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Daniel Lee divorzia da Bottega Veneta: ecco perchè

Scritto da FashionUnited

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Courtesy of Kering, Bottega Veneta

Risale a qualche giorno fa la notizia del divorzio tra Bottega Veneta e Daniel Lee, il 35enne direttore creativo che in tre anni alla guida creativa dell’etichetta conosciuta per le sue borse intrecciate ne aveva ringiovanito l’immagine. Ecco perchè questa notizia ha colto di sorpresa l’ambiente della moda.

In un comunicato il ceo di Kering, François-Henri Pinault, ha ringraziato Lee per “il capitolo unico” che ha scritto a Bottega Veneta: “La sua singolare visione ha reso rilevante la tradizione del brand per il mondo di oggi e lo ha rimesso al centro della scena della moda” ha detto l’amministratore delegato del gruppo del lusso. “Sono molto grato a Daniel per aver portato passione ed energia a Bottega Veneta”. Insomma, un saluto da cui si evince la viva consapevolezza del valore di Lee e del suo operato in questi anni”.

La nuova organizzazione creativa della maison sarà annunciata a breve

“Desidero ringraziare Daniel per il suo apporto nei tre anni trascorsi insieme, durante i quali ha tracciato una nuova prospettiva per Bottega Veneta e un nuovo approccio alla modernità, nel rispetto degli oltre 50 anni di patrimonio della maison. Il successo del suo lavoro creativo è testimoniato dalla crescita significativa del marchio degli ultimi tre anni”, ha affermato Leo Rongone, ceo di Bottega Veneta.

Kering non ha precisato quando Lee lascerà la carica, nè chi lo sostituirà (anche se si legge che la nuova organizzazione creativa della maison sarà annunciata a breve). Kering ha indicato che la separazione è stata “una decisione comune”. Secondo la stampa anglosassone, la partenza sarebbe da imputare a disaccordi interni tra lo stilista e i team di Bottega Veneta.

In effetti, tre anni sono un tempo molto breve. Soprattutto quando il direttore artistico ha dimostrato l’attualità della sua visione con un’impennata nelle vendite. Ma ecco il punto: molto spesso la vera originalità si basa su una differenza di temperamento e un cambiamento di abitudini che, se erano accettabili, e persino ammirate anche se temute ai tempi di Yves Saint Laurent (il couturier era noto per i suoi disturbi ciclotimici ed episodi depressivi), non sono più appropriate nell’epoca dei grandi gruppi con partecipazioni industriali.

Potrebbe essere questo quello che è appena successo a Bottega Veneta, almeno secondo alcune ricostruzioni della stampa anglosassone e ciò nonostante, o forse è solo una conferma, il comunicato stampa poeticizzi il romanzo di un accordo comune, e ogni parte coinvolta esalti il grande interesse per l’esperienza che va a concludersi. Insomma, una sperazione inaspettata tanto più iperché le cifre erano eccellenti. Dal suo arrivo nel giugno 2018 alla casa di lusso italiana fondata a Vicenza nel 1966 e di proprietà di Kering dal 2001, Daniel Lee ha fatto incetta di successi, stuzzicando le fashioniste con la sua clutch morbida The Pouch nel 2019 e poi con le sue mule montate su una suola a spillo, solo per fare un esempio.

Numeri alla mano, dopo anni di vendite fiacche, il marchio italiano è tornato in attivo. Mentre Gucci è in forte calo (meno 21,5 per cento rispetto al 2019) per l’anno 2020, e Saint Laurent cala del 13,8 per cento con 1,7 miliardi di vendite nel 2020, Bottega Veneta sorprende tutti tornando a crescere con 1,2 miliardi di vendite, in aumento del 4,8 per cento. E ciò nonostante lo stilista avesse deciso di togliere il marchio dai social media.

Ancora più sorprendentemente, la partenza di Daniel Lee sembra essere già avvenuta. In altre parole, sembra un licenziamento con effetto immediato. Lo stilista inglese aveva appena presentato la sua nuova collezione tre settimane fa a Detroit, negli Stati Uniti. Fuori dal calendario della settimana della moda, naturalmente, secondo i desideri dello stilista. Quindi cosa è successo?

Diversi commentatori fanno circolare la voce di un riavvicinamento tra Phoebe Philo (che lancerà la sua maison con il sostegno di Lvmh) e Daniel Lee, che è stato il più brillante assistente della stilista prodigio quando lavorava con lei da Céline. Ma la stampa anglosassone non crede a questa versione. Women’s wear daily, per esempio, sottolinea che i metodi di lavoro dello stilista erano difficili. Importanti e storici collaboratori della griffe avevano sbattuto la porta. Citato dal giornale, una fonte ha detto: “Nessuno nega il suo talento, ma a livello personale, saper gestire le relazioni è un’altra cosa. Lavorava spesso di notte, il che rappresentava un problema per gli orari di lavoro. Molte persone se ne sono andate”.

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