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Sostenibilità: il Gruppo Miroglio e la stampa digitale

Scritto da Isabella Naef

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Moda|INTERVISTA

FashionUnited ha dato il via due settimane fa a una nuova serie di interviste dedicate alla sostenibilità. Il 5 giugno è stata celebrata la giornata mondiale dell’ambiente e molte griffe, Gucci in testa, hanno, ancora una volta, ribadito il loro impegno su questo fronte. In realtà la parola sostenibilità abbraccia una gamma ampia di azioni, obiettivi e strategie aziendali che vanno dalla salvaguardia del pianeta in senso stretto, al rispetto per l’individuo, alla tutela degli animali.

Questa settimana abbiamo sentito Giuseppe Miroglio, presidente del Gruppo Miroglio, azienda nata nel 1947, attiva nel tessile e abbigliamento specializzata nella moda femminile. Miroglio, con un fatturato 2017 pari a 620 milioni di euro (Miroglio Fashion ne ha fatturati 519) crea, produce e distribuisce 12 brand ed è molto sensibile al tema della sostenibilità e della salvaguardia dell'ambiente.

Cosa si intende per approccio sostenibile quando si parla di aziende come la vostra?

La sostenibilità per me è l'utilizzo più efficiente delle risorse, ossia riciclo, economia circolare e investimenti in innovazione. Una serie di processi e di pratiche che si applicano sia alla produzione legata a Miroglio Textile, sia ai nostri marchi (fanno capo a Miroglio Fashion i brand Motivi, Elena Mirò, Fiorella Rubino, Oltre, Caractère, Luisa Viola, Diana Gallesi, Per Te by Krizia e per la start up Tailoritaly). Nei negozi, per esempio, utilizziamo l'illuminazione led, facciamo il riciclo degli appendini. Da diversi anni abbiamo effettuato importanti investimenti in nuove tecnologie di stampa di ultima generazione nell'ottica dell'eco-sostenibilità presso gli stabilimenti Miroglio Textile di Govone e Alba. Dal 2014, inoltre, il gruppo Miroglio ha aderito a “Detox”, la campagna organizzata da Greenpeace per l’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose dai processi produttivi tessili.

Come si declina il vostro approccio sostenibile nelle attività quotidiane e quali sono i risultati ottenuti?

Grazie alle tecnologie di stampa nell'ottica dell'eco-sostenibilità abbiamo ottenuto notevoli riduzioni di consumo di acqua, energia ed emissione C02. La stampa e il finissaggio richiedono un utilizzo molto importante di acqua. Abbiamo deciso di investire su nuove modalità di stampa anche per ridurre l’impatto ambientale, legato all’utilizzo delle risorse introducendo la stampa digitale. Siamo dei pionieri su questo fronte e ci chiamano anche all'estero per raccontare la nostra eperienza. Grazie alla stampa digitale si utilizza molta meno acqua e meno inchiostro: fatti 100 i litri che utilizza la stampa tradizionale, stampa digitale ne usa la metà. Centomila metri di stoffa di tessuto stampata in digitale permettono di risparmiare 3 milioni e 200 mila litri di acqua, che calcolati su vari indumenti corrispondono a un risparmio di 31 litri per una giacca, 42 litri per un abito e 58 per un tailleur.

Costa di più produrre "sostenibile"?

Siamo partiti con un surplus di costo molto elevato ma ora siamo all'incirca allo stesso costo rispetto alla stampa tradizionale. Certo gli investimenti su questo fronte sono stati molto importanti, parliamo di una ventina di milioni di euro.

Ma il cliente è disposto a spendere di più per un capo o un tessuto che è stato prodotto nel rispetto dell'ambiente?

Nonostante ci sia una senibilità crescente, soprattutto all'estero, tendenzialmente il retailer e il consumatore non vogliono spendere di più per un prodotto "sostenibile".

Da dove nasce la vostra sensibilità nei confronti dell'ambiente?

Abbiamo sede ad Alba, nelle Langhe, un territorio che è un gioiello e noi desideriamo che rimanga tale. La sostenibilità nasce in primo luogo dal rispetto per il territorio e per le persone che lavorano con noi e che vivono in questa regione. Diciamo che produrre in una zona come le Langhe è uno stimolo in più.

Il riciclo è un'altra pratica fondamentale quando si parla di sostenibilità e voi l'avete adottata già da tempo, esatto?

Si, inoltre proprio su questo fronte abbiamo dato vita a una collaborazione con la start up Quid, che mira al reinserimento lavorativo di donne in situazioni di disagio, storie di violenza o disabilità. Il progetto ha visto la creazione di un nuovo marchio di moda che nasce da tessuti di qualità del miglior made in Italy, recuperati localmente per mano di donne con un passato di fragilità. La Miroglio è tra i fornitori del materiale tessile, di riciclo, favorendo così un ciclo virtuoso.

Foto: Giuseppe Miroglio, la stampa digitale, credit Miroglio Group press office

fiorella rubino
giuseppe miroglio
Miroglio Group
Sostenibilita