K-Way apre il secondo store a Milano e raggiunge quota 120 negozi nel mondo
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Ha appena compiuto 60 anni e oggi, a Milano, ha inaugurato il flagship store di Milano, in corso Garibaldi 30. Un punto vendita che riflette l’identità delle aperture più recenti, adottando un format innovativo destinato a diventare modello per le future inaugurazioni a livello globale. Si tratta del secondo punto vendita milanese, l'altro si trova in via Ugo Foscolo.
Lo spazio si sviluppa su 150 metri quadrati e si distingue per uno stile minimalista, pensato per esaltare i prodotti in maniera sobria ed elegante, si legge in un comunicato. Tra gli elementi caratterizzanti spicca il “Le vrai wall”, una parete colorata interamente dedicata a Le Vrai, l’iconico antipioggia di K-Way, oggi giunto alla versione 4.0, illustrata con un racconto visivo delle tecniche e innovazioni di design, come hanno sottolineato Lorenzo e Alessandro Boglione, i due ceo del Gruppo torinese BasicNet, cui fa capo il 60% del marchio. Il 12 novembre l'azienda ha annunciato l'acquisizione di Woolrich da L-Gam. Con questa operazione, quindi, si allarga il portafoglio dei marchi di BasicNet che ha già in pancia Kappa, Robe di Kappa, K-Way, Superga, Sebago e Briko.
La scelta di corso Garibaldi per il nuovo opening di K-Way, come ha spiegato Luca Lo Curzio, ceo del marchio, è da ricondursi al fatto che Brera è uno dei quartieri più vivaci e cosmopoliti della città, crocevia di moda, design e lifestyle. Un’area ad alto flusso pedonale, frequentata sia da milanesi, sia da turisti internazionali, che rende lo store non solo un punto vendita, ma anche una vetrina privilegiata per il brand in un contesto di forte visibilità e prestigio.
Con questa apertura, il marchio conta oggi, a livello globale circa 120 monobrand store in Emea e Asia
Nato in un giorno di pioggia a Parigi nel 1965, il K-Way è una rivoluzione firmata Léon-Claude Duhamel. Questo giubbotto antivento leggero e compatto, con la sua tasca integrata per indossarlo a marsupio, ha rapidamente conquistato la Francia e l'Europa. Apprezzato dagli sciatori e reso popolare da Sophie Marceau nel film “La Boum” (in Italia uscito con il titolo Il tempo delle mele), il K-Way è entrato nel dizionario nel 1995. Un fenomeno culturale innegabile. Rilanciato nel 2004 dal gruppo BasicNet (che lo scorso febbraio ha ceduto il 40% del marchio K-Way a Permira, tramite il suo fondo Permira Growth Opportunities II), K-Way conserva il suo Dna funzionale e impermeabile, innovando al contempo con materiali riciclati e traspiranti. I modelli di punta come Léon e Claude vengono rivisitati e la gamma si amplia con piumini e parka.
In occasione del suo 60esimo anniversario il marchio ha celebrato la sua eredità con un libro firmato Pascal Montfort, con prefazione di Jean-Charles de Castelbajac, pubblicato dalle edizioni Cherche Midi. Il volume "K-Way 60 ans" (152 pagine) costa 34 euro ed è uscito il 23 ottobre.
Sinonimo di creatività, innovazione e qualità, K-Way fa oggi parte della vita quotidiana e dell'immaginario di diverse generazioni. "K-Way, six décennies de style et d'innovation" (K-Way, sei decenni di stile e innovazione, ndr) è un'opera firmata da Pascal Monfort, esperto di moda e libraio di Ephemera, luogo ibrido tra libreria e galleria d'arte. Riccamente illustrato, il libro ripercorre la storia del marchio dalle sue origini a oggi, combinando archivi, immagini contemporanee e testimonianze di Jean-Charles de Castelbajac, Alexandre Matiussi (Ami), Domitille Brion (direttrice artistica di Soeur) e Sophie de Mahieu (specialista di moda e sport, Musée des arts décoratifs).