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Coronavirus: chiudono i negozi e diventa virale l'hashtag andrà tutto bene

Scritto da Isabella Naef

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Retail

Milano cambia faccia in questi giorni, il traffico è assente in molte zone della città ed è scarsissimo e rallentato in altre. I negozi sono chiusi fino al 25 marzo, a Milano e in tutta Italia, come stabilito dal decreto entrato in vigore giovedi mattina, il 12 marzo.

"Grazie agli italiani che compiono sacrifici. Stiamo dando prova di essere una grande nazione", ha annunciato mercoledì sera il premier Giuseppe Conte, prima di comunicare la decisione di chiudere tutti i bar, i ristoranti e i negozi, tranne quelli che vendono i beni di prima necessità, come farmacie e alimentari.

FedermodaMilano ha esortato la categoria a chiudere i negozi già prima che arrivasse il decreto

Il risultato, almeno a Milano, laddove vive e fa mostra di sè la moda, con i negozi delle grandi griffe, gli enormi store delle catene low cost, le boutique di nicchia, i multi marca di tendenza, è un'atmosfera rarefatta, di attesa, ma sicuramente non di rassegnazione, nè al coronavirus, nè a vivere. Sulle porte dei negozi chiusi, intanto, restano i cartelli con le indicazioni di tenersi a un metro di distanza l'uno dall'altro, di indossare mascherine e lavarsi le mani.

#Andràtuttobene è l'hashtag del momento

Se in giro si vedono solo e soprattutto persone che portano a spasso il cane, o con i sacchetti della spesa e sul volto la mascherina, sui social web, dove tutte le nostre vite si sono catapultate immediatamente, dove ci si abbraccia virtualmente e dove la Milano produttiva fa piani per il rientro, è un proliferare di hashtag, da "restiamo a casa", ad "andrà tutto bene".

Anche lo shopping online è gettonato e chi non compra fa il "windows shopping" virtuale, in attesa che i negozi riaprano.

A onor del vero, molti dei marchi delle griffe italiane, da Armani, a Luisa Spagnoli, dal Gruppo Calzedonia, a Geox, per tutelare dipendenti e clienti, avevano abbassato le saracinesche ancora prima che entrasse in vigore il decreto .

Già l'11 marzo in mattinata, infatti, FedermodaMilano, per voce del presidente Renato Borghi, aveva annunciato che, “in mancanza di una decisione pubblica chiara e definita è il momento di fare delle scelte anche se tragiche in quanto implicano notevoli costi e forti sacrifici per le nostre attività. L'obiettivo è di assumersi con grande senso di responsabilità il rischio economico, in attesa di un intervento pubblico di sostegno che si fa sempre più urgente, per adottare tutte quelle misure necessarie a limitare il diffondersi dell'epidemia compresa la chiusura dell'attività. Ritengo che, in assenza di obblighi alla chiusura, ma in presenza di regole che impongono alle persone di non uscire per fare shopping, sia sensato, come categoria, supportare la decisione della chiusura dei negozi di moda del nostro territorio per proteggere quanto di più prezioso abbiamo: la salute dei nostri collaboratori, clienti e nostra”.

I provvedimenti che il Governo sta prendendo per sostenere l'industria

Ai negozianti e a tante altre categorie produttive il Governo sta cercando di provvedere con una serie di misure ad hoc. Intanto, c'è lo stanziamento da 25 miliardi. "Lo stanziamento da 25 miliardi di euro deciso dal Governo per fare fronte all’emergenza dell’epidemia si muove nella giusta direzione, ma l’obiettivo da perseguire resta quello di una risposta nazionale adeguata a un’emergenza sanitaria che si è tradotta anche in emergenza economica e sociale. Ciascuno faccia la propria parte e nessuno sia lasciato solo. È questo un messaggio che deve essere chiaro anche in Europa. Bisogna essere pronti a fare tutto il necessario". Questo il commento di Confcommercio su quanto deciso dal Consiglio dei Ministri dell'11 marzo.

Confcommercio, Confederazione generale italiana delle imprese, delle attività professionali e del lavoro autonomo, è la più grande rappresentanza d'impresa in Italia, che associa oltre 700.000 imprese.

Anche l'Agenzia delle Entrate ha appena fatto sapere che "sono sospese le attività di liquidazione, controllo, accertamento, accessi, ispezioni e verifiche, riscossione e contenzioso tributario da parte degli uffici dell'Agenzia delle Entrate a meno che non siano in imminente scadenza (o sospesi in base a espresse previsioni normative). Questa in sintesi una delle disposizioni contenute dalla direttiva firmata dal direttore generale delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, a seguito del Dpcm dell'11 marzo 2020 per il contrasto alla diffusione del Coronavirus".

Nei prossimi giorni saranno presi altri provvedimenti. Per facilitare i lettori FashionUnited che desiderano essere aggiornati su questi temi e sulle ripercussioni del coronavirus sull'industria della moda ha raccolto tutti gli articoli già pubblicati e in pubblicazione.

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Foto: Pexels, FashionUnited

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