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Work in fashion: per Riccio (Marangoni) bisogna puntare sulla moda uomo

Scritto da Isabella Naef

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Moda |INTERVISTA

Quali sono i profili professionali più gettonati nelle aziende della moda? Quali sono i percorsi formativi che offrono maggiori chance a tal fine? E’ vero che l’ecommerce, ritenuto dagli esperti come il settore che presenta enormi potenzialità nel fashion, è un bacino occupazionale molto interessante? Come ci si deve comportate in sede di colloquio per guadagnarsi l’interesse delle griffe e degli etailer? Con la serie Work in fashion, che è pubblicata ogni giovedì, FashionUnited intende cercare di rispondere a queste domande.

Questa settimana tocca a Roberto Riccio, group managing director di Istituto Marangoni, blasonata fucina di talenti che hanno fatto e continuano a scrivere la storia della moda. Domenico Dolce, Franco Moschino, Maurizio Pecoraro, Andrea Pompilio, Paula Cademartori, Lucio Vanotti, Umit Benan, Rodolfo Paglialunga e Alessandro Sartori, tanto per fare qualche nome, sono gli stilisti che si sono formati in questo istituto che oggi ha sede a Milano Firenze, Parigi, Londra, Shanghai, Shenzhen, Mumbai e, presto, anche a Miami e a Dubai.

Quali sono le aziende che offrono un’opportunità agli studenti che escono dalla vostra scuola?

I ragazzi che arrivano da noi puntano a marchi del lusso, a griffe come quelle dei due colossi francesi LVMH e Kering. Si tratta di aziende cui fanno capo marchi che effettivamente sono stati in grado di andare al di là del prodotto fisico, creando una storia, una vera e propria esperienza. Parlo di Gucci, ma anche di Moncler e di altre etichette dove i talenti sono valorizzati.

Ma quali sono i profili maggiormente spendibili oggi?

Quelli che sono in grado di creare una esperienza di acquisto online. Se a oggi l’ecommerce presenta grandissime potenzialità e non si è ancora sviluppato è perché prevale ancora il rapporto di contatto con il prodotto. L’online visual merchandising è quindi diventato fondamentale, così come è fondamentale riuscire a personalizzare questi acquisti. Abbiamo messo a punto dei corsi e dei moduli formativi che prevedono anche dei percorsi di comunicazione digitale e rendering dell’oggetto online

Questo per quanto riguarda l’ecommerce, e per i social network, altro canale privilegiato per comunicare con i clienti?

Il social è diventato fondamentale e i brand della moda si affidano a professionisti che abbiano completa padronanza di questo mezzo. Cosa che devono saper fare molto bene le blogger, una professione gettonata anche dalle modelle che, sempre più spesso, a un certo punto della carriera scelgono questo percorso. E’ pensando anche a loro che abbiamo studiato il corso in Fashion business in communication e new media.

Insomma, nessuno vuole più fare lo stilista?

No, anzi. Il corso in Fashion designer resta il nostro core business, investiamo tante risorse su questo fronte e manteniamo collaborazioni con le griffe più conosciute che poi prendono i nostri studenti. A questo proposito desidero sottolineare che la moda maschile fa da traino in questo momento e secondo me uno stilista dovrebbe fare molta attenzione a questo segmento del mercato. Specializzarsi nella moda uomo è una scelta perfetta. Da noi è possibile specializzarsi nell’uomo, nella donna oppure negli accessori.

Il talento immagino sia la caratteristica indispensabile, la formazione la strada giusta per arrivare, ma cosa è che fa la differenza? Che tipo di approccio bisogna avere per farsi strada nella moda?

Devi essere interconnesso, non devi essere timido, ma curioso, intraprendente. Molto importante anche la capacità di fare networking, andare alla mostre, essere informato, aperto. Nella nostra scuola abbiamo studenti di 107 nazionalità. India, Brasile, Cina, Russia e Italia sono quelle più diffuse e la contaminazione è importante nella moda. Molto apprezzato anche il coraggio di spostarsi, di mettersi in gioco. La Cina, per esempio, assorbe molti ragazzi che escono dalla scuola e li paga bene. Fare due anni in Cina, territorio dove sono presenti molte griffe, è un’esperienza ottima. Ci sono anche molti studenti cinesi che vengono a studiare da noi, poi fanno qualche anno di esperienza presso i quartier generali dei marchi italiani e decidono di tornare in Cina e fondare la loro etichetta.

Quanti studenti avete e qual è la percentuale di inserimento dei ragazzi?

Abbiamo 2mila nuovi iscritti ogni anno e un tasso occupazionale che raggiunge l’80 percento. Entro fine anno avremo dieci sedi e attualmente contiamo 4mila studenti.

Quali sono le aziende della moda con cui gli studenti entrano in contatto ?

Gli studenti possono contare sull’esperienza diretta nell’industry, grazie a progetti didattici realizzati con aziende come Balenciaga, Balmain, Bottega Veneta, Céline, Chanel, Dolce&Gabbana, Etro, Fendi, Giorgio Armani, Givenchy, Gucci, Hermès, Kering, Louis Vuitton, Moncler, Prada, Saint Laurent, Tod’s, Tom Ford e Vétements.

Nel mese di Agosto FashionUnited si concentrerà sui lavori della moda. Per leggere sul tema clicca qui.

Foto: Roberto Riccio, Istittuto Marangoni, credit: Istituto Marangoni press office

Giorgio Armani
Istituto Marangoni
roberto riccio
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