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La Francia si conferma prima destinazione del menswear made in Italy

Scritto da Isabella Naef

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Prada FW25 Credits: Launchmetrics/spotlight

La moda maschile italiana e non sarà sotto i riflettori la settimana prossima. La prima kermesse a partire sarà Pitti Uomo al via martedì 17 giugno, a Firenze, seguita dalla fashion week milanese, che conta 20 sfilate, di cui 15 fisiche e 5 in digitale, e da White Resort, dedicato alla moda estiva nelle sue diverse le sue declinazioni: dal prêt-à-porter al resortwear, dal beachwear agli accessori.

Ma come sta andando il segmento del menswear? Stando ai dati dell’Ufficio studi economici e statistici di Confindustria Moda,
la moda maschile italiana nel 2024, sul fronte delle vendite estere, si è mantenuta in territorio positivo, ma con ritmi più contenuti rispetto a quelli registrati nell’anno precedente; le importazioni, invece, sono rimaste in territorio negativo.

Come indicano i dati Istat, l’export relativo al periodo gennaio-dicembre 2024 ha contenuto l’aumento al +0,1% sul 2023, per un totale di circa 9,5 miliardi di euro; mentre l’import ha registrato una flessione del -5,4%, calando a 6,5 miliardi di euro.

Il mercato comunitario copre il 45,9% dell’export totale di settore

Con riferimento agli sbocchi commerciali, i dati evidenziano un comportamento dicotomico delle aree Ue e di quelle extra-Ue: le prime crescono del +0,6%, di contro le seconde perdono il -0,2%. Il mercato comunitario copre il 45,9% dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,1%. Nel caso delle importazioni, dalla Ue proviene il 48,5% della moda maschile in ingresso in Italia, parallelamente il mercato extracomunitario garantisce il 51,5%, si sottolinea come entrambe le aree si siano rilevate in calo per il comparto (flettendo rispettivamente del -4,8% e del -6,0%).

La Francia si è confermata la prima destinazione del menswear made in Italy

Nel periodo in esame, la Francia si è confermata la prima destinazione del menswear made in Italy, in aumento del +5,5%, ha raggiunto così 1,2 miliardi di euro, pari al 12,8% del totale settoriale. La Germania, al secondo posto con una quota del 10,0%, registra una flessione del -3,1%, seguita dagli Stati Uniti, che al contrario presentano un incremento del +1,0%, che gli garantisce uno share del 9,4%. La Cina, a fronte di una crescita del +20,0%, raggiunge i 777 milioni di euro (8,1% sul totale) e sale in quarta posizione; parallelamente, Hong Kong, in decima posizione, mostra anch’esso un aumento a doppia cifra dell’export italiano di comparto (+13,7%).

La Spagna, quinta, fa registrare un incremento del +3,7%, mentre la Svizzera, strategico hub logistico/commerciale per le principali griffe del settore, continua a mostrare una dinamica negativa: scivola, infatti, al sesto posto a seguito di una flessione del -37,1%, che la porta a rappresentare il 4,8% delle vendite estere. Il Regno Unito, che detiene la stessa quota della Svizzera, mostra anch’esso una contrazione del -6,5% dell’export di comparto.

Troviamo poi, sottolinea l'Ufficio Studi di Confindustria moda, Giappone e Corea del Sud, mentre il primo sperimenta una variazione positiva del +11,5%, la seconda cala del -10,9%. I Paesi Bassi, undicesimi, sono scesi del -2,1%, assicurandosi il 3,3% delle esportazioni di comparto.

Infine, figurano Polonia e gli Emirati Arabi Uniti che evidenziano una dinamica positiva a doppia cifra (crescono rispettivamente del +14,0% e del +32,4%), di contro la Russia, con un’incidenza del 2,0% (pari a quella degli Emirati), presenta una perdita del -1,3%. In ultimo l’Austria, in aumento del +0,7%, si assicura l’1,8% delle vendite estere di moda uomo.

Relativamente alle importazioni, nel 2024, la Cina si è confermata il top supplier di moda uomo con un’incidenza del 12,0%, nonostante abbia accusato un decremento del -6,9%. Anche il Bangladesh - rimasto in seconda posizione - ha registrato una dinamica negativa nella misura del -4,6%; seguito dalla Francia, anch’essa in calo (-9,4%).

I dati dell’import di Cina e Bangladesh vanno comunque incrociati con quelli dei Paesi Bassi, tradizionale porto d’ingresso per merci asiatiche, che hanno rilevato un aumento del +2,4% posizionandosi al quarto posto, nonché con quelli del Belgio, ottavo, che ha, però, riscontrato un importante dinamica negativa (-18,6%). La Spagna, al quinto posto, si è incrementata del +19,4%, seguita dalla Romania che, al contrario, è calata del -17,8%. Consistenti perdite si rilevano anche per Tunisia e Turchia, in flessione rispettivamente del -14,7% e del -22,2%.

Guardando al dato di interscambio non più per Paese ma per merceologia, viene evidenziata una dinamica negativa con riferimento all’export per tutti i prodotti, a eccezione dell’abbigliamento in pelle e della confezione, che hanno archiviato un aumento, ma su ritmi diversi: il primo cresce del +11,1% mentre la seconda del +0,1%. Al contrario, l’export di cravatte ha presentato una perdita del -7,4%, parallelamente quello di camiceria e maglieria è calato rispettivamente dell'1,2% e del -0,1%.

Nel caso delle forniture provenienti dall’estero, le importazioni di abbigliamento in pelle sono le uniche che hanno palesato una crescita (+5,2%). Le altre merceologie hanno archiviato dei decrementi: la perdita maggiore, pari al -20,2%, è stata registrata per le cravatte, seguite dall’abbigliamento confezionato, in calo del -5,8%; camiceria e maglieria esterna hanno riscontrato entrambe una flessione del -5,2%.

Giorgio Armani Uomo, FW25 Credits: Launchmetrics/spotlight
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