I nuovi costi di acquisto dai retailer con sede nella Ue dovrebbero essere più chiari
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Le prime ripercussioni della Brexit sulle vendite e sull'ecommerce iniziano a farsi sentire e non è chiaro quale sarà il peso di questi cambiamenti, soprattutto sul fronte dei consumi di abbigliamento e moda. Tant'è che l'associazione britannica no profit dei consumatori Wich? ha esortato il governo e le imprese a rendere i nuovi costi di acquisto da rivenditori basati in Ue più chiaro in modo che i consumatori non debbano sostenere costi extra e avere sorprese.
Il 42 per cento dei clienti che hanno ordinato prodotti online nel periodo di transizione della Brexit ha avuto qualche problema,
I nuovi oneri di importazione e le politiche di ritorno hanno reso lo shopping post-Brexit più difficile per gli inglesi che cercano di acquistare da rivenditori europei. Due consumatori su cinque (42 per cento) che hanno ordinato prodotti online tra la fine del periodo di transizione della Brexit, ossia il primo gennaio, e il 16 febbraio hanno avuto qualche problema secondo un sondaggio di Which? su più di 2.000 membri del pubblico.
I ritardi sono stati il problema più comune (24 per cento), mentre l'11 per cento ha detto che gli è stato chiesto di pagare ulteriori spese di gestione o di consegna. Il costo medio è stato di 41 sterline e, sempre secondo il sondaggio, alcune persone che hanno pagato fino a 300 sterline.
Which? ha sottolineato che la mancanza di informazioni chiare sui siti web dei retailer dalla fine del periodo di transizione della Brexit ha fatto sì che questi costi aggiuntivi siano stati una sorpresa per molti clienti.
Il gruppo di difesa dei consumatori ha detto che "il governo deve lavorare per rendere i processi per l'addebito di questi costi il più semplice possibile sia per le imprese, sia per i consumatori". "Le imprese devono anche sapere in anticipo se l'articolo è importato da zone fuori dalla Ue e quali sono spese che i consumatori dovranno pagare in questo caso".
L'associazione, dopo aver ricevuto molteplici richieste da parte dei consumatori, pubblica regolarmente le informazioni aggiornate disponibili sulle spese che i clienti possono aspettarsi quando fanno acquisti dall'Ue. Agli acquirenti del Regno Unito viene attualmente addebitata l'Iva al 20 per cento, che viene applicata alla maggior parte delle merci. Se il costo totale dell'ordine supera le 135 sterline l'Iva viene spesso chiesta al punto di consegna. E i clienti online che comprano articoli dalla Ue che provengono da più lontano, per esempio da un venditore con sede in Cina, su una piattaforma Ue, e costano più di 135 sterline dovranno anche pagare ulteriori dazi doganali. Questo perché il prodotto proviene da fuori dell'Ue e quindi non si applica la preferenza a tariffa zero tra il Regno Unito e l'Ue.
La situazione cambia per i consumatori dell'Irlanda del Nord a causa della posizione dal Paese che ha deciso di restare all'interno del mercato unico dell'Ue, il che significa che rimane allineato con le norme Iva dell'Ue per le merci. "Molti consumatori in tutto il Regno Unito potrebbero essere stati sorpresi di sapere quanto spesso acquistano da rivenditori con sede nell'Ue. Dopo la Brexit, molti sono stati colti alla sprovvista dalle nuove spese di consegna e dalle politiche di restituzione per i pacchi provenienti dall'Ue, e costretti a pagare fatture inaspettate", ha detto l'esperto di diritti dei consumatori Adam French in una nota.
"Which? chiede al governo di rendere queste spese chiare per i consumatori in modo che non siano sorpresi dai costi o, cosa più preoccupante, ingannati o truffati a pagare spese extra", ha aggiunto French.
Scritto da Huw Hughes per l'edizione Uk di Fashionunited, tradotto e riadattato per fashionunited.it da Isabella Naef
Foto: Pexels