Bangladesh: tre anni di prigione al proprietario del Rana Plaza
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La giustizia del Bangladesh, la settimana scorsa, ha condannato il proprietario del Rana Plaza, luogo che è stato teatro, il 24 aprile del 2013, di uno degli incidenti sul lavoro peggiori della storia, a tre anni di prigione per corruzione.
Si tratta di una accusa distinta da quella che lo coinvolge nell'inchiesta per la morte di oltre 1130 persone decedute durante l'incendio nello stabilimento alla periferia di Dacca. Accusato di non avere dichiarato il suo patrimonio personale alla commissione anti corruzione, Sohel Rana è stato condannato martedì scorso alla pena massima per questo reato.
"E' la prima volta che viene condannato e imprigionato dopo la tragedia", ha detto all'agenzia di stampa Afp, il procuratore Salahuddin Eskander. Sohel Rana e gli altri 37 coimputati nel dossier della tragedia del Rana Plaza potrebbero rischiare la pena di morte se fossero riconosciuti colpevoli di aver causato la morte degli operai. La data del processo non è ancora stata fissata.
I sospettati sono accusati di aver mentito sulla sicurezza dell'immobile.
Immediatamente dopo la tragedia dell'aprile di quattro anni fa, è stato costituito l'Accord on Fire and Building Safety. Nato il 15 maggio del 2013 con soli 19 marchi e due sindacati dei lavoratori, dopo l'immane tragedia, oggi l'accordo conta più di 210 aziende firmatarie e copre circa 1661 fabbriche e due milioni di lavoratori. Le aziende italiane aderenti sono Artsana (Chicco, Prenatal), Benetton, Gruppo Coin / Ovs, Teddy S.p.A.
Foto: Bangladeshaccord.org