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Si fermerà la corsa ai rincari delle borse di lusso?

Scritto da Isabella Naef

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Moda|Opinion
Chanel resort PO 25 Credits: Launchmetrics/spotlight

Inutile nasconderlo: l'onta di essere additato come acquirente di falsi può influire molto, anzi moltissimo, sulla sostenibilità sociale, altro che amore per il pianeta o per i salari equi. Oggi, inoltre, a "fare concorrenza" alla contraffazione c'è il second hand, ribattezzato, in chiave "eco e fashion" pre loved. La concorrenza, a rigor di logica, il second hand dovrebbe farla anche alle maison da cui escono borse sempre più care, sempre più esclusive. Eppure le griffe, come Chanel ed Hermès, stanno continundo ad aumentare i prezzi, seguendo un trend che pare non arrestarsi.

Il mercato del second hand e i timori della crescita di quello della contraffazione non rallentano l'aumento dei prezzi delle maison

In un articolo pubblicato ieri da The Fashion Law, è emerso che i marchi del lusso continuano ad aumentare i prezzi: questa primavera Chanel è balzata agli onori della cronaca per aver portato il prezzo della sua ambita Flap bag oltre i 10.000 euro in almeno un mercato, mentre Hermès ha annunciato che avrebbe aumentato i prezzi tra l'8 e il 9 per cento in tutto il mondo. Allo stesso tempo, scrive The Fashion Law, i prezzi delle borse di Prada e di quelle di Dior e Louis Vuitton, tra gli altri, hanno continuato a salire negli ultimi anni e Rolex ha recentemente rivelato che avrebbe aumentato i prezzi di alcuni dei suoi orologi per la seconda volta nel 2024.

Su Instagram i censori delle borse fake fanno proseliti

Alla base degli aumenti ci sarebbero sostanzialmente due ragioni: una prettamente economica, ossia ricaricare sui prezzi del cartellino per coprire i costi, dall'aumento dei prezzi delle materie prime e della manodopera all'impatto specifico sui prezzi provocato dalle interruzioni della catena di approvvigionamento e delle relative spese di spedizione. L'altra è dettata dal posizionamento: essere esclusivi vuol dire essere per quei pochi che possono permettersi di spendere cifre da capo giro per una borsa. Insomma, detta così sembrerebbe una lotta a chi sale di prezzo, nella realtà le variabili in gioco per il mercato, almeno negli ultimi anni, sono aumentate. Accanto alla contraffazione, che in qualche modo è sempre stata spinta, da una fetta irriducibile di "vorrei ma non posso" oppure di "posso" ma tutti quei soldi per una borsa sembrano troppi (vuoi per ragioni morali, oppure di bieca spilorceria), è arrivato il fenomeno del second hand. L'altra variabile, quella dell'onta di essere pizzicati con un fake al braccio, pare restare immutata. Anzi, magari si è rafforzata perchè alla vergogna di essere un "poveretto" che non si può permettere l'originale, si aggiunge quella di alimentare il fenomeno della contraffazione e dello sfruttamento. A testimoniare questo fenomeno anche la nascita di account Instagram come TheFakeBirkinSlayer, che pubblica storie in cui smaschera vari influencer e cosiddetti "vip" che sfoggiano i falsi quotidianamente. L'account, che oggi conta 303mila follower, si descrive come Just say no to fakes, (Basta dire no alla contraffazione).

Come detto, il fenomeno della contraffazione, almeno agli occhi di chi si illude che una griffe addosso "nobiliti" sempre e comunque, trova una alternativa negli acquisiti di seconda mano, questa volta di borse originali ma a prezzi meno esorbitanti di quelli delle boutique. La crescita degli acquisti di seconda mano non sembra, però, mitigare la corsa ai rincari delle griffe del lusso che magari vendono meno pezzi, ma alzando il prezzo del cartellino vedono comunque crescere il loro fatturato.

Sunrise and Sunset Hermes Birkin Bags Credits: Sunrise and Sunset Hermes Birkin Bags/©Launchmetrics/spotlight

Una recente ricerca presentata da Silvia Andreani, luxury, fashion e beauty officer Ipsos, condotta su un campione di oltre 1500 persone mediante Knowledge panel, panel online di Ipsos creato per coinvolgere generazioni diverse con differenti attitudini ai consumi e all’utilizzo del digitale, ha messo in luce che il concetto di moda circolare conosciuto dal 31 per cento degli intervistati, è associato principalmente ai suoi aspetti più fattivi e creativi di recupero, riadattamento e riciclo.

La maggior parte degli acquisti di second hand riguarda abbigliamento (72 per cento) e borse (27 per cento)

Il mercato del second hand, in particolare, comprende sia la vendita sia lo scambio e, secondo il sondaggio Ipsos, ha come attore principale la Gen Z, al primo posto tra le generazioni per percentuale di acquirenti, 26 per cento, e di venditori (10 per cento). Inoltre, dall’indagine emerge che il 29 per cento degli intervistati dichiara di essere attivo nella vendita dei propri capi di abbigliamento, mentre una percentuale più alta (47 per cento) si dedica esclusivamente all’acquisto. La maggior parte degli acquisti riguarda abbigliamento generico (72 per cento) e borse (27 per cento) e per il 63 per cento riguarda marchi non di lusso, per il 37 per cento griffe di lusso. Chiarissimo, poi, che il primo motivo che fa protendere all’acquisto di un indumento second hand è il risparmio economico (69 per cento), mentre, ciò che maggiormente blocca è un pregiudizio sull’igiene (55 per cento). Ed è in questo 69 per cento che si annidano i fashion victim che "evitano" l'onta del fake e che hanno trovato nelle piattaforme del pre-loved un validissimo alleato.

Il romanticismo sull'amore per il pianeta, in questo caso, non c'è, ma il risultato, anche sul piano della sostenibilità, è valido lo stesso.

“L'aumento dell'interesse per il mercato del second hand è un segnale positivo. È fondamentale anche considerare il fine vita di questi capi e accessori, quando essi non sono più riutilizzabili o riparabili. In Italia, diversi attori del settore tessile e della moda si distinguono per il loro impegno nella circolarità, attuando strategie dedicate per chiudere il cerchio e dare una seconda vita ai prodotti. Per avere un impatto significativo sul sistema dei consumi, è, però, necessario rafforzare le collaborazioni tra i vari player. Le partnership sono, infatti, cruciali per sviluppare soluzioni su larga scala”, ha spiegato, nei giorni scorsi, a margine della presentazione della ricerca Ipsos, Simon Giuliani, global marketing director di Candiani.

“L'interesse per la moda second hand richiede alle aziende maggiore impegno sui temi sociali oltre che ambientali, attraverso partnership di filiera e una comunicazione trasparente per generare consapevolezza. È necessario integrare le competenze dei vari attori per garantire una reale economia circolare, privilegiando il riutilizzo rispetto al riciclo", ha detto Alfio Fontana, corporate partnership & Csr manager di Humana People to People Italia, organizzazione non profit, indipendente e laica, nata nel 1998 per realizzare progetti di cooperazione internazionale nel mondo e attività sociali e ambientali in Italia anche grazie a un processo di economia circolare.

"Con la vendita degli archivi di Carla e Franca Sozzani la Fondazione vuole incoraggiare a collezionare, archiviare e indossare abiti e accessori che hanno in sé alti valori di qualità e artigianato senza tempo, quindi sostenibili”, ha affermato Carla Sozzani, fondatrice di Fondazione Sozzani.

Chanel PO S25 Credits: Launchmetrics/spotlight
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