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Solo lo 0,3 per cento dei materiali utilizzati dall'industria tessile proviene da fonti riciclate

Scritto da FashionUnited

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Moda
L'uso di tessuti riciclati nella produzione rimane minimo Credits: Pexels, Alexander Grey

Durabilità dei capi, riciclo, sostenibilità sono al centro di convegni, dibattiti e strategie. Ma, a oggi, pare che la strada sia tutta in salita e l'impegno profuso del tutto inadeguato. Stando al Circularity Gap report textiles, pubblicato da Circle Economy e dalla H&M foundation, mette in evidenza che l'industria tessile mondiale, compresi i tessuti per la moda e per la casa, consuma ogni anno risorse equivalenti al peso di 322 torri Eiffel (3,25 miliardi di tonnellate) per produrre articoli dalla vita sempre più breve.

Solo lo 0,3 per cento di questi materiali proviene da fonti riciclate, principalmente bottiglie di plastica. L'uso di tessuti riciclati nella produzione rimane minimo, mentre le fibre sintetiche derivate dal petrolio, come il poliestere, stanno guadagnando terreno e ora rappresentano il 70 per cento dei materiali utilizzati per produrre i nostri vestiti. Dati che lasciano riflettere e chiamano i marchi della moda ad agire, anche in fretta, quelli del Circularity Gap report textiles. Il rapporto chiede un'azione urgente per ridurre l'impatto ambientale del settore abbracciando i principi dell'economia circolare come il riutilizzo, il riciclo e lo slow fashion, la moda lenta, ovvero quella che non butta sul mercato centinaia di prodotti nuovi ogni giorno.

La transizione verso la circolarità impatta su 140 milioni di lavoratori impiegati nelle filiere tessili

“L'industria tessile e della moda può ridurre notevolmente la propria impronta ambientale attraverso pratiche circolari. Tuttavia, questa transizione avrà un impatto sui mezzi di sussistenza dei 140 milioni di lavoratori impiegati nelle filiere tessili. Garantire una giusta transizione per questi lavoratori dovrebbe essere una priorità assoluta sia per i governi, sia per le imprese”, ha sottolineato ‍Hilde van Duijn, managing director of Circle Economy foundation. "L'adozione di soluzioni di economia circolare lungo tutta la catena del valore tessile può contribuire a mitigare i cambiamenti climatici e la scarsità d'acqua, a preservare la biodiversità e la salute umana e a ridurre l'inquinamento atmosferico, oltre ad avere altri impatti positivi’.

I brand di massa oggi propongono fino a 24 collezioni all'anno

Il rapporto sottolinea che uno dei principali ostacoli al tessile circolare è la sovrapproduzione di capi a basso costo, di bassa qualità e principalmente sintetici, con i marchi del mercato di massa che oggi propongono fino a 24 collezioni all'anno. L'industria tessile è diventata uno dei maggiori consumatori di risorse, con conseguenti danni ambientali in tutto il mondo. Il rapporto stima che "il settore contribuisca per circa il 3,5 per cento alle emissioni globali di gas serra legate al cambiamento climatico, per il 5 per cento al sovraccarico di sostanze nutritive che altera gli ecosistemi marini e d'acqua dolce, e rappresenta il 3,5% della carenza idrica", si legge nell'indagine.

La Cina è il maggior produttore di tessuti e gli Stati Uniti il maggior consumatore

Due Paesi, la Cina e gli Stati Uniti, svolgono un ruolo significativo in questi impatti ambientali: la Cina è il maggior produttore di tessuti e gli Stati Uniti il maggior consumatore. L'impatto ambientale pro capite negli Stati Uniti è da cinque a otto volte superiore alla media mondiale, a causa del forte consumo di prodotti tessili.

Un'industria tessile circolare è impossibile senza una drastica riduzione dei consumi

Il rapporto delinea le strategie per triplicare la circolarità dell'industria tessile e ridurre l'impatto ambientale fino al 50 per cento. Queste strategie includono l'aumento della durata degli indumenti attraverso l'uso intelligente delle fibre sintetiche e il potenziamento del riciclo dei tessuti. Produrre fibre naturali in modo sostenibile è fondamentale, poiché i metodi di coltivazione tradizionali per materiali come il cotone e la lana possono aggravare i danni ambientali a causa dell'eccessivo utilizzo di acqua, terra, pesticidi ed energia. In ultima analisi, il report ritiene che un'industria tessile circolare è impossibile senza una drastica riduzione dei consumi.

Produrre fibre naturali in modo sostenibile è fondamentale

Oggi l'europeo medio consuma ben 26 chilogrammi di prodotti tessili all'anno, mentre ne scarta 12. Abbracciare la moda lenta, che privilegia la qualità rispetto alla quantità, e sostenere le aziende nell'adozione di modelli di noleggio o condivisione è fondamentale per ridurre la sovrapproduzione, mentre metodi di produzione più efficienti possono ridurre drasticamente i rifiuti pre-consumo.
“Abbiamo sostenuto questo rapporto per fornire all'industria tessile informazioni utili. Il rapporto evidenzia gli sforzi di circolarità di maggiore impatto. Pur non essendo una soluzione completa, l'economia circolare è uno strumento potente per promuovere un cambiamento significativo. Ci auguriamo che questi spunti supportino la trasformazione dell'intero settore, a beneficio sia delle persone che del pianeta”, ha affermato Christiane Dolva, head of innovation, research and demonstration di H&M foundation

Nel 2017 la Circle Economy foundation, con sede ad Amsterdam, ha riconosciuto l'urgente necessità di misurare accuratamente l'economia circolare. Per questo motivo, nel gennaio 2018, al World economic forum di Davos è stato lanciato il primo Circularity Gap report.

Un'industria tessile circolare è impossibile senza una drastica riduzione dei consumi Credits: Courtesy of Circle Economy ed H&M Foundation autori del Circularity Gap report textiles
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