato un'indagine sulle affermazioni che due dei nostri fornitori applicchino condizioni inaccettabili presso le loro sedi". "Finchè la nostra indagine non sarà completata, ecco alcuni fatti su ciò che stiamo facendo per garantire che i lavoratori che realizzano i prodotti che ami siano trattati in maniera equa", prosegue il messaggio della cofondatrice del marchio indicando, tra l'altro, che tutti i "fornitori della nostra catena di produzione devono seguire il nostro Codice di Condotta basato sulle convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nonchè le leggi e i regolamenti locali".

Il video di Channel 4 mostrava le condizioni alle quali i lavoratori sono sottoposti per un salario di circa 560 euro al mese. In particolare, l'indagine "Untold: Inside the Shein Machine", svolta con telecamere nascoste e condotta nelle fabbriche cinesi che fanno parte della catena di fornitura del rivenditore online, mostrava i dipendenti che lavorano 18 ore al giorno di fila (con sole sei ore di riposo), producendo 500 capi di abbigliamento al giorno. Tutto questo per essere pagati 4.000 yuan al mese, l'equivalente di 560 euro circa. Altri non ricevono uno stipendio di base e vengono pagati 0,27 yuan (0,03 euro) per ogni capo prodotto.

L'azienda, fondata nel 2012, impiega circa 10mila persone nel mondo e vende in oltre 150 Paesi Famoso per la produzione di centinaia di nuovi modelli al giorno e per la vendita di abiti a prezzi record, il retailer è diventato particolarmente popolare tra le giovani generazioni di consumatori, che sono attratte dal sito per il suo aspetto economico e di tendenza.

Nel servizio di Channel 4 si sentivano gli operai della fabbrica parlare delle pessime condizioni di lavoro e uno spiega: "Qui non esiste la domenica". Il presentatore del documentario, Imran Amrain, aggiungeva: "È una corsa al ribasso. Se qualcuno riduce il costo di produzione di un prodotto un po' di più, viene battuto. Tutte le aziende sono in concorrenza tra loro, indipendentemente da dove si trovino le loro fabbriche o la loro sede centrale".

Una frase che stride con quanto affermava Shein per voce della sua cofondatrice dopo che Channel 4 ha mandato in onda le riprese "investiamo 2 milioni di dollari l'anno per il nostro programma Shein Responsible Sourcing e lavoriamo con importanti agenzie come Intertek, Sgs, Tuvr e Openview per condurre controlli a sorpresa. Negli ultimi mesi sono stati completati 2600 controlli. Paghiamo i fornitori con tariffe competitive in modo che possano prendersi cura dei propri dipendenti. Se i controlli rilevano problemi come pratiche di lavoro non etiche o cattive condizioni lavorative, agiamo rapidamente, arrivando anche a terminare la collaborazione quando una violazione grave non viene corretta".

Shein