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Caso Max Mara: la posizione dell'azienda partendo dal trattamento dei collaboratori all'abbandono del progetto del polo della moda

Scritto da Isabella Naef

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Moda
Resort 2026 Max Mara Credits: Max Mara

Un comunicato che difende la posizione dell'azienda "che da sempre mette al centro i lavoratori", una lettera di 68 lavoratrici di Manifatture di San Maurizio che prendono le distanze dalle colleghe che hanno scioperato per chiedere dignità e rispetto, e una nota in cui Maramotti, patron di Max Mara, spiega la decisione di abbandonare il progetto del polo della moda di Reggio Emilia: si declina così, dopo oltre un mese di silenzio, la risposta del gruppo emiliano conosciuto in tutto il mondo per i suoi capispalla, alle accuse delle operaie che a maggio hanno dato vita a una serie di agitazioni culminate con uno sciopero e diverse dichiarazioni.

Qualche settimana fa, inoltre, Alleanza Verdi e Sinistra avevano chiesto al governo di riferire sul caso delle lavoratrici di Max Mara di Reggio Emilia che hanno scioperato assieme alla Filctem Cgil. Il 18 giugno, invece, “a seguito di interlocuzioni con l’Ispettorato nazionale del lavoro, è emerso che sono pervenute negli ultimi mesi alcune segnalazioni che hanno posto l’attenzione su situazioni problematiche all’interno del contesto aziendale, in particolare riguardo al trattamento delle lavoratrici e alla gestione di specifici casi individuali”, sottolineava il viceministro del Lavoro Maria Teresa Bellucci rispondendo in commissione alla Camera al deputato Aboubakar Soumahoro (gruppo Misto) che aveva presentato sulla vicenda "Max Mara" un’interrogazione parlamentare.

Max Mara: da sempre mettiamo al centro dell’attenzione l’impegno quotidiano, i nostri collaboratori

Ma ecco, punto per punto, la reazione di Max Mara Fashion Group, alla vicenda.

"Per coerenza con il nostro stile, abbiamo atteso alcuni giorni prima di intervenire pubblicamente sulle notizie che riguardano le nostre politiche del lavoro: la nostra azienda non è abituata a commentare, ma a lavorare. Da sempre mettiamo al centro dell’attenzione l’impegno quotidiano, i nostri collaboratori, il rispetto delle regole e la qualità del prodotto, convinti che sia questo il modo più autentico per contribuire a dare valore al nostro territorio e al nostro Paese.

Oggi, tuttavia, a causa di una campagna caratterizzata da disinformazione, sensazionalismo e superficialità sentiamo il dovere di prendere parola e intervenire, sia per rispetto della verità che a tutela delle persone che ogni giorno, da quasi 75 anni, lavorano per la reputazione ed il prestigio di Max Mara Fashion Group", scrive il vertice di Max Mara.

"Ci ha sorpreso che accuse infondate in merito alle condizioni di lavoro vigenti all’interno di una azienda del nostro gruppo, sino a insinuare che non vi sia rispettata la legalità, abbiano alimentato una narrazione che offende innanzitutto le persone che vi lavorano. Intendiamo smentire che vi sia all’interno di Max Mara Fashion Group un clima lesivo della dignità delle persone, come confermato dall’intervento pubblico di una folta rappresentanza di lavoratrici della Manifatture di San Maurizio", ha concluso il management.

Le lavoratrici che non hanno scioperato: "la nostra giornata lavorativa è di 8 ore, con un’ora di pausa pranzo e quattro intervalli"

Nella nota congiunta delle 68 lavoratrici che non hanno preso parte allo sciopero si legge, tra l'altro, “va precisato che le colleghe che hanno aderito allo sciopero non rappresentano tutte le 210 lavoratrici dello stabilimento ma indicativamente un terzo, e il numero effettivo delle partecipanti è ben noto anche alle organizzazioni sindacali. La maggior parte di noi, infatti, ha scelto di continuare a lavorare, rispettando le diverse posizioni espresse". E ancora: “la nostra giornata lavorativa è di 8 ore, con un’ora di pausa pranzo e quattro intervalli così distribuiti: sia al mattino, sia al pomeriggio 10 minuti di pausa aziendale e 8 minuti di interruzione dell’attività lavorativa per consentire il recupero muscolare (come da valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori). Inoltre, oltre a queste pause è possibile usufruire di ulteriori brevi interruzioni (pausa caffè, bagno) quando necessario”.

Max Mara annuncia il ritiro definitivo dal progetto "polo della moda" a Reggio Emilia

Infine, la decisione della società di abbandonare il progetto del polo della moda. MaxMara Fashion Group, attraverso una nota, ha annunciato il ritiro definitivo dal progetto "polo della moda" a Reggio Emilia.

La decisione, definita "irrevocabile", è motivata da un clima politico divisivo e da attacchi alla reputazione del Gruppo, emersi durante il recente dibattito in Consiglio Comunale. La scelta, comunicata dal Presidente del gruppo Max Mara, Luigi Maramotti, in una lettera al sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, è la conseguenza diretta del "clima di divisione e strumentalizzazione" che ha reso impossibile la prosecuzione di un piano di sviluppo considerato strategico per la città.

Il progetto, un Piano di attuazione di interesse pubblico (Paip) immaginato fin da novembre 2023, si è scontrato con un contesto politico che ne ha minato le fondamenta, spiega il comunicato.

"È francamente impossibile immaginare di realizzare il progetto in un clima di divisione e strumentalizzazione come quello che si è progressivamente venuto a creare", ha detto il presidente di MaxMara Fashion Group. "Nonostante l'impegno profuso dai nostri collaboratori, dai professionisti e dai funzionari dell’amministrazione pubblica, che ringraziamo, dobbiamo prendere atto delle perplessità e delle divisioni emerse".

Il punto di rottura è stato il consiglio comunale del 23 giugno, durante il quale il dibattito si è concentrato non sui meriti urbanistici ed economici del progetto, ma sulle relazioni industriali interne al Gruppo MaxMara.

"Il voto favorevole di gran parte dei consiglieri è stato in realtà un voto condizionato a future verifiche sul comportamento del nostro gruppo, come se avessimo bisogno di stimoli esterni per rispettare la legalità ed i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori", ha continuato il presidente.

La proprietà conferma l'intenzione di continuare a investire nelle aziende del gruppo anche sul territorio

Il gruppo esprime inoltre sconcerto per le dichiarazioni pubbliche del Sindaco Massari relative alle condizioni di lavoro in un'azienda controllata, le Manifatture di San Maurizio. "Ci è assolutamente incomprensibile perché il Sindaco non abbia in nessun modo cercato di approfondire la fondatezza dei fatti riportati prima di esprimersi pubblicamente, allineandosi con le affermazioni unilaterali di una singola componente sindacale. Un semplice confronto informativo preventivo sarebbe stato sufficiente a chiarire la nostra posizione, come peraltro dimostrato da una lettera aperta e circostanziata inviata ai media e firmata da numerose collaboratrici e collaboratori".

La società precisa di non essere proprietaria dell'area e che, dato il clima di incertezza, non procederà alla sua acquisizione.

La decisione finale è stata presa per tutelare l'integrità e il valore del marchio e delle persone che ne fanno parte. "In quanto Presidente, non posso permettere che durante questo percorso residuo siano ulteriormente danneggiati la reputazione dell’azienda e le migliaia di lavoratrici e lavoratori che la fanno vivere", ha concluso il presidente. "Non possiamo esporci ad attacchi diffamatori che minino ingiustamente il marchio MaxMara alla vigilia del 75esimo anniversario dalla fondazione".

Nonostante il ritiro dal progetto, prosegue l'azienda, la proprietà conferma l'intenzione di continuare a investire nelle aziende del gruppo anche sul territorio. MaxMara si augura che il lavoro di analisi svolto sull'area possa comunque essere utile in futuro per individuare un soggetto attuatore in grado di realizzare un progetto alternativo per l’area in oggetto che garantisca la crescita della città.

Manifatture San Maurizio
Max Mara
Max Mara Fashion Group