Vestiaire collective mette al bando i marchi fast fashion dalla piattaforma
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"La decisione di bandire il fast fashion è stata presa per sostenere il lavoro che Vestiaire Collective svolge da tempo per promuovere alternative al modello di moda dominante. Questi marchi contribuiscono a una produzione e a un consumo eccessivi, con conseguenze sociali e ambientali devastanti nel ud globale. È nostro dovere agire e aprire la strada ad altri operatori del settore affinché si uniscano a noi in questo movimento, così da avere un impatto insieme", ha sottolineato Dounia Wone, chief impact officer di Vestiaire Collective.
"Cambiare il modo in cui le persone consumano è la missione dell’azienda, che utilizzerà la propria piattaforma per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dei rifiuti tessili e del consumo eccessivo di indumenti, oltre a incoraggiare altri attori chiave della moda a unirsi alla missione di cambiamento del settore. Dopo un anno di ricerca e pianificazione, a partire da oggi Vestiaire Collective è orgogliosa di bandire 30 nuovi marchi", si legge nella nota.
Vestiaire Collective ha riunito i principali esperti del settore per contribuire a costruire un quadro di definizione del fast fashion, che si basa su cinque criteri che alimentano la sovrapproduzione e il sovraconsumo. Ecco i cinque criteri: prezzo basso (stima del prezzo medio, considerando anche la componente della riparabilità); tasso di ricambio elevato (numero stimato di collezioni o di nuovi articoli in uscita ogni anno); ampiezza della gamma di prodotti (numero di articoli disponibili in un determinato momento); velocità della messa in vendita (tempo necessario a completare il ciclo produttivo, dalla fase di progettazione alla disponibilità del prodotto finito in negozio); forte intensità promozionale (frequenza e intensità delle promozioni di vendita).
I nove membri del comitato di specialisti di moda e sostenibilità sono stati selezionati in base alla loro esperienza e alla conoscenza dell’impatto ambientale e sociale negativo del fast fashion. Gli esperti hanno fornito la loro opinione e analisi approfondita del mercato del fast fashion. Tra i membri figurano Orsola de Castro, cofondatrice di Fashion Revolution e autrice, Christina Dean, fondatrice e presidente del consiglio di amministrazione dell’Ong Redress e fondatrice e direttrice operativa di The R Collective, Lauren Singer, socia amministratrice della venture capital Overview e Matteo Ward, cofondatore di Wrad living, attivista, consulente per Un/Cefact.