E' morto lo stilista giapponese Issey Miyake
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Nato il 22 aprile 1938 a Hiroshima (Giappone occidentale), Issey Miyake aveva appena sette anni quando, il 6 agosto 1945, gli Stati Uniti sganciarono la prima bomba atomica della storia sulla sua città natale, uccidendo 140.000 persone e traumatizzando a vita i sopravvissuti. Sopravvisse, ma sua madre morì tre anni dopo a causa delle radiazioni. Laureato alla Tama University of fine arts di Tokyo, si trasferì a Parigi nel 1965 per studiare alla scuola della Chambre syndicale de la couture parisienne.
Tornato in Giappone, nel 1970, iniziò una carriera di stilista di moda e designer caratterizzata dalla ricerca su nuovi materiali e tecnologie. Tra i vari premi ricevuti, il prestigioso premio Compasso d'oro nel 2014, per creazione delle lampade IN-EI Issey Miyake, realizzate per l'azienda italiana Artemide, tecnologicamente avanzate e con consumi ridotti.
Issey Miyake era malato di cancro al fegato. Famoso soprattutto per la ricerca sui materiali, l’impiego della carta come tessuto e la capacità di unire materiali e tecnologie nuove con le tecniche artigianali più tradizionali, lo stilista aveva avuto un successo planetario tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta.
Miyake ha lasciato il segno nella storia della moda grazie ai suoi modelli leggeri e plissettati
In Francia, Issey Miyake è generalmente presentato come uno dei primi stilisti giapponesi a essere entrato nella scena della moda europea. Nel 1971, dopo una sfilata a New York, lo stilista presenta la sua prima collezione a Parigi. Durante la sua sfilata dell'autunno-inverno 1973, il pubblico ha potuto scoprire abiti che oggi definiremmo oversize, tagliati piatti nel tessuto, come un kimono. Definiti da una grande libertà di movimento, hanno già introdotto lo stile riconoscibile di Issey Miyake.
Nel 1970 ha fondato il suo studio a Tokyo, il Miyake design studio, con il sogno di realizzare un giorno un capo d'abbigliamento simile a una t-shirt o a un paio di jeans, qualcosa di quotidiano, lavabile in lavatrice, facile da portare con sé in valigia e a un prezzo contenuto. In altre parole, un contrappunto alla delicatezza inaccessibile dell'haute couture.
Così sono nati i suoi modelli in rilievo e plissettati di pochi grammi, come il "Flying saucer dress" che si piega in un unico cerchio grazie a una costruzione specifica. Capi leggeri ispirati alla moda giapponese ma anche all'abbigliamento occidentale. Per crearli, Issey Miyake crea i propri tessuti, colori e modelli. Sono state queste innovazioni tecnologiche, unite a un senso di purezza, a renderlo famoso.
Nel libro Histoire idéale de la mode contemporaine (ed. Textuel), Olivier Saillard descrive così la sfilata Issey Miyake primavera estate 1977: "le maglie o i jersey sono puri quadrati che si drappeggiano con noncuranza sul corpo, prendendo in prestito un gesto arcaico e senza tempo. Poi, parlando della collezione primavera estate del 1984, lo storico afferma che si tratta di una delle sfilate più importanti della storia della moda contemporanea: "Il suo vocabolario di forme ampie che desiderano il corpo più che evitarlo, il trattamento dei tessuti che lui solo ha concepito, la poesia lunare e la purezza addomesticata come un colore saranno un lessico permanente per i decenni a venire".
Nel 1988 lancia finalmente il suo famoso concetto di Pleats please, capi più accessibili disegnati in un tessuto sintetico che conserva la memoria della piega. La linea è diventata un marchio proprio qualche anno dopo, prima di aprire il primo negozio in Francia nel 1996, in boulevard Saint-Germain a Parigi. Poi, nel 1998, in collaborazione con l'ingegnere tessile Dai Fujiwara, Issey Miyake lancia A-poc (A piece of cloth). Anche in questo caso, è una questione di comfort. Tagliato da un tessuto tubolare, l'indumento introduce un nuovo design con cui chi lo indossa può giocare.