Verdetto del garante danese: la settimana della moda di Copenaghen non fa greenwashing
Nel febbraio 2025, Tanja Gotthardsen, specialista di greenwashing, e l'organizzazione danese dei consumatori Tænk hanno presentato una denuncia al Garante danese per i consumatori contro la Copenhagen fashion week (Cphfw) e sette marchi di moda danesi partecipanti: Baum und Pferdgarten, Berner Kühl, Forza Collective, Herskind, OpéraSport, Stine Goya e Won Hundred.
La denuncia si concentra sui cosiddetti 'requisiti di sostenibilità' della Cphfw, in vigore dal 2023 per i partecipanti al programma ufficiale. Secondo i denuncianti, tali requisiti non sono sufficientemente rigorosi e sono fuorvianti per i consumatori. Per esempio, l'uso di termini come 'eco-friendly' senza prove a sostegno e la promozione di tessuti sintetici come 'verdi', un termine privo di significato sostanziale. Ora il Garante, che ha il compito di vigilare sul rispetto della legislazione danese a tutela dei consumatori, ha stabilito che la denuncia non presenta elementi sufficienti per intraprendere ulteriori azioni legali. Non verrà avviata alcuna causa.
La Cphfw ha accolto con favore la decisione. La direttrice Cecilie Thorsmark aveva già sottolineato su LinkedIn che i requisiti di sostenibilità sono intesi come linee guida e non garantiscono che i marchi presenti alla settimana della moda siano effettivamente sostenibili. Tanja Gotthardsen, tuttavia, non si arrende. Sul suo profilo LinkedIn, scrive che l'organizzazione della Cphfw non è stata assolta, né che sia stato dichiarato che non pratichi il greenwashing. Secondo i denuncianti, la Cphfw e Dansk Mode & Textil stanno ora diffondendo informazioni fuorvianti sull'esito del caso. L'aspetto più importante, scrive Gotthardsen, è la raccomandazione che il Garante per i consumatori rivolge alla Cphfw nella sua decisione.
La Cphfw dovrebbe prestare maggiore attenzione al greenwashing in conformità con la legge danese sulle pratiche di marketing, anche perché la stessa Cphfw definisce i marchi partecipanti sul proprio sito web come “sustainable fashion brands”. La Cphfw deve inoltre vigilare meglio sul marketing ingannevole nei confronti dei partner commerciali. Il Garante per i consumatori non esclude inoltre che vengano create impressioni fuorvianti, per cui i marchi che partecipano alla settimana della moda a volte appaiono più sostenibili di quanto non siano in realtà.
Ciò che soddisfa Gotthardsen, tuttavia, è che i marchi accusati hanno iniziato a rivedere i loro siti web e la loro comunicazione, sia in risposta alla denuncia sia ai punti sollevati dal Garante per i consumatori.
Il clamore suscitato dal caso dimostra che la trasparenza e l'applicazione delle dichiarazioni di sostenibilità nell'industria della moda sono temi di grande attualità. Anche se la direttiva sui Green Claims non dovesse essere approvata, il greenwashing rimane un punto cruciale di attenzione.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente sulle altre edizioni di FashionUnited e tradotto in italiano usando un tool di intelligenza artificiale.
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