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Vestiaire collective mette al bando i marchi fast fashion dalla piattaforma

Scritto da Isabella Naef

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Moda

Un 'immagine che mostra l'accumulo di rifiuti tessili Credits: Vestiaire collective
Vestiaire Collective, piattaforma per la rivendita di moda di lusso di seconda mano, bandirà dalla sua piattaforma una nuova lista di marchi di fast fashion. Si tratta della seconda fase di un piano triennale volto a proibire la presenza di capi derivanti dal fast fashion da Vestiaire Collective, ha spiegato il management in una nota.

"La decisione di bandire il fast fashion è stata presa per sostenere il lavoro che Vestiaire Collective svolge da tempo per promuovere alternative al modello di moda dominante. Questi marchi contribuiscono a una produzione e a un consumo eccessivi, con conseguenze sociali e ambientali devastanti nel ud globale. È nostro dovere agire e aprire la strada ad altri operatori del settore affinché si uniscano a noi in questo movimento, così da avere un impatto insieme", ha sottolineato Dounia Wone, chief impact officer di Vestiaire Collective.

"Cambiare il modo in cui le persone consumano è la missione dell’azienda, che utilizzerà la propria piattaforma per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dei rifiuti tessili e del consumo eccessivo di indumenti, oltre a incoraggiare altri attori chiave della moda a unirsi alla missione di cambiamento del settore. Dopo un anno di ricerca e pianificazione, a partire da oggi Vestiaire Collective è orgogliosa di bandire 30 nuovi marchi", si legge nella nota.

Vestiaire Collective ha riunito i principali esperti del settore per contribuire a costruire un quadro di definizione del fast fashion, che si basa su cinque criteri che alimentano la sovrapproduzione e il sovraconsumo. Ecco i cinque criteri: prezzo basso (stima del prezzo medio, considerando anche la componente della riparabilità); tasso di ricambio elevato (numero stimato di collezioni o di nuovi articoli in uscita ogni anno); ampiezza della gamma di prodotti (numero di articoli disponibili in un determinato momento); velocità della messa in vendita (tempo necessario a completare il ciclo produttivo, dalla fase di progettazione alla disponibilità del prodotto finito in negozio); forte intensità promozionale (frequenza e intensità delle promozioni di vendita).

I nove membri del comitato di specialisti di moda e sostenibilità sono stati selezionati in base alla loro esperienza e alla conoscenza dell’impatto ambientale e sociale negativo del fast fashion. Gli esperti hanno fornito la loro opinione e analisi approfondita del mercato del fast fashion. Tra i membri figurano Orsola de Castro, cofondatrice di Fashion Revolution e autrice, Christina Dean, fondatrice e presidente del consiglio di amministrazione dell’Ong Redress e fondatrice e direttrice operativa di The R Collective, Lauren Singer, socia amministratrice della venture capital Overview e Matteo Ward, cofondatore di Wrad living, attivista, consulente per Un/Cefact.

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