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Wardroba: la startup che punta sul fashion social commerce

Scritto da Isabella Naef

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Moda|INTERVISTA

Prosegue questa settimana la serie di interviste dedicate alle startup nate in Italia e attive nel settore della moda. Oggi FashionUnited racconta la storia di Wardroba, piattaforma dedicata ai marchi di abbigliamento emergenti, nata a Milano dall’idea di tre giovani imprenditori, ingegneri e con un master Mba. In realtà inizialmente gli startupper erano quattro: Fulvio Catalano, Federico Della Bella, Luca Nardone e Matteo Fiorentini, tutti con un’età compresa tra i 35 e i 38 anni, ma l’ultimo è uscito dal gruppo dopo qualche tempo.

L'idea imprenditoriale nasce dalla consapevolezza che un made in Italy nuovo, giovane e innovativo abbia la possibilità di imporsi nel mondo. Wardroba si pone come supporto alla digitalizzazione, all'internazionalizzazione delle maison creative che nascono in Italia, ma non solo, e cercano un supporto tecnologico e di business per internazionalizzarsi. A raccontare a FashionUnited come è nata l’idea di questa startup di Polihub, l'incubatore della Fondazione Politecnico di Milano, è Federico Della Bella, chief opportunity officer.

Come e quando è nata l’idea della piattaforma?

Fulvio (Catalano, ndr) e Luca (Nardone, ndr), che hanno studiato ingegneria, dell’informazione a Napoli e aeronautica a Palermo, e sono poi arrivati al Mip, stavano pensando a una sorta di armadio digitale, un social network dove le persone potessero mettere insieme i capi che già possedevano con quello che avrebbero desiderato acquistare per vedere come sarebbero risultati indossati.

E poi cosa è successo?

Abbiamo capito che c’era l’opportunità di business. Wardroba è una piattaforma di ecommerce per abbigliamento e accessori che ha delle funzionalità social molto spiccate e un’integrazione forte con Facebook, Instagram e altri social network. Offriamo a brand e designer emergenti che hanno idee e prodotti interessanti, un supporto per le attività che a loro interessano meno e per cui spesso non hanno le competenze: ossia costruire un sito ecommerce, gestire spedizioni e resi, fare comunicazione digitale. La società è stata fondata nel dicembre 2013 e un anno fa abbiamo iniziato a vendere sul sito, da fine novembre 2015 anche all’estero .

Quanti marchi avete oggi sulla piattaforma?

Abbiamo circa una settantina di etichette ed entro fine della primavera arriveremo a 100. Si tratta di etichette italiane e straniere. Abbiamo anche una serie di brand britannici e una partnership con Ukti,(acronimo di Uk Trade & investment, ndr), l’agenzia del consolato britannico che in Italia che si occupa di internazionalizzazione e penetrazione dei brand inglesi nei diversi mercati. Proprio con Ukti abbiamo anche in programma il lancio di una collezione eco-sostenibile nel prossimo autunno.

L’attività di scouting dei marchi è complessa?

Sì, cerchiamo dei marchi che abbiano delle storie da raccontare e che siano indipendenti. E’ anche fondamentale che siano in grado di rispettare i tempi di consegna e che non abbiano prezzi inavvicinabili. Le fiere e i consulenti sono importanti per trovare nuovi marchi. Alcune volte sono i brand che ci contattano direttamente.

Come sta andando il mercato italiano?

Il mercato italiano va bene soprattutto per prodotti che non rientrano in una fascia di prezzo elevata. Abbiamo venduto molte borse con un prezzo inferiore ai 100 euro.

Chi è il vostro cliente finale tipo?

Il cliente finale è all’80 percento donna, con una età compresa tra i 25 e i 45 anni e una capacità di spesa medio-alta. Posso dire che si tratta di una clientela interessata ad avere prodotti esclusivi, che gli altri non hanno.

Qual è il fatturato 2015 e le previsioni 2016?

Il 2015 si è chiuso con un giro d’affari inferiore ai 50mila euro. Per il 2016 prevediamo di raggiungere un fatturato mensile di circa 30mila euro. L’obiettivo a breve è di diventare l’applicazione per i brand indipendenti e di incrementare l’offerta per l’uomo e l’abbigliamento. Per questi marchi noi gestiamo spedizioni e resi e facciamo comunicazione digitale. Avendo una piattaforma, sfruttiamo l’effetto network e vogliamo prendere tante piccole nicchie e basi clienti e farne un mercato più grande. I designer hanno da noi questi servizi gratuitamente. Non pagano nulla e hanno un canale ecommerce, il tutto a fronte di una commissione sul venduto. Il costo di spedizione ammonta a 8 euro verso lo stesso paese del brand, a 15 euro per un Paese diverso in Europa e a 20 euro per un Paese diverso nel resto del mondo. I prodotti etichettati “disponibili” sono spediti entro 2-3 giorni lavorativi dalla data di pagamento, mentre quelli etichettati “su ordinazione” sono prodotti e spediti in 10-15 giorni lavorativi dalla data di pagamento.

Quanto avete investito nella società e dove avete trovato i capitali?

I capitali investiti ammontano a 50mila euro e sono stati finanziati da noi tre soci fondatori e da un pool di family e friend del Mip. L’investimento è servito per realizzare le attività che non riusciamo a fare internamente: ossia il marketing e i costi di tipo legale, come il notaio per la fondazione della società, e di tipo fiscale. Oltre a noi tre soci fondatori lavorano con noi tre ingegneri dell’informazione del Politecnico di Milano che sono entrati in società con delle quote. Sono Nicola Casamassima, Jacopo Gasparetti e Riccardo Lazzati, bravissimi nella programmazione e nella gestione di progetti It.

Posso chiederle qualche suggerimento per i potenziali imprenditori della moda?

Innanzitutto devo dire che noi dobbiamo ancora validare quello che stiamo facendo ma abbiamo imparato che l’idea, spesso, è solo un punto di partenza: quello che fa davvero la differenza è la capacità di esecuzione. Diciamo che conta circa per il 90 percento. Poi credo che per questo tipo di startup innovative la competenza digitale debba essere interna e che sia necessaria una rapidità di realizzazione per andare sul mercato in tempi brevi.

Queste inchieste saranno pubblicate a giovedì alterni su FashionUnited.it. La pubblicazione della prossima intervista è in calendario giovedì 14 aprile.

Foto: Da sinistra Federico Della Bella, Luca Nardone, Fulvio Catalano

Foto: Disappear


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