Pitti Uomo: i marchi fanno networking; le associazioni chiedono di salvaguardare filiera e negozi
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La kermesse Pitti Uomo si avvia alla chiusura: domani sera i 740 brand presenti, di cui il 45% esteri, ritorneranno in azienda, alle prese con i problemi e le complessità di questo momento. Negli stand della fiera l'aria che si respira è di grande incertezza, le incognite sono tante sia sulla ripresa dei consumi, sia sulla situazione geopolitica, conflitti e dazi in testa.
C'è chi, come Siro Toniolo, presidente Rewind srl, realtà già attiva nella produzione di calzature che nel 2016 ha rilevato Valsport, ha cominciato l'anno con una campagna vendita molto buona ed è fiducioso sui mercati esteri, Giappone in primis, chi, come di Alessandro Milia, managing director, sales and marketing di La Martina, si attende un 2026 in crescita del 10%, complice una riorganizzazione della rete distributiva che avrà il compito di posizionare il brand all’interno dei giusti partner multibrand e monobrand, chi, come Julian Dunkerton, ceo di Superdry, torna a Pitti Uomo, dopo una assenza di 6 anni, per il rilancio del marchio.
Sta di fatto che Pitti Uomo conferma il suo ruolo di networking e di vetrina per le nuove collezioni, una sorta di grande piattaforma per fare "window shopping", visto che non si vede quasi più nessuno seduto a tavolino a scrivere ordini. Quest'anno, cene e atmosfere patinate degli eventi in città non sono bastati a mettere in secondo piano le preoccupazioni per la situazione attuale della moda.
Federazione moda Italia-Confcommercio: "l'andamento stabile delle vendite a maggio, non conforta ancora dai cali importanti registrati nei primi quattro mesi dell’anno"
Una situazione tangibile anche per Giulio Felloni, presidente di Federazione moda Italia-Confcommercio: "l'andamento stabile delle vendite a maggio, non conforta ancora dai cali importanti registrati nei primi quattro mesi dell’anno. I nostri negozi vanno visti come protagonisti della ripresa, interpreti principali della crescita del settore moda, del made in Italy e del Pil del nostro Paese. Parte da qui, dalla culla del Rinascimento italiano dove sono nate le botteghe, l’invito di Federazione moda Italia-Confcommercio a fare di tutto per salvaguardare quel patrimonio d’imprese che ci differenzia dall’omologazione dell’offerta commerciale globale che risulta sempre più spesso generalista e sempre meno sostenibile".
"Ai fornitori chiediamo di porre in essere azioni di collaborazione alla vendita evitando pericolose sovrapposizioni e arroccamenti. Al Governo chiediamo di supportare il processo d’innovazione e sostenibilità dell’intera filiera della moda attraverso detrazioni fiscali a favore dei consumatori sugli acquisti di moda effettuati nei negozi di prossimità e un sostegno agli stessi negozi attraverso crediti d’imposta sui costi di gestione, locazioni, magazzini e pagamenti digitali". Serve poi, un intervento deciso all’insegna del principio stesso mercato, stesse regole utile a fronteggiare la concorrenza sleale di alcuni colossi del web per superare evidenti squilibri commerciali generati dalla globalizzazione. Non ci può essere made in Italy senza negozi di moda, così come non ci possono essere città vive e sicure senza commercio di prossimità", ha aggiunto Felloni ribadendo che questo è l’impegno di Federazione moda Italia-Confcommercio .
Se questo è la tendenza univoca da punto di vista economico, il trend stilistico che emerge dalla fiera è sicuramente più variegato, a partire dal fatto che pur essendo dedicata all'uomo, alla kermesse, sempre più spesso, le etichette presenti, per ottimizzare l'investimento nello stand e nella trasferta, portano anche qualche proposta femminile.
Le proposte dei marchi di Cina e Corea del Sud
Partendo dall'estero e dalla Cina, meta agognata dai marchi nostrani, il contemporary menswear cinese è stato rappresentato da China wave, l’area speciale frutto della partnership tra Pitti Uomo e China national garment association. Tra gli stilisti cinesi che hanno presentato le collezioni per la prossima primavera estate 2026 figura Sewmod, fondato nel 2016 da Wu Qiuxiong a Guangzhou, che combina elementi cinesi e inglesi nelle sue linee: True, per esempio, utilizza tessuti lavorati a mano, ogni capo è cucito a mano punto per punto.
Baoget, invece, è un brand di accessori di alta gamma che ridefinisce l'eleganza contemporanea attraverso la lente della cultura orientale. Fondato a Lingyin, Hangzhou, una delle regioni cinesi più significative dal punto di vista spirituale e architettonico, il brand attinge al profondo patrimonio culturale cinese per creare pezzi iconici che trascendono le mode passeggere.
Tra i marchi coreani (la Corea del Sud è la guest nation di questa edizione di Pitti Uomo) interessanti le proposte streetwear di Ajobyajo che interpretano le subculture asiatiche con una sensibilità da outsider. Al centro del progetto c’è la volontà di dare voce alle minoranze culturali dell’Asia, trasformandone l’identità in ispirazione creativa.
Arriva da Seul, Montsenu, un marchio prêt-à-porter che interpreta la sostenibilità in chiave poetica e sperimentale. Il nome, che significa “sognare un nuovo mondo”, esprime la visione del brand: superare i confini di tempo e genere con un’estetica romantica, audace e anticonvenzionale.
Tra i brand in Fortezza da Basso di Firenze, anche Guess che ha presentato la collezione primavera estate 2026 del brand che rappresenta il futuro del denim nella rivoluzionaria interpretazione di Nicolai Marciano.
Ecoalf per la collezione primavera-estate 2026 riporta il colore dove sta scomparendo, risanando gli oceani e restituendo vita al suolo. Realizzata con materiali innovativi e disegnata in tonalità ispirate all'oceano, la Woven collection è realizzata al 100% in cotone rigenerativo.
In Fortezza anche Secrid, marchio olandese fondato nel 1995, quando Marianne van Sasse van Ysselt e René van Geer sviluppano il loro Bodycard, un portacarte di plastica, a cui nel 2009 fa seguito il Cardprotector: una solida custodia in alluminio che cambia per sempre il mercato dei portafogli tradizionali.
Dal 2022 Secrid è una B Corp, a riconoscimento del suo impegno nel creare un equilibrio tra persone, pianeta e profitto, "un equilibrio che rispecchia il modo olistico dell’azienda di pensare e lavorare, e definisce il suo successo", spiegano i fondatori.
Nella camiceria, tra le proposte, non manca a questa edizione il marchio svedese Eton. Tessuti leggeri, silhouette moderne e dettagli studiati nei minimi particolari danno vita a un guardaroba estivo sofisticato ma funzionale.
Tra i protagonisti della stagione, camicie in popeline con motivi classici declinati in tonalità estive sbiadite, versioni in chambray testurizzato, capispalla versatili e il ritorno delle Soft Jackets, reinterpretate in seersucker, jersey di cotone e lino, e in pregiate combinazioni di lana, seta e lino.
La maglieria si sviluppa ulteriormente con nuovi capi realizzati in Italia in filati naturali come il cotone biologico e in unione al lino: leggeri, stratificabili e pensati per accompagnare con stile i mesi più caldi.
Sbago, Superga, Etro, La Martina, Pro-Keds, Sun68, Cuoio di Toscana
Tra le proposte il preppy Sebago che si muove tra campus immaginari e yacht club autentici, giocando con camicie ben strutturate, polo leggere, giacche destrutturate e volumi essenziali. I colori sono netti: bianco, navy, beige, con incursioni rosse e verdi.
Superga, marchio storico italiano fondato nel 1911, si è ispirato al proprio archivio, rinnovando i modelli iconici e proponendo nuove reinterpretazioni. Una collezione che nasce dall’incontro tra passato e presente, con un focus particolare sui materiali naturali e su una palette cromatica ispirata alla natura, fatta di tonalità leggere e sofisticate. Accanto ai modelli storici, trovano spazio nuove silhouette legate a materiali e territori specifici, come il batik per l’Africa e la toile de jouy per la Provenza. Il risultato è un linguaggio contemporaneo che rinfresca l’identità del marchio restando fedele alle sue origini.
Il consorzio Cuoio di Toscana ha scelto Firenze per celebrare quest'anno un traguardo importante: 40 anni di leadership nella produzione di cuoio da suola, emblema del made in Italy nel mondo. Fondato nel 1985, il consorzio riunisce le principali concerie del comprensorio del Cuoio toscano, rappresentando oggi oltre l'95% della produzione nazionale e circa l’80% di quella europea. "La sostenibilità rappresenta un valore fondante per il nostro consorzio, è parte integrante della nostra identità fin dalla nascita", ha spiegato Antonio Quirici, presidente di Cuoio di Toscana.
Per l'occasione è stata presentata, con Diego Dolcini, una limited edition sviluppata con l’opanka, un prodotto artigianale realizzato secondo i criteri della tradizione, ossia il cuoio viene lavorato come si faceva una volta, viene bagnato e sagomato sulle forme. Le suole, così modellate, vengono fatte asciugare naturalmente in appositi luoghi e poi rifinite da personale di esperienza. La classica opanka, oggi in versione mocassino, è stata presentata in tante tonalità, tutte naturali. Particolarità dell'opanka è che la suola e la tomaia, entrambe in cuoio, sono un unicuum, realizzato con una tecnica speciale che solo pochi laboratori italiani riescono a creare grazie a speciali macchinari e ad artigiani esperti.
Tra la soletta e la suola è nascosto un tag che traccia i vari passaggi produttivi della calzatura, un passaporto di sostenibilità con cui Cuoio di Toscana certifica e garantisce i suoi valori green.
Alessandro Milia, managing director, sales and marketing di La Martina, ha raccontato la nuova visione strategica e commerciale che segna una svolta nel percorso di crescita del marchio.
Il piano di sviluppo commerciale ha previsto una riorganizzazione mirata della rete vendita in Italia, accompagnata dall’ingresso di nuovi partner internazionali. "Al contempo, abbiamo consolidato i rapporti già esistenti con i principali partner in franchising, rafforzando così la presenza del brand nei mercati chiave", ha spiegato il manager.
Dal punto di vista creativo il total look è stato completamente ripensato: nuovi prodotti, nuove linee, nuovi fit regular. L’ispirazione argentina e il Dna sportivo, da sempre tratti distintivi di La Martina, restano il fulcro del racconto stilistico, ora reinterpretati attraverso una collezione strutturata secondo un modello piramidale, in cui i capi basici si integrano con le novità di stagione.
Il piano di sviluppo internazionale del marchio prevede 8 nuove aperture retail entro il 2026, con l’obiettivo di consolidare la presenza del brand in mercati strategici nell’area Medio Oriente e Nord Africa e l’impegno continuo verso una clientela globale. Sul fronte europeo, La Martina rafforza la propria rete commerciale con l’ingresso di nuovi partner strategici in Germania, Scandinavia, Spagna, Uk e nel territorio dei Balcani, a conferma di una strategia mirata a garantire una presenza più capillare e coerente in tutta Europa. Nel mercato italiano, l’azienda ha dato vita a una riorganizzazione della rete di agenzie, rinnovando la rappresentanza commerciale per assicurare una copertura più efficace e una gestione sinergica dei territori. Inoltre, il brand ha ripreso la gestione diretta dell’outlet di Torino e sta ipotizzando due nuove aperture di quest’ultimi entro la fine dell’anno.
Per la primavera estate 2026, Sun68 per la stagione primavera estate 2026 punta su linee pulite e moderne, con
dettagli discreti ma riconoscibili. La palette cromatica rappresenta, ancora una volta, un punto di forza
distintivo, combinando tonalità soft come azzurro, lilla e porcellana con colori più intensi e pop come fucsia e
turchese, affiancati da toni neutri e terrosi come salvia, pietra e marrone.
Nella collezione uomo si consolida l’attenzione per i materiali e le lavorazioni con un’offerta sempre più diversificata: t-shirt e polo in puro cotone nelle varianti elasticizzate, mercerizzate e fiammate si affiancano a felpe in piquet tecnico e maglieria a treccia o cotone crepe. Nella proposta donna, la collezione segue una narrazione coerente di stile quotidiano consapevole. Le polo e le t-shirt vengono rinnovate grazie a nuovi filati e lavorazioni, spesso arricchite da dettagli popeline. La maglieria si distingue per volumi leggeri, giochi di punti e nuove texture come il knit slub in cotone-nylon, mentre il pacchetto in viscosa, proposto in versione rasata e costa con rouches, aggiunge una nota moderna.
Il marchio portoghese di calzature Ambitious, con una produzione annuale di 500mila paia di scarpe, suddivisa tra due poli industriali e 200 dipendenti, ha presentato la collezione Beyond che si ispira all’estetica dei film degli anni ’60 e ’70, con un focus su materiali naturali, lavorazioni artigianali e un’offerta bilanciata tra casual raffinato e proposte più audaci.
Per Herno, la collezione uomo primavera estate 2026 è una dichiarazione di identità: mondi diversi e numerosi, lo stile come unico obiettivo e una collezione che è un frammento di un viaggio personale con un guardaroba per ogni sfumatura della giornata, delle stagioni, della vita. Via libera a capispalla che si ripiegano su sé stessi, tessuti che non si stropicciano, tasche che diventano alleate. E se piove, l'azienda propone Aqua Heritage, l’impermeabile dove trionfano righe, seersucker, check, texture che raccontano come si può essere protetti senza mai rinunciare alla bellezza. La collezione Summer notes è un invito a rallentare: lino, nylon leggerissimo, camicie aperte al vento e pantaloni morbidi che profumano di salsedine.
Tra le tante proposte sneaker, oltre a Valsport, anche Pro-Keds, marchio nato a Boston nel 1949. A 75 anni dalla sua fondazione, il brand torna a parlare al mondo con una voce nuova, guidata dalla visione di Patrizio di Marco e Jay Schottenstein. Il marchio ha annunciato la collaborazione con Nivara, scale-up europea specializzata nella creazione di modelli di Ai per le aziende, con uno spinoff dedicato al settore della moda. Nivara presenta la prima suite di strumenti Ai verticali sul fashion, tra cui il primo small language model specifico per il settore che consente l’ottimizzazione dei processi creativi, la predizione dei trend, la generazione di contenuti e lo sviluppo di strategie di marketing personalizzate.
Grazie a questa sinergia, Pro-Keds diventa la prima fashion company globalmente supportata da un’intelligenza artificiale dedicata.
I dati della moda maschile
Confortanti i dati della americana Joor, azienda di gestione del commercio all'ingrosso del settore della moda, con quasi 20 miliardi di dollari di transazioni elaborate ogni anno, rilasciati in occasione dell'apertura di Pitti Uomo, che rivelano un ritorno alla crescita del mercato italiano della moda nel 2025. Nei primi cinque mesi dell'anno, le vendite all'ingrosso dei brand italiani sono aumentate del 20% rispetto allo stesso periodo del 2024, svela la piattaforma Joor. Questa ripresa si è basata in particolare su un aumento del 33% per cento dei volumi venduti, a dimostrazione di una concreta ripresa della domanda, soprattutto per i prodotti più accessibili, dato che il prezzo medio di acquisto è diminuito del 6%, segno di un riaggiustamento degli assortimenti in un contesto ancora delicato per i distributori.
Stando ai dati dell’Ufficio studi economici e statistici di Confindustria Moda,
la moda maschile italiana nel 2024, sul fronte delle vendite estere, si è mantenuta in territorio positivo, ma con ritmi più contenuti rispetto a quelli registrati nell’anno precedente; le importazioni, invece, sono rimaste in territorio negativo.
Come indicano i dati Istat, l’export relativo al periodo gennaio-dicembre 2024 ha contenuto l’aumento al +0,1% sul 2023, per un totale di circa 9,5 miliardi di euro; mentre l’import ha registrato una flessione del -5,4%, calando a 6,5 miliardi di euro.
Con riferimento agli sbocchi commerciali, i dati evidenziano un comportamento dicotomico delle aree Ue e di quelle extra-Ue: le prime crescono del +0,6%, di contro le seconde perdono il -0,2%. Il mercato comunitario copre il 45,9% dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,1%. Nel caso delle importazioni, dalla Ue proviene il 48,5% della moda maschile in ingresso in Italia, parallelamente il mercato extracomunitario garantisce il 51,5%, si sottolinea come entrambe le aree si siano rilevate in calo per il comparto (flettendo rispettivamente del -4,8% e del -6,0%).
La Francia si è confermata la prima destinazione del menswear made in Italy
Nel periodo in esame, la Francia si è confermata la prima destinazione del menswear made in Italy, in aumento del +5,5%, ha raggiunto così 1,2 miliardi di euro, pari al 12,8% del totale settoriale. La Germania, al secondo posto con una quota del 10,0%, registra una flessione del -3,1%, seguita dagli Stati Uniti, che al contrario presentano un incremento del +1,0%, che gli garantisce uno share del 9,4%. La Cina, a fronte di una crescita del +20,0%, raggiunge i 777 milioni di euro (8,1% sul totale) e sale in quarta posizione; parallelamente, Hong Kong, in decima posizione, mostra anch’esso un aumento a doppia cifra dell’export italiano di comparto (+13,7%).
La Spagna, quinta, fa registrare un incremento del +3,7%, mentre la Svizzera, strategico hub logistico/commerciale per le principali griffe del settore, continua a mostrare una dinamica negativa: scivola, infatti, al sesto posto a seguito di una flessione del -37,1%, che la porta a rappresentare il 4,8% delle vendite estere. Il Regno Unito, che detiene la stessa quota della Svizzera, mostra anch’esso una contrazione del -6,5% dell’export di comparto.
Troviamo poi, sottolinea l'Ufficio Studi di Confindustria moda, Giappone e Corea del Sud, mentre il primo sperimenta una variazione positiva del +11,5%, la seconda cala del -10,9%. I Paesi Bassi, undicesimi, sono scesi del -2,1%, assicurandosi il 3,3% delle esportazioni di comparto.
Infine, figurano Polonia e gli Emirati Arabi Uniti che evidenziano una dinamica positiva a doppia cifra (crescono rispettivamente del +14,0% e del +32,4%), di contro la Russia, con un’incidenza del 2,0% (pari a quella degli Emirati), presenta una perdita del -1,3%. In ultimo l’Austria, in aumento del +0,7%, si assicura l’1,8% delle vendite estere di moda uomo.
Relativamente alle importazioni, nel 2024, la Cina si è confermata il top supplier di moda uomo con un’incidenza del 12,0%, nonostante abbia accusato un decremento del -6,9%. Anche il Bangladesh - rimasto in seconda posizione - ha registrato una dinamica negativa nella misura del -4,6%; seguito dalla Francia, anch’essa in calo (-9,4%).
I dati dell’import di Cina e Bangladesh vanno comunque incrociati con quelli dei Paesi Bassi, tradizionale porto d’ingresso per merci asiatiche, che hanno rilevato un aumento del +2,4% posizionandosi al quarto posto, nonché con quelli del Belgio, ottavo, che ha, però, riscontrato un importante dinamica negativa (-18,6%). La Spagna, al quinto posto, si è incrementata del +19,4%, seguita dalla Romania che, al contrario, è calata del -17,8%. Consistenti perdite si rilevano anche per Tunisia e Turchia, in flessione rispettivamente del -14,7% e del -22,2%.