Uami: la contraffazione brucia 26,3 miliardi di euro l'anno
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Gli effetti della contraffazione nel settore dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori. Secondo uno studio dell'Ufficio per l'armonizzazione del mercato interno, Uami, la stima totale dell’effetto della contraffazione è pari al 9,7 percento del consumo, ossia a 26,3 miliardi di euro. Si tratta di una stima diretta del calo di vendite che l’industria legittima dell’Ue subisce ogni anno a causa della contraffazione in questo settore, e comprende, si legge nello studio appena pubblicato, il calo registrato nei settori della fabbricazione e del commercio all’ingrosso e al dettaglio.
La stima totale dell’effetto della contraffazione è pari al 9,7 percento del consumo
L’industria legittima vende meno di quanto avrebbe venduto in assenza di contraffazione, pertanto impiega anche un minor numero di lavoratori. Per stimare il calo dell’occupazione conseguente alla contraffazione vengono utilizzati i dati di Eurostat. Il calo totale delle vendite, pari a 26,3 miliardi di euro, non viene utilizzato direttamente per calcolare gli effetti sull’occupazione perché, di questo importo, circa 6,4 miliardi di euro sono attribuibili alle importazioni. Pertanto, il dato utilizzato per stimare gli effetti sull’occupazione nell’Ue corrisponde a 19,9 miliardi, ossia la differenza tra il calo complessivo stimato delle vendite e le importazioni.
Le cifre, si legge nel report messo a punto dagli economisti Nathan Wajsman, Carolina Arias Burgos e Christopher Davies, sono stati ottenuti dall'analisi dei dati sul consumo dei prodotti di abbigliamento e accessori in ciascuno dei paesi membri dell’Ue. Sulla base dei dati ufficiali sulla produzione, sugli scambi e sui margini commerciali intra ed extra Ue, è stato stimato che nel 2012 il consumo totale nei settori dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori per i 28 paesi dell’Ue è stato pari a 275 miliardi, ossia 542 euro pro capite.
A determinare i 275 miliardi di consumo complessivo concorrevano 76,2 miliardi di produzione, 72,7 miliardi di importazioni, 26,4 miliardi di esportazioni e 152 miliardi di margini commerciali all’ingrosso e al dettaglio. Per quanto concerne tali margini prevale ampiamente il commercio al dettaglio, che rappresenta circa il 72 percento di questa somma, ossia 110 miliardi.
Le attività di commercio all’ingrosso e al dettaglio di abbigliamento e calzature sono settori importanti in tutta l’Ue, mentre la fabbricazione si svolge in ampia misura (per il 50 percento circa) in Italia. Delle 647 mila imprese che operano in questo settore, il 64 percento è impegnato nel commercio al dettaglio.
In termini di occupazione, le dimensioni delle aziende impegnate in tutte le attività relative al settore, compreso il commercio all’ingrosso e al dettaglio, variano significativamente da uno Stato membro all’altro, con una media di 24 dipendenti per azienda nel Regno Unito, 12 in Germania e 4 in Francia, Italia e Spagna. La media per tutti i 28 Stati membri dell’Ue è di 6 dipendenti10.
La contraffazione produce un calo di 362 625 posti di lavoro nell’Ue
Se, in media, le aziende manifatturiere dell’Ue impiegano 14 persone, questo dato scende a 9 per le imprese dei settori dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori.
Utilizzando i rapporti occupazione/vendite per stimare il corrispondente calo dell’occupazione nei settori legittimi dell’abbigliamento e delle calzature, si ottiene un totale di 362 625 posti di lavoro nell’Ue.
Quando si parla di contraffazione, inoltre, bisogna tenere a mente le percentuali allarmanti di vendita di queste merci sul web. Una questione che molte associazioni stanno cercando di combattere attraverso azioni mirate. Tra le ultime iniziative figura quella di Carta Italia contro le merci contraffatte vendute sul web contro le merci contraffatte vendute sul web.
Il Consorzio Netcomm e Indicam hanno firmato "Carta Italia", un accordo volontaristico per contrastare la vendita di prodotti contraffatti online, sviluppato con il coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo economico. La firma è avvenuta martedì scorso, il 14 luglio, a Roma. Il documento costituisce il seguito delle linee programmatiche e degli impegni che il Cnac, Consiglio nazionale anticontraffazione, ha fissato nei suoi lavori e che sono stati più volte ribaditi dal sottosegretario senatrice Simona Vicari, che ne è presidente.
Oltre al web, poi va considerato che, oltre al calo delle vendite diretto nei settori dell’abbigliamento e delle calzature, vi sono anche effetti su altri settori dell’economia dell’Ue, perché il settore che subisce un calo delle vendite a causa della contraffazione acquista anche meno beni e servizi dai propri fornitori, come nel caso dei settori dell’agricoltura e dell’industria chimica, provocando un calo delle vendite e corrispondenti effetti sull’occupazione in altri settori.
Secondo il report, poiché il consumo finale di abbigliamento e calzature comprende i margini del commercio all’ingrosso e al dettaglio e non solo il valore della produzione, escludendo l’impatto delle importazioni, la domanda finale considerata nel calcolo degli effetti indiretti è di 19,9 miliardi di euro. Pertanto, si legge nella relazione, al di là degli effetti diretti sui settori coinvolti nella produzione e distribuzione di abbigliamento e calzature (26,3 miliardi di euro), altri 17 miliardi si perdono in altri settori dell’economia a causa della contraffazione.