Sneaker e sostenibilità: è responsabilità dei marchi far diventare sexy un accessorio riparato
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Il tema della sostenibilità nella moda non poteva non coinvolgere il segmento delle calzature e, in particolare, delle sneaker, ormai sdoganate in quasi tutte le occasioni e presenza costante nelle collezioni dei marchi di qualsiasi fascia di prezzo e target. Sostenibili, parzialmente sostenibili, riciclabili o parzialmente riciclabili, le sneaker, moderna versione di quelle che una volta erano le scarpe da tennis, da ginnastica o per il "tempo libero", sono al centro di progetti sperimentali e di ricerca di produttori pioneristici di materiali.
Ma qual è realmente lo stato dell'arte della sostenibilità quando si parla di sneaker? FashionUnited ne ha parlato con Saverio Lapini, co-fondatore e ceo di Ollum srl, società di consulenza con sede ad Arezzo, specializzata in sostenibilità d'impresa che accompagna le aziende in un percorso completo verso la riduzione degli impatti ambientali.
Come si inserisce la produzione di sneaker nel panorama della sostenibilità?
Si tratta di uno dei segmenti maggiormente interessanti perchè tradizionalmente utilizza materiali di origine sintetica che derivano dal petrolio, che sia gomma o poliestere. Adesso molte aziende, per esigenze legate alla sostenibilità, si stanno spostando su materiali naturali come filati di canapa e alternative ai materiali plastici convenzionali che sono compostabili, riciclabili e biobased, per esempio.
Quindi c'è un cambiamento nell'approccio produttivo?
Si, anche se non sempre i materiali naturali sono adatti a questo tipo di applicazioni: le scarpe da ginnastica devono essere resistenti e devono possedere qualità meccaniche. I materiali naturali vengono utilizzati per creare gomme biobased: subiscono quindi dei processi che sono identici a quelli delle materie di origine sintetica, ma la fibra di partenza è vegetale. Insomma, cambia il materiale ma i passaggi per ottenere le gomme, anche se di origine diversa, sono i medesimi e consentono alle aziende di mantenere i macchinari utilizzati per la "produzione tradizionale".
Ma questo sistema funziona da un punto di vista ambientale?
Si, diciamo che in tale modo è possibile produrre delle sneaker con un impatto ambientale inferiore, all'incirca, di un terzo rispetto a quelle convenzionali, ma ci sono due problemi.
Quali sono?
In primo luogo, come ho già accennato, i materiali non hanno le stesse caratteristiche e qualità dei materiali "tradizionali" e, quindi, possono avere una durata inferiore. Insomma, diminuisce l'impatto di una scarpa ma non si sta facendo nulla per allungare la durata della stessa. Il problema è che in questo modo l'azienda non sta facendo molto per cambiare l'ordine delle cose, per cambiare le regole del gioco, diciamo così.
Qual è la strada giusta?
Questa prima parte del processo che vede l'utilizzo di materiali naturali va nella direzione giusta, ma gli step successivi consistono nel lavorare sulla durabilità delle scarpe e sulla fase di post-vendita. Ricordiamo che ci sono utenti che sarebbero disposti a riparare la propria sneaker ma il marchio non mette a disposizione un servizio di questo genere. Magari hai un buco sull'alluce, ma la scarpa è ancora integra: ovviamente non è possibile andare in giro con un foro sulla tomaia, ma se ci fosse la possibilità di coprire adeguatamente la parte usurata, la sneaker potrebbe avere ancora lunga vita.
In questo caso, però, entra in gioco anche il desiderio del cliente di cambiare look, corretto?
Diciamo che le aziende, i marchi della moda, hanno le loro responsabilità da questo punto di vista: dovrebbero rendere sexy anche il "vecchio aggiustato". Nel momento in cui si farà una sfilata con un abito rattoppato e questo diventerà cool allora si sarà fatto un ulteriore passo avanti nella giusta direzione.
Parliamo di prezzi, spesso gli accessori sostenibili costano di più e questo incide nelle scelte di acquisto del consumatore.
I materiali naturali con cui vengono realizzate le sneaker sostenibili costano generalmente di più ma ciò è dovuto al fatto che non ci sono economie di scala e anche i produttori, localizzati principalmente in Italia, nelle Marche, oppure nel Sud Est asiatico, sono ancora di nicchia e non subiscono "la guerra sul prezzo" riservata ad altri fornitori. Aggiungo, però, che il costo dei materiali incide, a grandi linee, sul 20% del prezzo finale delle sneaker.
Acquistando quantità maggiori per produrre solo sneaker sostenibili sarebbe possibile godere di economie di scala?
Esatto. La realtà è che molte aziende hanno solo un modello o una linea sostenibile.
Perchè secondo lei?
Spesso non c'è visione sui temi legati alla sostenibilità, manca la cultura e anche la competenza. Ci sono molti giovani preparati che vanno a lavorare presso i marchi e hanno grandi aspettative ma poi quando si rendono conto che manca una visione sul lungo periodo, purtroppo, si spostano altrove.