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Si allunga la lista dei marchi che smettono di rifornirsi in Myanmar

Scritto da FashionUnited

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Moda
Marks and Spencer
Si allunga la lista dei marchi e delle insegne che condannano le violazioni dei diritti umani in Myanmar. Dopo Benetton, Ovs e Primark, infatti, anche il retailer britannico Marks & Spencer ha fatto sapere che smetterà di rifornirsi dal Myanmar a causa delle preoccupazioni per le violazioni dei diritti umani nel Paese.

L'azienda ha aggiunto che sta lavorando per una "uscita responsabile" dal Paese e prevede di uscirne completamente entro marzo 2023.

"Abbiamo continuato a monitorare da vicino il mercato in Myanmar, attraverso la nostra partnership con l'Ethical trading initiative (Eti) e un processo di audit sul campo", ha sottolineato il management dell'insegna.

Dopo Ovs, Benetton e Primark anche Marks & Spencer condanna le violazioni dei diritti umani in Myanmar

A settembre, l'Eti ha esortato i rivenditori di moda a riconsiderare i loro legami con i fornitori in Myanmar, un Paese che è stato oggetto di turbolenze politiche dopo il colpo di stato dell'esercito contro il governo nel febbraio 2021.

Secondo un rapporto dell'Eti vi sono "prove di lavoro forzato e di sfruttamento a livello settoriale"

Secondo un rapporto commissionato dall'Eti, vi sono "prove di lavoro forzato e di sfruttamento a livello settoriale", e i lavoratori "non sono in grado di esercitare il loro diritto alla libertà" in linea con gli standard internazionali del lavoro, oltre ad altre presunte violazioni.

Marks & Spencer ha affermato che, alla luce dei risultati del rapporto, "è impossibile che i nostri principi di approvvigionamento globale siano rispettati" in Myanmar.

"Non tolleriamo alcuna violazione dei diritti umani in nessuna parte della nostra catena di approvvigionamento e stiamo lavorando per un'uscita responsabile dal Myanmar, in linea con la nostra politica di uscita responsabile, che prevede l'uscita completa entro marzo 2023", ha spiegato il management.

La decisione di Marks & Spencer arriva dopo che, a settembre, il gigante del fast fashion Primark aveva annunciato che avrebbe smesso di rifornirsi in Myanmar a seguito dello stesso rapporto.

A marzo del 2021 il gruppo Ovs ha condannato le violazioni dei diritti umani a Myanmar e si è messo al fianco delle organizzazioni dei lavoratori.

"Ovs, presente in Myanmar con alcune produzioni, sta monitorando gli sviluppi della situazione nel Paese e, al fine di prendere una posizione a supporto delle condizioni di lavoro in Myanmar, ha deciso di sottoscrivere l'appello lanciato da Clean Clothes e da molte altre ong e trade union internazionali", spiegava l'azienda.

Nel dettaglio Clean Clothes si è dichiarata solidale con i sindacati, il movimento per i diritti dei lavoratori e il popolo del Myanmar nel condannare il colpo di stato militare, chiedendo il ripristino della democrazia, il rispetto dello stato di diritto e l'immediato rilascio di tutte le persone arrestate illegalmente dopo il colpo di stato. "Dal primo febbraio, quando il colpo di stato militare ha avuto luogo, il popolo del Myanmar è sceso coraggiosamente in strada con manifestazioni, scioperi e proteste rumorose per mostrare la sua resistenza al golpe militare. I lavoratori di tutti i settori economici, compresi molti lavoratori dell'abbigliamento, si sono uniti alle proteste e al Movimento di disobbedienza civile (Cdm), esercitando i loro diritti fondamentali di sciopero e di manifestazione. I sindacati e le organizzazioni per i diritti umani in Myanmar e all'estero si oppongono al colpo di stato militare e chiedono la solidarietà internazionale nella lotta per il ripristino della democrazia", sottolineava, nell'appello, Clean Clothes.

"Manifestiamo la nostra più profonda preoccupazione per quanto sta accadendo in Myanmar. La situazione presenta tali problemi di sicurezza e violazione dei diritti e della liberta’ che abbiamo deciso di sospendere tutti i nuovi ordini verso il Paese", annunciava nella primavera 2021, attraverso una nota stampa, il gruppo Benetton.

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