Si allunga la "to do list" di Demna (Gucci): Peta gli chiede di vietare le pelli di animali selvatici
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Sono molte le responsabilità sulle spalle di Demna Gvasalia, la cui sfilata di debutto per Gucci si terrà a marzo 2026. In primo luogo lo stilista dovrà lavorare per fare in modo che si risollevino i conti di Gucci, mission a cui dovrà pensare anche Luca de Meo, che da metà settembre assumerà il ruolo di ceo di Kering, poi dovrà ridare lustro a un marchio storico che, negli ultimi anni, ha faticato a trovare una sua precisa collocazione sul mercato, complice anche il fatto che Sabato De Sarno (predecessore di Demna) ne è stato alla direzione creativa per nemmeno due anni. Alle richieste indirizzate allo stilista si aggiunge anche quella di Peta. L'associazione animalista ha lanciato un video appello e inviato una lettera "al genio della moda, ringraziandolo per aver promosso materiali animal-free e bandito l'uso di pelli di animali selvatici durante il suo mandato da Balenciaga, incoraggiandolo a fare lo stesso da Gucci", spiega una nota di Peta, acronimo di People for the ethical treatment of animals.
Peta: “la moda è innovazione, eppure Gucci è rimasta ancorata al passato, utilizzando la pelle di animali selvatici tormentati per le sue collezioni”
“La moda è innovazione, eppure Gucci è rimasta ancorata al passato, utilizzando la pelle di animali selvatici tormentati per le sue collezioni”, ha affermato Yvonne Taylor, vice presidente corporate projects di Peta. “Demna è un pioniere e Peta si appella a lui affinché dia a Gucci il rinnovamento di cui ha bisogno, passando a materiali vegani lussuosi e rispettosi degli animali, che rappresentano il futuro della moda".
Secondo un'inchiesta di Peta Asia sugli allevamenti di pitoni in Thailandia, "che riforniscono Kering, proprietaria di Gucci,... gli operai bloccano i pitoni per il collo, li colpiscono alla testa con un martello, infilzano ganci di metallo nelle loro teste e gonfiano i loro corpi con acqua, anche mentre gli animali continuano a muoversi. Le entità Peta hanno anche documentato come gli operai nella catena di approvvigionamento decapitano lucertole coscienti con machete e stordire le struzzi con l'elettricità prima di tagliare loro la gola davanti agli occhi terrorizzati dei loro compagni di branco", prosegue la nota dell'associazione animalista.
Un numero crescente di marchi di moda ha abbandonato le pelli di animali selvatici, tra cui Balenciaga, Burberry, Chanel, Marc Jacobs, Mulberry, Victoria Beckham e Vivienne Westwood, e molti altri stanno soddisfacendo la domanda di prodotti sostenibili e rispettosi degli animali offrendo opzioni di pelle vegana realizzate con un'ampia gamma di materiali innovativi come funghi, mele, mais e cactus, conclude la nota di Peta.