Con Pitti Uomo Firenze diventa la capitale del menswear
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Firenze capitale del menswear, almeno per questa edizione di Pitti Uomo, che si è chiusa alla Fortezza da Basso di Firenze venerdì 11 gennaio. Mentre Milano arranca con una fashion week dedicata all'uomo di soli tre giorni, le 27 sfilate sono spalmate, infatti, tra venerdì sera e oggi, la kermesse organizzata da Pitti Uomo, anno dopo anno, pare aver saputo rispondere alle aspettative di marchi, compratori e stampa, proponendo un pacchetto "all inclusive" di presentazioni in Fortezza, sfilate ed eventi, mixando etichette storiche e tradizionali con talenti emergenti, marchi di nicchia, sportswear, lasciando ampio spazio a tendenze moda e aprendo le porte alla "rivoluzione" ecologica che sta contagiando il fashion system a ogni livello.
Molte le presenze di compratori da Germania, Svizzera, Belgio e Canada
Numeri alla mano, alla kermesse fiorentina, andata in scena da martedì 9 gennaio, a venerdì 11, hanno partecipato circa 36.000 visitatori complessivi che hanno visto le collezione autunno inverno 2019-2020 di 1230 marchi, di cui 542 esteri (44 per cento).
Anche a livello di visite, l’estero conferma i suoi numeri: la Germania è sempre in testa alla classifica, in crescita Svizzera, Belgio, Scandinavia, Canada, Hong Kong, India e Taiwan. Meno bene per l’Italia con presenze in calo dell'8 percento.
In totale i buyer sono stati 24mila. “E' come se tutta la catena della moda, maschile ma non solo, dall’ideazione alla progettazione, dalla produzione per finire alla presentazione delle collezioni si fosse concentrata sull’obiettivo di essere all’altezza di sfide sempre più impegnative. Lo sappiamo noi organizzatori, lo sanno gli espositori, lo sanno i negozianti che vivono i sentimenti dei loro clienti finali: sono mesi che leggiamo le stime sulla crescita, sugli scambi commerciali, sui consumi finali in Italia, in Europa, nel mondo intero. Ma invece di rinchiudersi e aspettare che le criticità e il cattivo tempo passino, questa comunità si è messa in pista per dare il meglio di sé. Anche questo è Pitti Uomo, e se penso a cosa significhi, al valore che ciò rappresenta, devo dire che qualche punto percentuale di presenze di compratori in meno è davvero l’ultima cosa che mi preoccupa”, ha detto Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, sottolineando la sua ammirazione per lo straordinario lavoro che le aziende stanno facendo.
Barbour ha festeggiato i 125 anni a Pitti Uomo
Guardando all’andamento dei mercati esteri: la Germania si conferma primo mercato di riferimento del salone (sono oltre 800 i buyer tedeschi intervenuti); in calo atteso il numero dei compratori francesi (-11 per cento); diminuzione anche per i buyer dal Regno Unito (-5 per cento), ma meno accentuata rispetto a quanto gli effetti della Brexit lasciavano prevedere; in sostanziale conferma le presenza da Spagna e Olanda; performance positive per i numeri da Svizzera (+9 per cento), Belgio (+6 per cento), paesi Scandinavi, Grecia, Irlanda, Ucraina; guardando oltre l’Europa, il Giappone si conferma al secondo posto tra i mercati più importanti, anche se registra un leggero calo dei suoi buyer; in crescita invece paesi come Canada (+11 per cento), Hong Kong (+10 per cento), India e Taiwan.
Numeri di affluenza che in parte riflettono l'andamento del mercato. Secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria moda sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie interne nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, l'industria della moda maschile (in un’accezione che comprende la confezione e la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) dovrebbe archiviare il 2018 moderatamente in crescita. Il fatturato, prudenzialmente, è atteso sperimentare una dinamica pari al +1,5 per cento, oltrepassando, i 9,4 miliardi di euro. La moda maschile concorre al 17,5 per cento del turnover complessivamente generato dalla filiera tessile-moda nazionale e al 27,9 per cento della sola parte abbigliamento.
Nonostante la crescita vivace dei primi 6 mesi dell’anno, a seguito del rallentamento manifestatosi dall’estate in poi, per l’export viene stimata una decelerazione, che porterebbe il ritmo di crescita al +3,9 per cento, corrispondente a un livello complessivo di vendite estere superiore comunque ai 6,3 miliardi di euro. L’incidenza dell’export sul fatturato totale del comparto si irrobustirebbe, pertanto, al 67,1 per cento, stando alle stime di Confindustria moda. Sotto il profilo geografico, la Ue risulta interessata da dinamiche positive con riferimento sia all’export (+1,6 per cento) sia all’import (+22,4 per cento); le piazze extra-Ue presentano invece una frenata nel caso dell’import (-0,4 per cento), mentre registrano un incremento del +9,0 per cento dell’export.
Tessuti tecnici, sportswear e tendenza ecosostenibile per tutti i marchi
Guardando ai numeri della kermesse, Pitti Uomo raggruppa sia marchi internazionali, sia made in Italy ed è il luogo scelto da etichette come Barbour per festeggiare i 125 anni anni dalla fondazione. Nel grande stand del marchio costituito nel 1894, nel nord-est dell'Inghilterra, l'etichetta britannica ha presentato la capsule collection nata dalla collaborazione con il designer giapponese Daiki Suzuki.
Barbour che rimane saldamente al 100 per cento nelle mani dell'omonima famiglia (la presidente, Margaret Barbour, guida la società da oltre 40 anni) ha presentato anche Stormfront: una linea per le temperature più rigide e le condizioni meteo più avverse. La tendenza a offrire capi sempre più tecnici e sofisticati, adatti a tutte le temperature nonostante l'utilizzo in città è stata condivisa da molti marchi. Blauer Usa, per esempio, ha reinterpretato il Dna americano del brand in chiave contemporanea e invernale.
La collezione, nei toni del kaki, navy, verde militare, rosso, bianco sporco, lime e bordeaux, ha rinnovato il legame tra Blauer Usa e le sue origini legate alle uniformi delle forze dell’ordine americane. I capi in diverse lunghezze dall’impronta police, in taslan light impermeabile, riprendono le caratteristiche dei modelli originali, tasche, dettagli in pile e vestibilità classica, per un utilizzo urban. Il parka, ispirato alle spedizioni trans-antartiche, ha un aspetto sportivo grazie a dettagli riflettenti, rinforzi in taslan in contrasto colore, tasconi frontali oversize. "Anche per la prossima stagione, inoltre, stiamo pensando a collezioni in nylon e piuma riciclata. In questo modo rispondiamo a un mercato sempre più attento alla sostenibilià", ha spiegato a FashionUnited, Enzo Fusco, presidente di Fgf Industry, azienda che da 16 anni ha la licenza mondiale per la produzione, la distribuzione e la responsabilità creativa di Blauer Usa.
Per l'azienda, che ha archiviato il 2018 a quota 54 milioni di euro, il mercato estero rappresenta il 40 per cento del giro d'affari e il 60 per cento è realizzato in Italia. "Parlando di sostenibilità devo dire che il cliente estero è sicuramente più attento e avanzato su questo fronte", ha aggiunto Fusco.
Si rivolge a un cliente che ha fatto della filosofia "animal free" il suo mantra, invece, Save the Duck, etichetta made in Italy fondata nel 2011 dall'attuale amministratore delegato Nicolas Bargi. Il brand di piumini vegani ha archiviato l'anno appena concluso con un giro d'affari pari a 33,8 milioni di euro, "le previsioni per il 2019 sono in crescita", ha spiegato a FashionUnited, Bargi, aggiungendo che è stata aperta una sede di Save The Duck in Asia Pacific (Save The Duck Asia-Pacific Limited) e che l'azienda ha messo a punto un fit ad hoc per il mercato asiatico.
Nel 2019-20 il marchio vedrà affiancarsi al negozio di Milano, alcuni store all'estero. In agenda anche un'altra apertura sul territorio italiano, forse a Venezia o a Firenze, "non è escluso che apriremo in entrambe le città ma al momento stiamo cercando le location adatte". Sempre nel corso dell'anno sarà tenuto a battesimo un pop up store a New York.
La società, il cui azionista di maggioranza è Progressio Sgr, ha presentato a Pitti Uomo la collezione autunno inverno 2019-2020. Una collezione all’insegna delle innovazioni tecnologiche in chiave outdoor derivate dall’impresa dello scalatore vegano Kuntal A. Joisher. Un traguardo storico, la conquista degli 8.516 metri d’altitudine del monte Lhotse, quarta cima più alta del mondo, raggiunto con una tuta ideata e prodotta da Save the Duck. "Per la prima volta la sfida alla montagna è stata effettuata con capi tecnici senza piuma d’oca, un’avventura che segna uno spartiacque nella storia dell’abbigliamento tecnico-sportivo", ha sottolineato il ceo dell'azienda il cui logo è rappresentato da un papero che fischietta.
Il logo, passato in secondo piano negli anni scorsi, per le prossime stagioni sembra ritornare in auge, ostentato sui capispalla di più di un etichetta. E' il caso di Mackage, marchio che arriva dal freddo Canada e ha deciso di conquistare mercato italiano ed europeo.
Elisa Dahan, fondatrice, nel 1999, del marchio Mackage assieme a Eran Elfassy, ha raccontato quali sono i prossimi step in Italia e in Europa. Complice il "Meghan effect", ossia la pubblicità spontanea dei capi dell'etichetta ottenuta dopo essere stati indossati dall'attrice americana Meghan Markle, che dallo scorso maggio è entrata a far parte della famiglia reale inglese, con il titolo di Duchessa del Sussex, il brand si sta posizionando nel segmento alto di gamma, ed è distribuito in Italia da Luisaviaroma e da Coin Excelsior.
Come ha spiegato a FashionUnited Elisa Dahan, l'obiettivo è di puntare sulla qualità e sul prodotto, scegliendo fiere come Pitti Uomo per presentare la collezione. "Ci fa molto piacere che Meghan Markle indossi i nostri capi e siamo contenti che lo abbia fatto spontaneamente, e come lei altri personaggi del mondo dello spettacolo, ma la strada per conquistare anche il mercato italiano ed europeo è la qualità e il design", ha spiegato la fondatrice del brand.
La filosofia del marchio, il cui nome deriva da una storpiatura del termine francese "maquillage", è di proporre capi fashion e belli da indossare e adatti per le diverse temperature. Dai piumini alle giacche per affrontare i rigori invernali canadesi, ai cappotti più leggeri per le più miti temperature europee. I prezzi variano dagli 850 euro per un cappotto di lana, ai 1090 del parka, ai 450 euro del piumino.
Oggi il marchio, che ha messo a punto anche una capsule collection con Moon Boot, è distribuito in 20 Paesi, al momento il mercato principale resta il Nord America.
Funzionalità ed estetica sono il binomio vincente anche per un altro storico marchio del made in Italy: Herno, brand guidato da Claudio Marenzi, che è al tempo stesso anche presidente di Pitti Immagine e di Confindustria moda.
L'etichetta ha presentato a Pitti Uomo la capsule collection Herno laminar sartorial engineering. Il progetto è l’evoluzione di Laminar, collezione nata nel 2012, e ridisegna ed evolve una linea, appunto, che asseconda le nuove esigenze del mercato e segue quello che è ormai una mission: “Funzionalità oltre all’estetica”.
Nel dettaglio, i capi di questa linea uniscono alla classicità dei tessuti tradizionali del guardaroba da uomo a trattamenti speciali e alle membrane interne che ne cambiano il Dna degli stessi rendendoli performanti e inediti. Lane e flanelle, check e pied-de-poule, si accoppiano con speciali membrane 2Layer e 3Layer in contrasto e si combinano con trattamenti water resistant e windproof esterni. Zip con spalmature in poliuretano custodiscono le cuciture tradizionali e creano contrasti lucidi e opachi che disegnano linee nette. Le termonastrature interne assicurano l’impermeabilità.
Look sempre più sportivo anche per Lumberjack, marchio che nel 2019 festeggia i 40 anni dalla fondazione, e che a Firenze ha presentato una collezione dal sapore prettamente active sport. "A questa edizione presentiamo anche un progetto speciale dai connotati green", ha raccontato a FashionUnited, Erkan Emre, country director di Lumberkack. Si tratta del Green Project e dello scarponcino Ranger, che è stato realizzato con materiali riciclati senza rinunciare al contenuto di design anche grazie all'utilizzo du metodologie per il trattamento di materiali, come le colle ad acqua, e grazie al ricorso a prodotti di riciclo per la creazione delle suole e alla pelle vegetale per la tomaia.
La creatività di Y/Project e la rilassatezza di Brunello Cucinelli
Come anticipato, l'edizione di Pitti Uomo appena conclusa, ha lasciato spazio anche alla creatività dei talenti che si stanno facendo strada nel mondo della moda. E' il caso di Glenn Martens, che ha svelato la collezione Y / Project autunno inverno 2019 menswear nel Gran Chiostro di Santa Maria Novella, location esclusiva e suggestiva, ma all'aperto e, quindi, forse più adatta a una sfilata estiva, vista la lunga attesa a basse temperature prima dell'inizio del fashion show, sopportata sia dagli addetti ai lavori, sia da modelli e modelle, talvolta senza calze e in camicia.
Alla luce di torce elettriche, la collezione è stata interamente giocata su decostruzione-ricostruzione. Codici estetici forti e riconoscibili, come pantaloni pop-up e camicie a doppia spalla, cifra stilistica del brand sono stati sviluppati in un modo più morbido ed elegante. Da notare il classico maglione argyle avvolto in uno strato di tulle stampato, le stampe grafiche mixate con i pezzi archetipici, come le camicie western avvolte in sovrapposizioni floreali.
Aldo Maria Camillo, invece, ha scelto Firenze per il debutto del marchio che porta il suo nome: Aldomariacamillo. Dopo un percorso professionale ricco di collaborazioni, da Ermenegildo Zegna a Valentino, da Cerruti a Berluti, il designer italiano presenta attraverso un evento speciale la sua prima collezione, concepita come un ideale guardaroba dell’uomo moderno.
Giacche sartoriali "rubate" dall'armadio di mio padre per andare al liceo che mi facevano sentire simile ai personaggi dei film che guardavo, ai cantanti delle bend che ascoltavo, agli artisti che studiavo. Oggi, dopo anni di distanza, l'approccio creativo nasce nello stesso modo di allora. Al centro del mio universo ci sono sempre le persone: artisti, muscicisti e attori, cosiì come molte persone che incrocio per strada e diventano fonte di ispirazione. Mi piace osservarle, cercare di cogliere il feeling che le lega ai loro vestiti". Questo, invece, quello che c'è dietro alle collezioni di Aldo Maria Camillo, altro stilista che ha scelto Firenze per il debutto del marchio che porta il suo nome: Aldomariacamillo. Dopo un percorso professionale ricco di collaborazioni, da Ermenegildo Zegna a Valentino, da Cerruti a Berluti, il designer italiano ha presentato alla Stazione Leopolda di Firenze, la sua collezione dal titolo "Radici". In passerella cappotti militari, t-shirt bianche con il collo a V, pantaloni e giacche a due bottoni, redingote con ampi tagli e cappotti in fustagno.
Linee pulite ed essenziali, colori scuri e tagli sartoriali, lupetti in lana senza maniche, invece, sono la chiave stilistica di Eleanor Mcdonald, designer londinese, classe 1990, che lo scorso giugno si è aggiudicata l'Its Award e il premio della Camera nazionale della moda italiana, e che grazie al supporto della divisione Tutorship di Pitti Immagine, ha presentato una capsule collection negli spazi di Unconventional, in Fortezza.
"Sfilerò in estate a Milano, per ora le mie creazioni sono presenti in uno showroom a Milano e in uno a Parigi", ha spiegato la designer che ha scelto di puntare su pezzi "no gender", adatti quindi sia per uomo, sia per donna, e su un mercato di alto di gamma.
Tagli sartoriali ma più ampi delle precedenti stagioni, infine, per una delle collezioni più viste a Pitti Uomo, quella di Brunello Cucinelli. Nell'ampio stand al piano inferiore della Fortezza da Basso, infatti, nell'andirivieni costante di compratori e stampa, i manichini mostrano una collezione "gentleman at ease”, ossia “gentiluomo a suo agio” o " a riposo”, dove abiti classici e sportivi, convivono in una palette di colori autunnali vivacizzati da qualche capo color vinaccia. Cappotti decostruiti e pull over aggiungono un'idea di rilassatezza composta, da sempre nel Dna del marchio che ha archiviato il 2018 a quota 553,0 milioni di euro, +8,1 per cento a cambi correnti (+10,7 per cento a cambi costanti) rispetto ai 511,7 milioni di euro del 2017.
Foto: FashionUnitedHomepage foto: Vanni Bassetti and AKAstudio - collective, courtesy of Pitti Uomo