Sita Ricerca: il fashion attua politiche inclusive
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Il 47 per cento degli italiani considera il fashion il settore che, tra tutti, più sta cercando di attuare politiche inclusive grazie a comunicazioni che mostrano modelli e modelle con differenti fisicità, etnie e orientamenti sessuali. Questi alcuni dei dati emersi dalla ricerca di Sita Ricerca sul tema "Moda e inclusività in Italia".
Dall’altra parte, però, emerge dall'indagine, un buon 30 per cento ritiene che l’inclusività nella moda sia solo una strategia di comunicazione e che non abbia ancora abbastanza ricadute concrete nella realtà dei prodotti, dei negozi, dei prezzi e del processo di produzione.
Oltre il 50 per cento non ricorda i marchi che comunicano inclusività
Oltre il 50 per cento non ricorda i marchi che comunicano inclusività. “Non me ne ricordo uno in particolare, adesso che ci penso ce ne vorrebbero di più di marchi inclusivi”, ha affermato una giovane donna intervistata da Sita Ricerca. C’è ancora molto da fare secondo tutti gli intervistati: “siamo agli inizi in Italia rispetto ad altri paesi europei”.
"L’interesse verso le tematiche dell’inclusività è comunque alto e c’è un’apertura di credito da parte del 60 per cento della popolazione verso le aziende che stanno investendo in questa direzione", hanno spiegato gli esperti di Sita Ricerca.
"Il prodotto è assolutamente al centro delle attese dei consumatori in termini di inclusività. La moda si occupa ancora troppo poco di vestibilità e taglie che possano andare incontro a tutte le differenze fisiche. Problema sollecitato, a sorpresa, anche dai più giovani che non chiedono solo capi adatti al target curvy ma anche a chi ha taglie molto piccole, a chi è molto alto o molto magro", hanno aggiunto gli esperti.
Controverso, invece, il gradimento delle linee unisex, portate avanti dai designer: è solo una nicchia che oggi le apprezza realmente.
Infine, a causa del prezzo elevato, i prodotti di alta gamma, e non solo questi, sono considerati poco inclusivi.