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Alibaba punta sul commercio integrato in Cina

Scritto da FashionUnited

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Il commercio integrato, ossia l'utilizzo di canali tradizionali come i negozi fisici per la distribuzione dei capi e degli accessori comprati sul web è una tendenza in atto. Sono diversi, infatti, gli etailer che stanno mettendo in piedi progetti che vedono coinvolti i negozi. Il gigante dell'ecommerce cinese, Alibaba, infatti, ha appena annunciato un accordo strategico con una grossa società della distribuzione locale: Shanghai Bailian.

Questa azienda controlla 4.700 negozi in Cina, tra cui supermercati, grandi magazzini, boutique. L'idea alla base del progetto è di favorire le interazioni tra punti vendita fisici e le piattaforme di ecommerce. L'operazione segna una tappa chiave: "la distinzione tra commercio fisico e vendita online è obsoleta", ha detto Daniel Zhang, direttore generale di Alibaba. Non è un caso, quindi, che la scorsa estate Alibaba abbia sborsato oltre 4,2 miliardi di euro per acquisire il 20 percento di Suning, una catena cinese di negozi di elettronica.

Un numero elevato di giovani cinesi, infatti, guardano le vetrine mentre consultano lo smartphone al fine di mettere a confronto i prezzi e ordinare online, magari provando l'oggetto nel negozio. Circa l'80 percento degli acquisti sulle piattaforme di Alibaba sono realizzati via smartphone, contro il 65 percento di un anno fa.

Alibaba, quindi, darà a Bailian tutti gli strumenti e il know how teconologico per approcciare e analizzare la clientela, introducendo anche nei negozi delle opzioni come il riconoscimento facciale oppure il sistema di pagamento elettronico Alipay. Alibaba, invece, attraverso la geolocalizzazione, metterà a disposizione della clientela i negozi Bailian e i relativi programmi di fidelizzazione, studiando un sistema di cooperazione logistica.

Intanto, almeno negli Usa, Alibaba è sempre alle prese con un problema di immagine che lo lega a fenomeni di contraffazione. A fine dello scorso anno, infatti, gli Stati Uniti hanno “iscritto nuovamente” una divisione del gigante dell’ecommerce cinese nella lista nera della contraffazione. Insomma, a quanto pare, nonostante gli sforzi dell’ultimo anno compiuti da Alibaba per ridare lustro alla sua reputazione e cancellare l’immagine di un un rivenditore che tollera la vendita di merci contraffatte sulle proprie piattaforme di ecommerce, la realtà dei fatti pare ancora problematica. Nel dettaglio, l’ufficio United States Trade Representative (Ustr), che aveva rimosso Alibaba dalla black list un anno fa, ha iscritto la piattaforma online Taobao (che fa capo ad Alibaba) nella lista, sottolineando che l’azienda non ha fatto abbastanza per combattere la vendita di prodotti falsi.

Il gigante dell’ecommerce cinese si è detto deluso della decisione e ha risposto di aver migliorato la policy che dovrebbe incentivare la vendita di prodotti originali sul sito. "Nel 2016 abbiamo rimosso il doppio di prodotti non conformi rispetto al numero dei beni rimossi nel 2015”, ha detto Michael Evans, presidente di Alibaba Group in una nota. “Questa decisione ignora il lavoro effettivo che Alibaba ha fatto per proteggere la proprietà industriale e l’impegno per fare in modo che i contraffattori fossero portati a giudizio”, si legge nella nota.

Foto: Alibaba group
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