Vannuccini (Tricot boutique): il concetto di moda è ovunque uguale
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Quali sono i fattori fondamentali che distinguono un marchio che può raccogliere consensi sul mercato, da uno che ha poche chance di emergere, quali sono le piattaforme web o le fiere dove scovare le etichette giuste e quali i passi falsi da evitare per potersi presentare con le carte giuste?. FashionUnited ha cercato di dare risposte concrete a queste domande che in molti si stanno facendo proprio ora, in un periodo di grandi riflessioni a causa della pandemia che ha messo sotto scacco tutto il sistema della moda, attualmente in fase di ripartenza. Questa serie, che è stata pubblicata tutti martedì negli ultimi due mesi, si chiude oggi con l'intervista a Giacomo Vannuccini delle boutique Tricot di Chianciamo Terme, consigliere di Camera buyer Italia, The Best shops con la delega di strategia retail e consumatori.
Quali sono i fattori fondamentali che distinguono un marchio in grado di raccogliere consensi da uno che ha poche chance di emergere?
La prima cosa che deve avere un marchio è l'appeal, ma alla base di tutto deve esserci un'idea e anche una storia.
Ma cosa intende esattamente quando parla di creatività e come si capisce concretamente se un marchio o una collezione può funzionare?
Il fattore culturale è fondamentale sia per un buyer che osserva, seleziona e acquista, sia per lo stilista. Faccio un esempio concreto: Alessandro Michele (direttore creativo di Gucci, ndr) crea delle collezioni che fanno riferimenti a tanti mondi diversi: dall'arte, alla musica, alla storia. Le sue collezioni inglobano, mescolano e attingono a tutti questi elementi. Se poi contestualizziamo la creatività in questo particolare momento storico caratterizzato dall'incertezza e dalla riflessione dopo anni di ritmi frenetici, posso dire che il brand che riesce a dare voce a questo nuovo sentire, a rappresentare una svolta, può avere successo.
C'è differenza nei criteri di selezione dei marchi rispetto al mercato in cui questi ultimi devono essere venduti?
Al giorno d'oggi si cerca di fare un buying personalizzato. Ovunque il concetto di moda è lo stesso e la selezione viene fatta in base all'età e non al mercato. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che non c'è più differenziazione tra online e store, le persone hanno sempre in mano il telefonino .
Quali sono i posti giusti dove scovare i marchi che possono proporre abbigliamento e accessori interessanti?
Stiamo in giro circa 200 giorni all'anno tra fashion week e fiere. Non possiamo non andare a Pitti o a White anche se molti marchi li troviamo negli show room, magari nelle periferie delle grandi capitali della moda. Abbiamo circa 200 brand e quando selezioniamo le collezioni cerchiamo di dare linearità e di trovare un fil rouge tra etichette molto diverse, tra i marchi emergenti e quelli del lusso.Anche le scuole possono essere una fucina di nuovi talenti, cito quella di Anversa e la sede londinese della Marangoni, per esempio.
Come è cambiato il modo di fare scouting e ricerca nell'era digitale?
Instagram è un mezzo incredibile per la moda, sia per i marchi più affermati, sia per gli emergenti e, di conseguenza, è fondamentale per noi buyer guardare qual è l'immagine dei brand. Naturalmente è anche uno strumento che si può ritorcere contro al marchio, sul web le cose rimangono. Insomma, digitale e marketing online sono importantissimi. L’impatto mediatico che un brand ha sui social media è sicuramente una motivazione importante d'acquisto in base ai focus del brand e in base a come riesce a trasmetterli.
E' possibile dare qualche suggerimento ai marchi più giovani desiderosi di raccogliere consensi sul mercato?
Come ho già anticipato: l'idea è alla base di tutto e, in questo particolare momento, passata l'emergenza pandemia da Covid-19, saper interpretare il cambiamento in atto potrebbe essere la chiave per avere successo. A questo proposito ricordo che il tessuto sociale si interfaccia costantemente con la moda e quest'ultima è riflesso ed emanazione della società. Il made in Italy, inoltre, ora acquisisce una rilevanza ancora maggiore.
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Successivamente è stato Beppe Angioli a portare la sua esperienza nello scouting FashionUnited ha poi intervistato Sabina Zabberoni di Julian Fashion , mentre la penultima intervista è stata fatta a Caterina Maestro, fondatrice di DressYouCanFoto: Giacomo Vannuccini, dall'ufficio stampa Camera buyer Italia