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Proteste dei negozianti da nord a sud; a Milano persi 1,4 miliardi di euro

Scritto da Isabella Naef

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Distanza sociale anche per le proteste dei negozianti, allarmati dalla chiusura forzata e protratta dei negozi e dalle restrizioni sancite dal governo per l’inizio della fase due.

Le vendite di abbigliamento e calzature segnano un -100 per cento per la maggior parte delle aziende, precisamente quelle non attive sul web

Dal Friuli Venezia Giulia, alla Puglia, alla Lombardia, al Lazio, i commercianti, distanziati l'uno dall'altro e armati di guanti e mascherina, si sono ritrovati nelle piazze, oppure davanti ai loro negozi, con il flash mob "accendi e spegni la luce", per protestare contro le restrizioni stabilite dal Governo per l’inizio della fase 2. A preoccupare i negozianti, che chiedono aiuti sostanziali da parte del Governo, ossia prestiti a fondo perduto, sburocratizzazione, e spostamento delle scadenze per le tasse, le bollette da pagare, gli affitti, l'incognita di non poter garantire lo stipendio ai dipendenti in futuro. La cassa è vuota e quasi due mesi di inattività, con i costi fissi da onorare potrebbero costringere ad abbassare le serrande per sempre molti piccoli imprenditori.

Insomma, come già evidenziato da Confcommercio nei giorni scorsiil rischio è la chiusura definitiva di moltissimi esercizi commerciali che già prima della pandemia soffrivano di un calo dei consumi a livello domestico.

I negozianti, anche per voce di Confcommercio, chiedono altresì indicazioni e misure chiare in attesa del passaggio alla fase 2, che porterà alla riapertura graduale di attività a oggi sospese per provvedimenti delle Autorità. In particolare Confcommercio chiede di fornire indicazioni certe e le relative strumentazioni ai medici di base per certificare il rientro al lavoro in totale sicurezza dei lavoratori che in questo periodo siano stati assenti per malattia", ha spiegato l'associazione in una nota.

"Dove sei Stato?", è stata la domanda che si sono fatti, martedì sera, i commercianti bellunesi che hanno organizzato un flash mob in piazza dei Martiri. Come riporta l'edizione online de Il Gazzettino, la protesta è stata silenziosa, distanziata, con mascherina e guanti alla mano. D’altra parte, non servivano parole né gesti eclatanti per testimoniare la sofferenza delle piccole imprese. La discesa in piazza della categoria, una settantina le persone, ha però attirato l’attenzione delle forze dell’ordine. Chi ha protestato rischia una denuncia se l’evento dovesse configurarsi come una manifestazione non autorizzata, andrà tutto liscio invece se invece sarà accertato che si trattava di un flash mob.

Sono molti, poi, i negozianti che in assoluto silenzio, martedì sera, hanno acceso le luci dei loro negozi lasciando le porte chiuse. Il loro silenzio è stata la risposta al silenzio dello Stato nei loro confronti. Poi le luci si sono spente, per indicare il passaggio dalla fase prima della pandemia da Covid-19 a quella che stiamo vivendo. Il flash mob è stato lanciato da un gruppo di negozianti e ristoratori che si sono uniti su Facebook.

La domande che i commercianti si fanno è anche quella delle ragioni, "misteriose" per molti, del perchè i supermercati possono restare aperti e loro no.

Dati alla mano, nel primo trimestre la riduzione dei consumi è pari al 10,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, per effetto della debacle del mese di marzo (-31,7 per cento).

I dati di "Congiuntura Confcommercio" evidenziano per alcuni settori un crollo delle vendite fino al 100 per cento

I dati di "Congiuntura Confcommercio" mostrano per alcuni settori un crollo delle vendite fino al 100 per cento, con recuperi minimi da online e consegne a domicilio. A Milano sono quasi 1 miliardo e mezzo i consumi in meno a marzo.

L'Ufficio Studi Confcommercio parla di “dinamiche inedite sotto il profilo statistico-contabile, che esibiscono tassi di variazione negativi in doppia cifra non presenti nella memoria storica di qualunque analista”.

Il dettaglio dei dati sull’accoglienza turistica (-95 per cento degli stranieri a partire dall’ultima settimana di marzo), sulle immatricolazioni di auto (-82 per cento nei confronti dei privati), sulle vendite di abbigliamento e calzature (attualmente -100 per cento per la maggior parte delle aziende, precisamente quelle non attive su piattaforme virtuali), su bar e la ristorazione (-68 per cento considerando anche le coraggiose attività di delivery presso il domicilio dei consumatori), parla chiarissimo.

Di conseguenza, le stime dell’Ufficio Studi indicano una riduzione tendenziale del Pil del 3,5 per cento nel primo quarto del 2020 e del 13 per cento nel mese di aprile.

“Il crollo senza precedenti dei consumi a marzo, rilevato dal nostro Ufficio studi", ha affermato Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, "è l'effetto del lockdown deciso per contenere l'emergenza sanitaria. La maggior parte delle imprese del settore terziario accusa perdite pesantissime che arrivano al cento per cento dei fatturati. In un quadro così drammatico è necessario, come richiesto dal nostro presidente Carlo Sangalli, liquidità immediata e senza burocrazia, integrando le garanzie pubbliche per l’accesso al credito con indennizzi e contributi a fondo perduto per le micro, piccole e medie imprese. Allo stesso tempo occorre uno spostamento più significativo delle scadenze fiscali e contributive”.

Foto: Pexels, FashionUnited, negozi chiusi a CityLife, a Milano

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