Le aziende della moda devono puntare sull'omnicanalità
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Punta sulla Cina Moncler e così dovrebbero fare tutti i marchi del lusso e della moda che ancora non hanno messo le mani sui millennial asiatici e sulla fame di prodotti made in Italy, belli e ben fatti come si diceva qualche tempo fa, a proposito dell'artigianalità nostrana.
Moncler sta pensando ad accordi in Cina con i big player dell'online
Proprio Moncler sta studiando accordi in Cina con i big player dell'online, puntando a mantenere una elevata percezione dell'etichetta. Ieri mattina, a Milano, intervistato dal giornalista Enrico Mentana, durante la 23esima edizione del Fashion Summit, organizzato da Pambianco Strategie di Impresa, in partnership con Deutsche Bank, infatti, Remo Ruffini, presidente e amministratore delegato di Moncler, ha sottolineato che sta pensando a operatori come Alibaba, Tmall o Jd.com. "Ma credo che la prima cosa sia avere un tuo canale forte, l'app Moncler oppure il Moncler.cn. Prima devi essere forte lì, nei tuoi canali, perché in questo modo puoi dialogare con il consumatore e sapere quello che vuole. Non sei succube dei linguaggi di terzi", ha aggiunto il manager.
Durante il summit, il cui titolo era "Dalla manifattura allo store del futuro", sono stati analizzati i cambiamenti nella catena del valore dei brand del lusso in risposta ai cambiamenti portati dalla “rivoluzione digitale” in atto.
Nel dettaglio, come è emerso dalla ricerca "Dalla manifattura allo store del futuro”, presentata da David Pambianco, ceo dell'omonima società, a livello di canali distributivi, il lusso controlla maggiormente la distribuzione. Il canale principale è infatti il retail, che veicola il 69 per cento delle vendite e registra una crescita composta maggiore anche in termini di ecommerce (crescita del 54 per cento annuo contro il 28 per cento).
Rispetto al passato quindi le aziende si trovano di fronte a un maggior numero di canali da gestire (online, retail, wholesale) sempre più ibridi e con formati sempre più “blended” fra loro. Il futuro è quindi rappresentato dall’omnicanalità: diversi punti di contatto con il consumatore finale che devono essere gestiti dalle aziende in modo coerente e omogeneo.
L’analisi Pambianco è stata condotta su un campione di 110 aziende italiane che complessivamente sviluppano un fatturato di 42 miliardi di euro.
Tornando alla ricerca, come dimostrato dalla testimonianza di Fabio Bonfá, country manager Italia Vente-privee Group, l'omnicanalità e l'utilizzo del web per generare traffico in negozio e, viceversa, del web per "portare" la clientela nello store fisico è già una realtà per più di un marchio che si avvale di piattaforme come Privalia per spingere in questa direzione.Luca Colombo, country manager di Facebook Italia, intervenendo al Summit organizzato da Pambianco Strategie di Impresa, ha analizzato il processo evolutivo che sta portando i due social network più diffusi in Italia, Facebook e Instagram a trasformarsi da opportunità di visibilità per i marchi a occasioni di vendita.
Analizzando il mercato del lusso, invece, Erika Andreetta, partner Pwc, grazie ai dati dell’ultimo Osservatorio sulle prospettive e aspettative at work 2018, condotto su oltre 2.400 giovani millennial e della generation Z, ha sottolineato che entro il 2020 i millennial saranno il 50 per cento della forza lavoro del settore moda e le loro aspettative sono focalizzate su retribuzione e benefit, sviluppo professionale e stabilità lavorativa.
. Le griffe del fashion e del lusso per rispondere alla sfida lanciata dal mercato del lavoro e della produttività dovranno essere pronte a lavorare su nuove strategie come miglioramento dell’ambiente di lavoro, maggior flessibilità dell’organizzazione delle attività, migliore gestione delle persone, sia dal punto di vista economico, sia formativo, maggiore attenzione alla sostenibilità e alla corporate social responsibility.
Foto: Remo Ruffini, presidente e amministratore delegato di Moncler, ieri al Summit Pambianco Strategie di Impresa